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Teere di Telesma ed Thule

Ho scritto questo commento (non ho altre ambizioni) perché la poesia e la lirica di Luca Tumminello mi ha entusiasmato. A me che piacciono le cose complicate, mi sono immediatamente trovato di fronte ad una melangerìa.

Eccovi i primi versi: Acanto pingue di zolfo/ una plaga felce d’Orione/ sgorga placida a ponente/ ridente sporgersi a nozze/ tra volgere e volgente.

E nel proseguo è anche più criptico, difficile. Ma l’onore di aprire il libro dalla prima pagina, è un piacere dai sapori rituali. Dunque, appena mi sono accorto della sfida, ho intrapreso la ricostruzione del puzzle e non posso fare a meno di andare avanti, inerpicandomi come certi traduttori fra le difficoltà del linguaggio, chiedendomi con quale anacoluto o foss’anche un’aferesi, avessi a che fare, a parte le parole scelte. Un impegno che ha sgretolato il grugnoculo, fino a concepire il costrutto e apprezzarne il singolare valore. Che non è eccentricità; almeno non mi sembra. Così ho trovato la treccia del Barone e mi sono arrampicato sull’empireo. Alla fine capisco che è un poeta, difficile, ma capace di fare opere belle, perché il “bello” è difficile, mentre il “brutto” è facile, opera con sciatteria e le ripercussioni della piaggeria hanno dimensioni catastrofiche sull’arte e sulla letteratura. Invece, Tumminello poeta, è un’entità. I molti ossimori, per esempio, non subiscono la metafora, ma esprimono una idea dall’incastro, hanno un loro particolare movimento nella struttura della poesia e fungono da complemento-predicato.
Dunque, mi sono divertito, ma è stato difficile: giocare all’analisi della silloge Terre di Telesma (già il titolo…) ha eretto templi alla pensosità assolutamente originale e, importantissimo a dirsi, la lirica è satura di contenuti e di emozioni; più che di sentimenti, la poesia di Luca Tumminello svisa senza capitomboli, e a ben leggere come ho fatto io, poggiandosi sul ritmo, scrive encausti incompleti (eppoi, perché dovrebbero essere completi?), anche se riesce ad esprimere una esasperata individualità. Ergo, una individualità che manca di affinità consuete, difficilissima da trovarsi; quando sembra di avere un paragone, il sentore si trasforma in abbandono, perché l’avant pop di Tumminello è solo avanti e niente pop.
Infatti, Luca Tumminello osserva sia come un tiranno{Parvenza}, sia come un re {Affresco/A Debussy}, raramente si abitua, ma si immedesima nella dimensione che scrive, né si lascia sopraffare, e mai è attore di versi cannibali. Questo suo poetare grammaticalmente sconnesso – definito dalla cara Franca Alaimo stile alchemico - più che una requisitoria allo stile, è un ardore intellettuale, un furore di tutto, geniale come ogni ipotesi che appartiene alla scientificità umana e che attende o la conferma o, ahimè, che forse non capito l’innesto{Plancton}, la confutazione.
Comunque sia, è proprio per questo che affermo senza paura di sbagliarmi, che le ipotesi poetiche di Luca Tumminello sono necessarie alla deontologia della domanda: rispondere è cortesia. Ed è necessario che Luca Tumminello abbia conferma alla sue domande, non importa se da altri, vanno bene quelle autocefale. E in tutta modestia, credo che sia questa la forza vitale della sua poesia: risposte, e conferme. Il poeta Tumminello è sempre nel vortice del narcisismo. Non appartenendo ad alcun modello, tuttavia i suoi versi sono carichi di rabbia, di ottimismo nella natura, di voglia di fare, di delusione, di contemplazione; nel senso che ciò che Luca Tumminello intende dire, non può farlo l’uomo, ma può dirlo solo la sua poesia, come il cronotopo in “Polarità” che risolve l’empito in un punto particolare, unico come nei quadri di kandiski. (…meridiani da asintoto secante/ vivono la circonferenza/ come centro/…) Stigmatizzare il tipo di segno della volizione, se positivo o negativo, ai fini della teoria psicologica è, secondo me, irrilevante.
