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Recensione Giampaolo Cassitta

Giampaolo Cassitta

Recensione "La zona grigia"

SEQUESTRI: LA ZONA GRIGIA E IL GIUDICE LOMBARDINI. DA UN LIBRO ALTRE VERITA'

Da La nuova Sardegna
Di Pier Giorgio Pinna


L'educatore delle carceri Giampaolo Cassitta ha saputo ricostruire fatti sconcertanti attraverso testimonianze dirette e dati giudiziari. Situazioni che sembrano anticipare la rete parallela anticrimine.

Martedi 11 agosto 1998. Ore 19.50. Cagliari, palazzo di giustizia. Afa orrpimente. Clima carico di tensione. All'improvviso, nei corridoi semideserti, uno sparo: Luigi Lombardini si uccide nel suo studio, un colpo di pistola in bocca. Morte dai risvolti sconcertanti, emblematici. Chiude un'epoca. Fa traboccare veleni. Cancella misteri. Pietra tombale sulla più inquietante stagione di rapimenti, spazza via tanti - troppi - interrogativi.

Prima del suicidio, cinque ore di interrogatorio: il pool di palermo impegnato in forse nel tentativo d'illuminare coni d'ombra nel sequestro di Silvia Melis. Colloquio chiesto non al giudice-collega, ma all'imputato Lombardini, ex stratega della lotta ai rapitori, accusato di ruoli ambigui sia nelle trattative per la liberazione della commercialista di Tortolì sia nelle fasi successive al rilascio. La sua fine segna la fine dell'inchiesta. Non sarà mai fatta luce, soprattutto, sulla rete parallela che lo Sceriffo della Barbagia potrebbe aver organizzato con la connivenza di pezzi importanti ma non autorizzati dello Stato.

I NUOVI RETROSCENA

Ora la casa editrice Condaghes manda in libreria un'opera che svela altri retroscena. S'intitola "La zona grigia". L'autore, Giampaolo Cassitta, è il direttore dell'area pedagogica per adulti del carcere di Alghero. Racconta la storia di Agostino Mallocci, allevatore e custode di cave a Sinnai. Cinquantacinque anni, ventiquattro di galera, da novembre 2003 in 2affidamento sociale". Tutto dopo la condanna per il rapimento dell'ingegnere della Ferrari Giancarlo Bussi, avvenuto il 4 ottobre 1978 sulla costa di Villasimius. Blitz messo a segno da un commando dell'Anonima: tre banditi armati e mascherati. Scena del sequestro, la villa di proprietà del generale dell'areonautica Piero Piccio, cognato del rapito. L'ostaggio, a 47 anni, non tornerà più a casa dalla moglie e dai figli nonostante il versamento del riscatto.

E' un periodo trementdo, in Italia, sui fronti della criminalità e dell'eversione. A Roma le Br sequestrano e uccidono Aldo Moro, gli attentati "al cuore dello Stato" diventano sempre più numerosi. Nell'isola I rapimenti si succedono a ritmo impressionante. I banditi lavorano alle catene di montaggio di un'industria dal fatturato in crescita. Lo stesso anno del raid a Villasimius nelle prigioni del Supramonte finiscono altri sette ostaggi. Quello successivo, il 79, sarà l'anno più nero: diciannove rapiti. Tra loro, il cantuaotre Fabrizio De Andrè e la sua compagna, Dori Ghezzi.

FUORILEGGE E VITTIME

In quest'atmosfera di piombo si consumano tante tragedie. Comprese quelle legate al caso Bussi. Dramma per l'ingegnere di Maranello e I suoi familiari. Che si trovano di fronte Luigi Lombardini come investigatore. Spiega Cassitta : "La vicenda di mallocci è una delle tante sporche storie dove gli uomini, per uno strano scherzo del destino, si trovano nel luogo sbagliato in un giorno sbagliato, senza riuscire a sapere e spiegare perchè".

