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Recensione Guenter Grass

Guenter Grass

Anni di cani

"Cosa conta mai il canto del cigno in teatro in confronto col canto decrescente delle mosche sulla terra piatta!"

(da ‘Anni di cani’)


Essendo nato a Danzica, Günter Grass è un tedesco-polacco. Durante la Seconda Guerra Mondiale si ritrovò a militare (ancora sedicenne) nella gioventù hitleriana. Tutta la sua opera si fonda su quell'esperienza traumatizzante, anche se tanti suoi romanzi dagli anni Settanta in poi ('Anestesia locale', 'La Ratta', 'Il Rombo'...)affrontano anche temi più attuali, come l'inquinamento, la rivolta studentesca, la minaccia nucleare, il femminismo, ecc. (Ma in Germania il nazismo e i suoi strascichi sono ancora e sempre di attualità, e ovviamente affiorano in tutte le opere di questo scrittore, che in patria ha tanti ammiratori quanti denigratori; molti di questi ultimi avrebbero voluto disconoscergli la cittadinanza tedesca, similmente a quanto è accaduto e accade in Austria a Elfriede Jelinek, colpevole, secondo molti austriaci, di non essere abbastanza... austriaca).

Per 'Il tamburo di latta', 'Gatto e topo' e 'Anni di cani' (i titoli che compongono la celebre "Trilogia di Danzica"), Grass ha impiegato più di dieci anni. Dieci anni di atttività fervida e di impegno politico (lo scrittore era iscritto al Partito Socialdemocratico). 'Anni di cani' è il suo romanzo da me preferito in assoluto, innanzitutto per l'argomento trattato (l'amicizia - poi sfociata in avversione - tra un ariano e un ebreo, dal tempo della fanciullezza a quello della maturità) e per il virtuosismo linguistico (metafore e immagini simboliche si aggrappano con i loro artigli alla realtà storica, strappando l'involucro dei crudi dati per mettere a nudo il laido tessuto del Tutti-i-Giorni).

La vicenda... o, meglio, le vicende (che sono ambientate

1)all'epoca dell'avvento del nazismo,
2)durante e
3)dopo la guerra),

ci vengono esposte da tre "narratori":

1) Eddi (Eduard) Amsel (il primo libro, che tratta dei tempi della gioventù). E' la vittima. L'ebreo. Geniale costruttore di spaventapasseri; più tardi divenuto quello che oggi defineremmo un "manager". Da adulto, dopo tante sofferenze a causa della sua provenienza razziale, Eddi perde di colpo i suoi chili e la sua ingenuità; ora si fa chiamare Brauxel (o "Boccadoro") e ha come amante una barista, vecchia amica d'infanzia: Jenny.

2) Harry Liebenau (il quale racconta, nelle sue lettere a Tulla, il periodo della guerra). E' il testimone.

3) Walter Matern (l'io narrante del terzo libro, "Le Materniadi" -; racconta il dopoguerra). E' il colpevole. L'ariano. Sempre nervoso. Geloso di Eddi - perché ha Jenny - e di Harry - per via di Tulla. Digrigna di continuo i denti...
Matern è "il signor attore". Ha subito abbracciato la dottrina nazista, poi è caduto in disgrazia presso i bonzi del partito e, nella Germania delle macerie e dei cadaveri, è uno dei tanti relitti vaganti, quasi lo specchio vivente di quel periodo di fame, grigiore e ristrettezze assortite.

Anelli di congiunzione tra questi tre personaggi sono - tra gli altri - la sunnominata Tulla e un cane pastore (tramite cui lo scrittore ci condurrà abilmente fino a Prinz, il cane preferito del Führer).

Cerco di raccontare in breve la trama del libro, anche se è impresa ardua. Chi conosce 'Una lunga storia' o altri romanzi di Grass sa quel che intendo dire.
.......................................

All'età di otto anni, Eduard Amsel e Walter Matern stringono un patto di sangue. Walter, figlio di un arcaico mugnaio, passa il suo tempo aiutando il grassoccio Eduard a costruire spaventapasseri. Più tardi Walter entra nelle SA e fa picchiare l'amico ebreo dai suoi camerati.
Eduard si rivoltola sanguinante nella neve, e proprio in quel tragico istante ha inizio la sua metamorfosi. Diviene magrissimo, si trasferisce a Berlino - dove si fa impiantare denti d'oro - e d'ora in poi il suo nome sarà Haseloff.
Anche Jenny, la giovane e bella figlia adottiva di un professore (è una trovatella di origine zingara) è costretta a subire la violenza degli sgherri nazisti; più tardi Amsel/Haseloff la chiamerà a sé a Berlino.
Matern, caduto in disgrazia presso i camerati, viene mandato al fronte, poi fatto prigioniero dagli inglesi. Dopo la guerra, comincia a vagare per tutta la Germania, vendicandosi dei suoi vecchi capi in maniera invero singolare: affibbiando alle loro figlie e/o mogli la malattia venerea che si è beccato. Ad accompagnarlo nella sua monomaniaca crociata ("Le Materniadi") è... il cane di Hitler, ovvero Prinz, fuggito dal bunker del Führer e da Walter ribattezzato - giustamente! - "Pluto".
Walter e Eduard si ritrovano insieme a Berlino, dove si rappacificano. Grandioso il finale, che si svolge in una miniera piena di spaventapasseri. Un luogo che è il paradigma dell'Inferno...

E' un romanzo che può definirsi "surrealista"?
Beh, in parte surrealista lo è, ma è un surrealismo che deriva dall'intenzione "iperrealista" dell'autore. 'Anni di cani' è impregnato di surrealismo al pari di tanti altri capolavori della letteratura (penso in primis al 'Maestro e Margherita' di Bulgakov, forse anche al 'Viaggio al termine della notte' di Céline e al 'Tamburo di latta' dello stesso Grass). Come dicevo poco più su: metafore e immagini simboliche si aggrappano con i loro artigli alla realtà storica, strappando l'involucro dei crudi dati per mettere a nudo il laido tessuto del Tutti-i-Giorni.


Riuscitissima la traduzione - nella prima edizione italiana pubblicata da Feltrinelli - del compianto Enrico Filippini. Filippini, spentosi nel 1988, riusciva come nessun altro a trovarsi a proprio agio nei barocchismi di Grass e di altri autori di lingua tedesca. Non si firmava quasi mai. Di solito preferiva che venissero indicate soltanto le sue iniziali (“Traduzione: E.F.”)...

Di Francobrain

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