Ho cominciato dalla prefazione di Franca Alaimo, quindi sono approdato alle poesie e poi, come un attrattore scientifico, sono tornato quasi precipitosamente indietro, risucchiato dal Capitolo che immette nelle stanze, alla ricerca di una bitta di salvataggio: come la curiosità di sapere se è la chiave giusta, perché mi sono trovato nell’aporìa di una sindrome, che mi sembrava di aver perso la rotta per le Terre di Telesma. A cominciare dai Grandi Titoli I e poi II e III, dunque, Luca Tumminello scommette sulla pazienza del lettore che o leggerà o non leggerà. Non ci sono vie di mezzo. Come se lo sapesse, fa il pragmatico con me, tuttavia rispetta la musa e i capitoli- come dicevo- sembrano più che la gnosi della tematica, i convenevoli di un blasone, le parti delimitate al suo interno la cui somma simbolica identifica lo stemma e la gerarchia fra i simboli; ergo, anche la sfragistica è una scienza. Mi rendo conto che se esistessero gli ideogrammi in italiano e la correlativa possibilità di scegliere fra gli alfabeti, la fabulazione di Tumminello opterebbe per gli ideogrammi, quasi il necessario completamento alla poietica che non ha icastici castoni sufficienti ad esprimere tutta la lucentezza dell’idea. Dunque, quella che Franca Alaimo ha definito “alchimia”, che in letteratura è un termine usato per dispreggiare lo scrittore o il poeta, incapaci di elaborare una struttura complessa da far calzare al tema o alla trama, con tutto il rispetto per la prefatrice che io, adoro, leggendo, lo sforzo dell’immaginario è notevole, e il poeta si rende conto di non fare alchimie, ma di avere inventato un tipo di logoversalità. Da qui, dalla mia idea cioè, che la poesia di Luca Tumminello percorra un itinerario olistico, anziché particolare, al massimo ristretto ai labilissimi confini dei titoli, in cui è la somma delle singole parti ad essere maggiore del totale aritmetico, e forte di questa convinzione, ho intrapreso il mio viaggio fra le Terre di Telesma.
Il gioco del comporre
Una lirica pregna di immaginazione, [Procreato] comprensibile solo se i versi si esplorano come equazioni che sottendono ad un risultato, distribuito fra i piani gaussiani del cambio di segno; penna e matita per dimensionare lo spazio delle pulsioni pragmaticamente predisposti al bello, perché [Permeato] il bello è difficile da spiegare/[Vendemmiando] come l’esame della natura/ come le attività campestri/ socchiudere le finestre al cattivo tempo/[Alchemico]fino all’estate successiva, quando risplenderà il Sole. [Senza titolo p.13] Dietro le finestre/la personalità travagliata/ incapace di credere/ che qualche volta / il destino ci grazia dalla sofferenza/ affinché uomo e mondi/ trovino il motivo di coesione nella natura. [Atemporale] Una entità comunque viva del sottile equilibrio fra forze opposte e contrarie/che si compenetrano nella creazione di ogni cosa/ fino al midollo/ verità della natura naturata/ [Polarità] impossibile da snaturarsi;/ anzi, che viene snaturata dall’uomo/senza motivi di vendetta/come le linee di kandiski si intersecano nell’onomatopeicità dell’affermazione di sé/[Religione] E infine/ sentirsi solo come un Dio/ e stupirsi d’essere, finalmente, un vero artista/ capace di dare a Cesare quel che è di cesare e a Dio quel che è di Dio.