L'affaire Bussi, del resto, è di per sè circondato da enigmi. L'autore nel racconto-inchiesta ne mette in luce parecchi. Vediamoli. Non s'individuano I basisti. Ci sono personaggi che nei capitoli giudiziari entrano ed escono di scena con tempismo perfetto. Emissari che fanno improbabili ricostruzioni degli incontri con I banditi. Uomini dalla condotta adamantina trasformati in spietati fuorilegge sebbene tutto - proprio tutto, persino corretti rapporti di collaborazione con I carabinieri - lasci pensare l'esatto contrario. E ancora: interogatori discutibili, confessioni a corrente alternata, ritrattazioni. "Giochi di verità contrapposte " li definisce Cassitta .

PALESTRE BLINDATE

Al dibattimento di primo grado, cominciato nell'ottobre del 1982, le cose per Mallocci si mettono subito male. La sua posizione s'inserisce nel maxi-processo celebrato nell'aula-bunker di Monte Mixi, a Cagliari: 93 imputati, un'ampia rosa di sequestri da rievocare, centinai di testimoni, l'ordinanza di rinvio a giudizio firmata da Lombardini che supera le mille pagine. "Altre verità" emergono solo in parte, mescolate ad aree d'ombra. Saltano fuori pressioni sui familiari di alcuni arrestati. Qualche detenuto denuncia percosse e maltrattamenti. Alla fine, almeno per mallocci, arriva la prima condanna. Le decisioni delle corti di secondo e terzo grado non lo aiuteranno: sono sentenze che rappresentano l'inizio di un lungo viaggio nelle carceri di mezza Sardegna. E che - scrive ancora l'autore - trasformeranno questo recluso anonimo in un tristu che janna de presone, uomo solo e triste come la porta di un penitenziario.

Ma sullo sfond, aggiunge a più riprese Cassitta, emerge già allora la zona grigia. La stessa dove si muovono a loro agio solo alcuni investigatori che si vantano di una specializzazione nella battaglia contro l'Anonima.

L'autore, stile asciutto e incalzante che ricorda I programmi tv del giallista Carlo Lucarelli, la circoscrive alla perfezione. E descrive Lombardini come un "giudice istruttore duro". Sia nell'azione di contrasto alla criminalità negli anni settanta:"Ottiene risultati. E' quello che conta. Quello che lo Stato vuole" Sia nelle fasi successive: " Magistrato Sceriffo schiacciato dagli eventi, dal nuovo corso, dal modo diverso di condurre le indagini. Non riuscirà ad essere il giudice unico per tutti i sequestri in Sardegna. Vagherà dentro colori non definiti e non definibili. Un non colore soprattutto: nè rosso nè nero, ma grigio" .

QUESITI INQUIETANTI

"Chi era in realtà Lombardini?" si chiede in ultima analisi Cassitta. E perchè vantava in certi ambienti crediti così consistenti? Per quali ragioni poteva arrestare e successivamente scarcerare persone che si rivelavano poi de tutto estranee ai fatti? Domande rimaste senza risposta anche nel libro. rebus privi di soluzione da una data precisa: quella maledetta sera dell'11 agosto 1998, quando Lombardini mette fine alla sua vita con uno sparo carico di simbolismi. Ma gli stessi interrogativi, almeno sotto il propfilo temporale, si prestano a un'osservazione fredda, neutrale. Il rapimento di Silvia Melis, otto anni fa, è l'ultimo sequestro portato a termine in Sardegna. E' un'assurda beffa del destino? Il frutto del ripiegamento tattico della criminalità verso fonti di reddito più lucrose e con minori rischi? Oppure da allora è successo qualcosa? Qualcosa d'impalpabile: magari maturato, dopo quella revolverata in bocca, in una zona di confine dal colore incerto.

Piergiorgio Pinna
venerdi 10 maggio 2005 - di Pier Giorgio Pinna

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