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Recensione Alessandro Banda La verità sul caso Caffa
Le prime pagine
I
Ho sentito parlare di Franz Caffa la prima volta da bambino. I miei nonni, quando ci venivano a trovare, l'estate, andavano sempre nella stessa modesta pensioncina (modesta ma pulita) in cui aveva alloggiato Caffa — il famoso scrittore Franz Caffa, che aveva onorato Merano con un suo soggiorno trimestrale nella primavera dell'anno 2020.
I miei nonni (soprattutto mia nonna) volevano sempre la stessa stanza a piano terra, proprio quella ch'era stata di Caffa, ma non perché, a loro, importasse alcunché di Caffa medesimo, bensì solo perché, a loro, quella bella stanzetta linda con ampio balcone piaceva davvero tanto.
Ho cominciato a leggerlo, Caffa, a sedici anni. Ne sono stato affascinato subito.
Ho cercato, con queste pagine, di ricostruirne con esattezza la vita, il carattere — non osando affrontarne compiutamente l'opera, da un punto di vista critico, intendo, dato che essa è una delle opere più studiate dell'intero ventunesimo secolo, una delle più minuziosamente, più febbrilmente, più tenacemente studiate, indagate, interrogate dell'intero secolo ventunesimo. Ho girato paesi e città, ho incontrato chi aveva incontrato Caffa fuggevolmente e chi lo aveva conosciuto a fondo; mi sono intrattenuto con alcune delle sue fidanzate, con i suoi amici, i suoi colleghi d'ufficio (questo grande scrittore viveva una vita esemplare di modesto impiegato), il padre, vecchissimo e lucidissimo, tutti (quasi tutti) quelli insomma che hanno avuto la ventura d'imbattersi in lui e di sopravvivergli (Caffa, notoriamente, è stato stroncato nel fiore degli anni da un male che non perdona; come se ce ne fossero, mali che perdonano).
Questo è, appena appena rielaborato, quanto ho raccolto dalla viva voce degli intervistati in lunghi anni di ricerche e peregrinazioni.
E cosa ho raccolto, in conclusione? Dati contraddittori. La memoria di chi lo ha conosciuto è incerta perfino sul suo nome e cognome. Sulla sua vera città. Eppure, su questo solitario dalle numerosissime frequentazioni, tutta questa gente così diversa parla sempre allo stesso modo, mi sembra, pur dicendo, di lui, cose sempre diverse.
Era la stessa persona, lui? Erano tutti uguali, gli altri?
Si vede che il mondo (il Mondo), se interrogato su Caffa, diventa di colpo unanime in modo sorprendente.
II
Fosse morto lo scrittore Gustalatte, fosse morto lo scrittore Luger, fosse morto Jimmy Seven o Nick Phalloydes o altro similare narratore inconsistente, i cui romanzi gonfiati a ormoni facevano bella mostra di sé nelle librerie alla moda delle case alla moda; fosse morto uno solo di questi scrittorelli, e non tutti questi scrittorelli insieme, i giornali ne avrebbero parlato per giorni, i settimanali per settimane, i mensili per mesi e mesi — invece era morto lui, Franz Caffa, uno che... ma non mi faccia dire niente, no, non posso dire niente... per me, è come se fosse morto oggi, se lo stessimo seppellendo oggi, adesso, in questo stesso momento, tra i salici e i cipressi...
Per uno strano scherzo del destino, o per la misteriosa decisione di Chi governa il mondo, Caffa morì oltretutto lo stesso giorno in cui morì, in un banale incidente d'auto, la principessa Oyttersprutt, l'amatissima e celeberrima Erede al Trono cimmeria, e così anche quei due o tre che gli avrebbero dedicato volentieri almeno un magro trafiletto, anche quei due o tre dovettero soprassedere, perché tutti gli spazi erano per la dolce Oyttersprutt e la sua tragica e sciocca fine...
Forse a Caffa, nella sua sconfinata discrezione non sarebbe neppure dispiaciuto questo silenzio per lui coperto dal clamore per lei. A Franz Oyttersprutt era piuttosto simpatica, con quelle sue mises trionfalmente pacchiane; e va anche sottolineato che, oggi, della dolce Oyttersprutt non si ricorda nessuno, mentre Caffa giganteggia nella memoria di tutti, di tutti quelli che amano la prosa asciutta e il dono della chiaroveggenza... Giganteggia (?)... Chiaroveggenza (?)...
Eravamo in pochissimi al funerale. Il cimitero era un cimitero qualunque, con i salici e i cipressi, come ce ne sono tanti, tanti cimiteri, in una delle tante periferie di una delle tante città, e, benché io possa dire, come pur ho detto, che mi ricordo tutto perfettamente di quel giorno, al contempo, posso dire, che faccio quasi fatica a ricordare dove effettivamente fu sepolto, Caffa, caro Caffa...
© 2003 Ugo Guanda Editore
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