L’origine creatrice
[Superfluo] Superfluo è passare da Dio ad Angelo infernale/ che pensa e scrive dell’origine creativa/ come un bordonaro da carovana/ mantiene la carica erotica/ superflua per quell’uso/ dove non c’è dominio sulla materia/ né vecchiaia precoce/ né affinità/ ma superflua similitudine col ruggito animale/ fortunato –forse- perché audace/ [Ormeggio] Altri, invece, è già fortunato/ e trasfigura la realtà con la sua personale/ un passaggio dalla terza alla prima persona /forte abbastanza da insinuarsi come un tarlo/ che matura teche nella logica. (Certe poesie dovrebbero scriversi con gli ideogrammi. Per es. “Zuppo”, come se esistesse il verbo “zuppare” Infatti, non mi pare che sia una aferesi da “inzuppare”. Altrimenti – ho il privilegio del dubbio- avrei dovuto leggere “zuppato”)
[Senza Titolo p. 21] Immagini tattili, rievocate dall’alchimia/che riverbera nella struttura della visione/immagini che sono/lo scandaglio delle cose/meticoloso e chiaro, proprio dove la poesia non ha titolo/ luogo sconosciuto ma certamente gelido/[Parvenza] Un rispetto per la terra/ a cominciare dalle zolle tettoniche/ una sensibilità esasperata al limite/ che colpevolizza l’umanità. [ES LIEGT MIR AUF DER ZUNGE] Una rabbia sparita/ con l’aria fresca di montagna/ dove la natura ispira al poeta lunghe perifrasi/ originali per essere la metafora dell’alba/ (perifrasi sovradimensionata per la poesia dove la “parola” evoca e svolge un ruolo icastico per antonomasia) inizio del ciclo cosmico/nel perpetuo moto della mattina-sera-notte-alba/[Iridata] e del ritmo capace di evocare immagini/ musica “iridata” (che abbiamo ascoltato per gentile concessione al piano) che provoca visioni/ma anche/ un facile invito all’apprendimento mnemonico/perché gioia destinata a durare poco/[Plancton] La poesia o lui stesso/ è capace di cambiare la cosmogonia naturale delle cose/ alla quale sostituisce leggi fisiche probabilmente impossibili/ magia/ lucida paranoia/sogno incantato/[Affresco] nell’affresco di una favola (scritta) dipinta tanto tempo fa/ Un paradiso per pochi/ tra feudo e proprietà/ e poi, l’incredibile creazione/ tutta una arcadica babele/ che spiega perfezione. (Ma chi sono io per dire di no? A questa natura d’innocua baldanza e suprema bellezza, invece, mi inchino, dove chiunque beato sarà, nei giardini di Versailles) [Oltre il respiro] Come una trasmutazione/ la storia breve di un amore/ che finisce/ presto come un’avventura/[Presente] Una moto e le emozioni araldiche del centauro/[Senza titolo p.29] Una esperienza/nell’ambiente isomorfo/di un mondo fatto a scale/ speculare/ dove chi vede, è contemporaneamente visto [Senza titolo p.30] Soffoca la coltre di disprezzo/ neanche la fattura di una collana di corallo/è superiore alla meschinità della delazione/ gente come spugne che assorbono odio/ al passo/ fissi come radici/ restano secchi/ Dio muore.
Pollini Biondi (cioè, ciò che semina in lui)
[Abluzione] Come essere a mollo / sotto la brezza/ di sera nella solitudine/ama contemplare. In una illuminazione/ tutto ciò che è stato si converte in (esperienza) memoria [Segreti] Giunge il momento di vivere nella natura/ di meravigliarsi di lei, profumata nel vento/sussulta la primavera/trepida la nuova stagione/si animano i pensieri [Riverbero] Icone di normalità/anno nuovo stessa vita/si ripetono uguali le abitudini/dalla ospitale compagnia di casta araldica/ la partenza/ Sono secoli di araldico riverbero/gli stessi suoni d’addio/lo stesso viaggio da Cefalù a Salemi.[A Debussy] E lì suonare il piano fino allo sfinimento. [Fucina] Bellissime descrizioni/ di mare e di barbecue/[Senza titolo p.38] e dopo le fasi [tre] della cottura/ i tizzoni si gettano in acqua/ il rutilante rovere aspetta di scurirsi e spegnersi/ e quelli ancora roventi saranno visitati dall’acqua{marina}/ prima di esalare l’ultimo respiro/ [Conforto] …E seguono allegorie di foglie/ di acqua/ di cicale/ di luna/ una natura intera che trova conforto nelle regole del cosmo.[Viandanti] Scene di vita comune e quotidiana/ Riprende la vita d’ogni giorno/[La veglia dello spirito] Anche con Tiziana/ E’ amore vero/[Senza titolo p. 42]Ogni luogo parla di questo amore.

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