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Recensione Fabio Lentini Fabio Lentini è nato a Palermo. Ha frequentato il Liceo Classico e si è laureato in Economia e Commercio. Attualmente esercita la professione di Dottore Commercialista. Ha scritto un romanzo, Oltre i confini del mare, e la raccolta intitolata Racconti Notturni (Boopen). Ha partecipato ad alcuni premi letterari e il suo racconto Khaled è stato premiato alla IX Edizione, anno 2003, del Premio Nazionale di letteratura Renato Giorgi. Pioniere della libera letteratura in Rete, sin dall'anno Simona Lo Iacono, scrittrice e critica letteraria, ha recensito i Racconti Notturni di Lentini. Massimo Maugeri Fabio Lentini e i suoi “Racconti notturni” di Simona Lo Iacono La storia del racconto si perde nell’origine delle cose, del tempo, dei rimedi. Rimedi contro la noia e la morte, contro la carestia e la pestilenza. Rimedi contro la vita, quando volta le spalle. L’arte del racconto è diretta, acuta, schioccante. Una freccia che fende l’aria e si dirige sicura. Che si snoda con voce d’uomo. Come un giorno che si apre e si chiude nell’arco di un giro di sole. Fabio Lentini conosce l’arte del narrare, del viaggio. Sa che la parola ha spesso assonanza con la notte, con il giorno che si stempera, con le ombre che incedono. I narratori amano la notte, perché svuota i clamori, dilata il tempo, la memoria. E perché somiglia alle vocazioni dell’anima di chi scrive. Un esilio. Una nostalgia di ritorno. I “Racconti notturni” di Fabio Lentini (“The boopen editore” pagg. 166, €13,00) afferrano il buio delle ore serali, l’incedere delle ultime ore. Si aprono su suggestioni di boschi e ombre (“Ritorni”), su navi che solcano il cielo (“Il cosmonauta”), su deserti di sabbia in cui vengono urlati al vento richiami (“Khaled”). Tutto può essere materia narrativa, nella notte. I binari morti di un treno (“La leggenda della vecchia ferrovia”), un autobus che porta il numero “uno” (“Nedo dei gabbiani”), il tempo che resuscita destini dimenticati, riportati alla luce da un incontro (“Le sette vite del dr. Non”). Ma soprattutto l’evocazione narrativa segue un misterioso senso, una voce che dipana segreti. Il narrare si fa strada che taglia, che s’immette nel peregrinare dell’uomo. Ogni racconto sgretola l’apparenza delle cose, suggerisce una condivisione nascosta con il nodo dell’esistenza. Ne rivela le origini, i miraggi, gli inganni. Ne indovina il palpitare, ne riconosce l’alito. Fabio Lentini fa della malinconia un magma, un sogno da decifrare. Conia segnali e sillabe con cui suggerisce significati. Sfata il mito della velocità regalandoci una voce commossa, fragile, lenta come il rotolare di una lacrima. Si affida, e con fortuna, alla notte. Simona Lo Iacono Di Massimo Maugeri
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