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Recensione Fabio Marzocca

Fabio Marzocca

Fili di Fumo

Questa estate mi dovevo recare a Taranto in pullman e leggendo questo libro non mi sono neanche resa conto che il sole era nel frattempo tramontato ed io ero già arrivata a destinazione. Tutto ciò mi ha riportato indietro alle mie letture giovanili quando avidamente leggevo un intero libro in un giorno, rannicchiata in una poltrona; letture di autori come Cronin, Tolstoj, Thomas Mann che sono state – fra l'altro - le stesse letture con le quali si è formato Fabio. Il suo stile narrativo è caratterizzato dalla leggerezza, come un filo di fumo, ma non per questo privo di contenuti profondi.

Leggendo il suo libro la prima volta, se avessi avuto la possibilità, avrei associato ad ogni racconto un dipinto ad acquerello. Ogni racconto sembra realizzato con tante leggerissime e delicate pennellate vibranti di emozioni che, pur esprimendo concetti esistenziali e fondamentali, rimandano al lettore e alla sua capacità di elaborazione il compito di un approfondimento in rapporto alla propria sensibilità e al proprio livello evolutivo.

Se poi è vero che tutte le forme d’arte sono unite da un unico filo conduttore in quanto espressione dei valori più profondi dell’individuo, leggendo il racconto “L’uomo con la pipa” non può non tornare alla mente il film Ladri di biciclette, dove la povertà è associata ai grandi valori della vita. Anche il racconto, infatti, potrebbe essere rappresentato da un disegno in bianco e nero.
È sufficiente guardare la grafica della copertina realizzata da Fabio stesso, per comprendere il senso del libro: esiste tra i racconti una soluzione di continuità rappresentata dal filo di fumo che esce dalla pipa, vera protagonista dei racconti.


Quando mi è stato proposto di presentare questo libro in occasione della serata da Bibli del 5 ottobre 2007, ho accettato volentieri essenzialmente per i seguenti motivi:


perché, come diceva Cesare Pavese, leggendo alcuni libri trovano conferma i pensieri già da noi pensati, e ci colpiscono degli altri autori le parole che risuonano in un zona profonda del nostro essere e ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi;
perché penso che sempre di più occorre avere, rispetto alla vita, un atteggiamento che gli indiani definiscono di “misticismo delle attività senza profitto” La via regia per raggiungerlo passa attraverso azioni in cui ci si impegna per se stesse, al contrario di ciò che accade oggi, dove il valore di un’azione sta nel fatto che riscuota successo, ma soprattutto produca denaro ,visibilità e potere. La bontà è involontaria, come dice S.Paolo “La Carità non si vanta”;
perché come dice la Yourcenar nelle “Memorie di Adriano” i libri sono come dei granai pubblici dove vengono ammassate riserve contro un inverno dello spirito, che già mi sembra arrivato da tempo.


Abbiamo detto che la pipa è la protagonista di questo libro con una grande portata simbolica ed evocativa espressa chiaramente nel racconto di “Chanupa”. Secondo gli Indiani la pipa contiene l’intero Universo e colui che la carica dovrebbe identificarsi con essa stabilendo in tal modo non solo il centro dell’Universo ma anche il proprio centro. E’ da sottolineare come in altre religioni, nel rituale di accensione della pipa, si ritrovano 3 fasi:



la purificazione con l’utilizzo di un’erba sacra
l’espansione per cui essa contiene l’intero universo
l’identità – che è il sacrificio dell’intero universo nel fuoco.

Nel racconto ”Libri antichi di Patanè” fumare insieme la domenica nella vecchia libreria dove si ritrovavano gli amici, rinsaldava il patto di amicizia fra i partecipanti richiamando il rito degli indiani quando si sedevano in cerchio, dove il cerchio rievocava la forma della terra che era solo una parte dell’universo, anch’esso circolare, cerchi dentro altri cerchi all’infinito, espressione dell’armonia della natura e della vita.

