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La danza delle marionette

Buongiorno a tutti. Ho pensato di utilizzare lo spazio delle recensioni per presentarvi il mio primo romanzo pubblicato, "la danza delle marionette".


Angus è un vampiro diverso dai suoi simili. Dà la caccia a coloro che fanno del male agli altri e si prende cura delle loro vittime, in virtù di un voto fatto alla memoria della moglie, della cui morte si sente colpevole da più di un secolo e mezzo.
E’ un personaggio conteso da una natura gentile e caritatevole e un’altra vendicativa e bestiale, proprio com’è diviso tra il mondo dei vampiri e quello dei mortali. Dei primi fanno parte esseri violenti, crudeli, capricciosi, indifferenti, malinconici: tutti alla ricerca di un modo per sopravvivere ad un’eternità di notti sempre uguali. I mortali di cui Angus si circonda appartengono ad un mondo di reietti ma ricco di grande umanità: insegnanti, preti, ex-prostitute, baby gangster, barboni, ciascuno con il suo bagaglio d’esperienze, simboli e linguaggi.

La “danza delle marionette” che fa da sfondo alla vicenda è quella del “Dominus” Galinder, leader dei vampiri della metropoli, della sua “figlia” ribelle Malakith e del filosofo Policlete. Una partita a scacchi in cui Angus si trova ad essere pedina suo malgrado, e che è obbligato a giocare fino in fondo per la sua esistenza e quella delle persone che ama. Il motivo conduttore della trama è tuttavia un’altra danza, quella tra Angus e Kerri, la direttrice della Fondazione che accoglie i protetti del vampiro buono. Kerri è ostinatamente innamorata di colui che la salvò dalle tenebre, cresciuta al suo fianco fingendo di non accorgersi della sua palese seppur mascherata diversità. Angus ha bisogno di amore, dei suoi protetti ma innanzitutto di Kerri, per sentirsi ancora vivo e “umano”.
Ho collocato la storia in una metropoli di fantasia, che nel romanzo non viene mai nominata, e in un periodo che va, non a caso, tra il 2 novembre e il 25 dicembre. La morte e la nascita. Mi piace pensare alla Danza delle Marionette come a una metafora. La cornice in cui avvengono le vicende è realistica ma non reale, perché non volevo “ancorare” la storia ad un luogo fisico che ne avrebbe forse limitato l’interpretazione.
Non so se è stata una scelta giusta. Come in molte cose, ho seguito l’istinto.
E’ vero, d’altra parte, che la città di Angus e Kerri è chiaramente riconoscibile come nordamericana. Avevo bisogno di un’ambientazione caratterizzata da forti contrasti sociali, un posto dove puoi trovare un mendicante che vive a due passi da un miliardario nella totale indifferenza di tutti. Un posto dove possono “sparire” delle persone senza che nessuno si chieda che fine hanno fatto. Un posto dove dei vampiri possono prosperare senza suscitare sospetti.

Che cosa c’è dietro la Danza delle Marionette?
Durante il servizio civile ho scoperto di essere capace di portare un sorriso a chi soffriva, e mi ha fatto stare bene. Finito il servizio come obiettore di coscienza ho cominciato quello nel mondo del volontariato.
E’ un’esperienza che apre la porta a sensazioni strane, contrastanti.
Gioia. Perché si è stati capaci di asciugare una lacrima, di mutarla, a volte, in sorriso: rende orgogliosi di sé, fa dimenticare la fatica di una giornata di lavoro, cancella le amarezze della propria esistenza che, inquadrate in un contesto più grande, sembrano piccole e meschine. E dell'affetto ricevuto ci si nutre per trovare la forza di fare ancora di più, di meglio.
Rabbia. Verso la situazione, verso chi è stato capace di far soffrire un innocente e verso chi non ha fatto nulla per impedirlo. Una rabbia cieca, cattiva. Da far desiderare, perfino ad una persona razionale e pacifica, di avere il potere di fare del male, di ergersi giustiziere e pareggiare i conti.
Nella danza delle Marionette ho voluto raccontare emozioni e sentimenti che ho potuto vivere in prima persona, o attraverso gli occhi e le parole di altri a me cari, in un determinato periodo della mia vita.
Mi ha stupito realizzare che ci sono molti modi per chiamare la stessa parola. Amore. Molti modi di amare. Di credere di amare. Dal più nobile e puro, fino al più perverso e crudele. Amare non è sempre un sentimento pulito e innocente. Nasconde ricatti, inganni, egoismi, tradimenti, abusi. Per questo dico che amare a volte può essere crudele. E pericoloso.
Angus è un vampiro che fa del male per fare del bene.
Angus non sono io, ma simboleggia, in maniera romanzata e senz’altro estrema, un pezzo del mio percorso di vita e tutte le riflessioni che l’hanno accompagnato. Così come alla mia esperienza di volontario devo l’ispirazione di molte situazioni narrate nel romanzo, che pur non essendo mai accadute assomigliano molto da vicino a quelle vere.

Di Luccs

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