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Recensione Allen Ginsberg Introduzione all'intervista ad Allen Ginsberg di Thomas Clar
Allen Ginsberg fu eletto Re di Maggio dagli studenti cechi il 1° maggio del 1965 a Praga. Subito dopo fu espulso dal governo ceco. Aveva viaggiato per parecchi mesi - era stato a Cuba, in Russia e in Polonia - e da Praga partì per Londra per negoziare sulla pubblicazione in Inghilterra delle sue poesie.
Non sapevo che si trovasse nel paese, e una sera a Bristol lo vidi in un bar prima di un reading di poesia. Quella sera leggeva lui; non lo avevo mai sentito leggere prima e fui
colpito dall'emozione con cui penetrava le sue poesie mentre le leggeva, quasi che il recitarle fosse per lui una scoperta, proprio come lo era per il pubblico.
Il giorno dopo il reading, Ginsberg e io partimmo da Bristol e arrivammo in autostop fino alla Wells Cathedral e poi a Glastonbury, dove lui colse un fiore dalla tomba di Re Artù per mandarlo, disse, a Peter Orlovsky; studiò con attenzione le armi e gli utensili esposti sotto il grande camino conico dell'antica cucina di Abbot, così come più tardi avrebbe studiato la raccolta dei manoscritti di Blake al Fitzwilliam Museum di Cambridge; l'idea di Ginsberg di una Gerusalemme Britannica del nostro tempo, del tempo dei capelli lunghi e della nuova musica, corrispondeva all'avverarsi delle profezie di Blake su Albione. Quando a Glastonbury uscimmo da un negozio di tè (dove i clienti avevano guardato con diffidenza il profetico e imperturbabile straniero con la barba), Allen parlò della cronaca, alquanto superficiale, che la rivista Life aveva riportato di un suo incontro con EdithSitwell (sembra che lei avesse detto: «La droga mi fa ricoprire di macchie»).
Nel lasciare la città fummo colti da un temporale e prendemmo un autobus per Bath. Poi facemmo l'autostop per Londra, senza successo, quando Ginsberg, invece di
usare il pollice, si mise a fare dei segnali buddisti con le mani: dopo mezzo minuto un'automobile si ferma. Viaggiando attraverso la contea di Somerset, parlò della notazione, la
tecnica che diceva di avere appreso da Kerouac e di cui si era servito per redigere i suoi lunghi diari; lesse una relazione che aveva steso su un incontro recente con Evtushenko e Vosnessenskij a Mosca e poi, alzando lo sguardo sul nodo di una quercia secca lungo la strada, disse: «L'albero ha un tumore al seno... è questo che intendo...».
Due settimane dopo era a Cambridge per un reading, e io gli chiesi di concedermi questa intervista. Aveva ancora da fare con Blake e nei momenti liberi se ne andava in giro a meditare nei pressi dell'università ; ci vollero due giorni per tenerlo seduto abbastanza a lungo e per poter accendere il registratore. Parlava lentamente e sovrappensiero, e si stancò dopo due ore. Quando arrivarono gli ospiti facemmo una pausa per il pasto - non appena Ginsberg seppe che uno
di loro era un biochimico, lo tempestò di domande sui virus e sul DNA per un'ora intera - poi ritornammo a registrare l'altra metà della cassetta.
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