Nel racconto ”La pipa dei ricordi” essa rappresenta simbolicamente il valore della memoria come in tutti gli oggetti appartenuti ad altri (v. pag. 15,16 ).

Nel racconto “Un sottile filo di fumo” il protagonista utilizza la pipa come la copertina di Linus, umanizzandola, rendendola partecipe del proprio stato d’animo (v. pag.7). Tutti i sensi sono coinvolti: attraverso il profumo del tabacco affiorano anche le immagini, coinvolgendo tutte le aree sottocorticali (non razionali) mentre ritorna il legame simbolico con la natura.

Nel racconto “Concerto in Galleria”viene sottolineato l'atteggiamento di disumana indifferenza dell’umanità. Ancora una volta la povertà è associata a uno dei valori fondamentali la solidarietà che non si ferma davanti alle diversità. Come negli “Indifferenti” di Alberto Moravia è sempre vero che i valori sono associabili alla povertà e i disvalori ad un certo benessere economico che, nel libro di Moravia era solo della ricca borghesia del tempo(1926)? Riflettendo ancora, non è forse il caso di avere un atteggiamento un po’ assolutorio verso questa umanità indifferente anche perché bombardata da troppi stimoli?!

Nel racconto il “Canto della notte” Fabio esprime attraverso le parole dell’anziano protagonista un concetto esistenziale profondo: che la volontà può cambiare il nostro comportamento ma non il nostro essere più profondo,essa non produce crescita interiore. La volontà ci fa portare il cibo alla bocca, ma non può produrre in noi l’appetito; può spingere a compiere atti di servizio, ma non può produrre amore. Il Cambiamento è determinato solo da coscienza e conoscenza (prima di noi stessi), seguendo la saggezza della natura che era già nei popoli primitivi. Noi oggi ci consideriamo più progrediti ma in realtà abbiamo sviluppato un altro genere di saggezza: l’astuzia del cervello perché abbiamo scoperto di poter migliorare la natura procurandoci sicurezza e longevità, comodità sconosciute ai popoli primitivi ,perdendo però il contatto profondo con noi stessi. Il nostro io tecnico,razionale, non può essere creativo. La Natura è creativa.

La sfida di oggi è ritrovare la semplicità e la saggezza della colomba senza perdere di vista l’astuzia del serpente. Come arrivarci? Attraverso la presa di coscienza che ogni volta che tentiamo di sopraffare la natura contrastandola danneggiamo noi stessi, perché la natura altro non è che il nostro essere. Quando parlo di natura, parlo anche della nostra intima natura che comprende non solo una parte positiva più elevata ma anche la nostra parte ombra molto spesso rimossa, perché sgradevole, che proiettiamo sugli altri e che deve essere prima riconosciuta per poi elevarla. EROS e THANATOS sono sempre collegate fra loro. Il piombo si trasforma in oro ma prima deve essere elaborato(v. pag.62). Chiediamoci quanto contatto abbiamo con la Natura, quanto la contempliamo con stupore: se il nostro corpo umano sta troppo tempo separato dagli elementi naturali che lo compongono, diventa fragile perché è stato allontanato dalla sua forza vitale, il suo spirito avvizzisce e muore perché è stato staccato dalle sue radici. E’ questo il “nostos” il viaggio di ritorno cui fa riferimento il protagonista. Un ritorno a se stesso e alle proprie radici.

Vorrei concludere con un pensiero di uno scrittore che guarda caso stavo leggendo proprio nel momento in cui per il principio della sincronicità mi sono avvicinata al libro di Fabio:

“perché l’amore si faccia presente nella tua vita devi spezzare le strettoie della tua dipendenza interiore dagli altri, ed il mezzo è uno solo: rendertene conto e dedicarti ad attività che tu ami compiere semplicemente per se stesse: Sarà poi questo amore in sé stesso come atteggiamento ad irradiarsi verso il mondo esterno delle cose e delle persone” .
Ed è questo che si percepisce leggendo questo libro.

Ivana Lustrissimi

Tratto da www.fabiomarzocca.com

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