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Recensione William Golding Discorso all'assegnazione del Nobel
Discorso di Golding all'assegnazione del premio Nobel. 7 dicembre 1983.
Quelli di voi che hanno qualche conoscenza del qui presente oratore rivelata dalle più alte menti della stampa Britannica, dovrà rassegnarsi a mezzora di completa oscurità.
La vostra prima impressione di me con la barba bianca, potrebbe aver portato l'oscurità ad un buio ancora più profondo; buio, buio, buio, nella piena luce del mezzogiorno, irrecuperabile oscurità, eclisse totale.
Ma il caso non è così arduo. Sono fra i più anziani dei laureati al premio Nobel ed può essere ben scusato un tocco di - fatemi sussurrare la parola - frivolezza.
Perfavore non fraintendetemi. Non ho ballerine, haimè.
Non canterò, non farò il prestigiatore od il clown - oppure dovrei ? Mi chiedo! Come può un uomo che è stato definito pessimista indulgere in qualocosa di frivolo come dei giochi di prestigio?
Vedete, è difficile ad ogni età indirizzare un'adunanza colta come questa.
Il vero pensiero induce ad una certa indulgenza.
Ed ancora, a che proposito la dignità dell'età?
Si dice che non esiste alcun pazzo come un vecchio pazzo.
Non c'è neanche alcun pazzo come un pazzo di mezza età.
Venticinque anni fa accettai l'etichetta di pessimista, senza realizzare che stava per essere attaccata alla mia coda, così come venne affibbiata, per fare un esempio da un'altra arte, al famoso preludio di Rachmaninoff in C minore.
Nessun auditorio l'avrebbe lasciato uscire da un concerto senza che l'avesse suonata.Critiche simili sono state scovate nei miei libri fino a quando potrebbero trovare qualcosa che assomiglia all'assenza di speranza.
Non so perchè. Non mi sento senza speranza. Cerco di ribaltare il processo spiegandomi. Ad alcune domande critiche mi sono definito un pessimista universale ma anche un ottimista cosmico.
Avrei dovuto pensare che qualcuno con l'orecchio per la lingua avrebbe capito che stavo dando più connotazioni che denotazioni alla parola cosmico sebbene universale e cosmico significhino la stessa cosa.
Intendevo, che quando considero un universo che gli scienziati formulano con un insieme di regole che stipulano che questo costrutto deve essere ripetibile ed identico, così io sono un pessimista e mi inchino alla grande Entropia divina.
Io sono ottimista quando considero la dimensione spirituale che la disciplina dello scienziato lo forza ad ignorare.
La fama del Nobel è così diffusa nel mondo che le persone hanno cominciato a quotare i miei lavori e non vedo perchè non dovrei gioire in questi tempi alla moda.
Vent'anni fa provai a mettere la differenza fra due tipi di esperienze nella mente dei miei personaggi e feci un pasticcio.
. . .
Leggi, oppure ascolta il seguito del discorso sul sito del premio Nobel
Traduzione di Beat Blue.
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