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Recensione Dario Bellezza

Dario Bellezza

Salomè

Dario Bellezza Salomè
Dario Bellezza Salomè

Per alcuni anni nascosi (e non solo a lui) il mio ‘mestiere’ di scrittore. Poi, frequentandoci e venendo lui spesso a Catania, scoprì attraverso il suo rovistare nelle case degli amici un mio testo e mi chiese se volessi una sua prefazione.
Traggo dal mio “Metamorfosi di un concetto astratto in due tempi con accompagnamento di ottavino” (titolo più lungo del libro, che in quegli anni veniva rappresentato in diverse scuole) un brano così attuale
da sembrare scritto appena ieri.

“Che il mondo ormai è travolto dalla stupidità, è abitato dalla stupidità, il reale è stupido e irreale, e per viverlo bisogna come accecarsi, o avere una buona dose di incoscienza e di capacità surreale di straniamento. Insomma: mettersi al di fuori del mondo per descriverne la stupidità con le armi (linguistiche) della stupidità: il non senso, la comunicazione interrotta, i luoghi comuni, gli slogan della politica e della pubblicità, lo sciocchezzaio della tv… Il lato ideologico, se vogliamo, è quello che mi interessa di meno, pur condividendo l’assunto dell’Autore; non si può essere non d’accordo con lui: alla fine, alla fine delle fini, bisognerà pur ridere di tutto, capire che è tutto un gioco la vita, tutto è gioco, la realtà è lì, e qui, ma non esiste…. (Dario Bellezza).

Quando l’editore Arduino Sacco, per voce di Luca Piccolino, mi ha chiesto se fossi disponibile per una prefazione di Salomé, rimasi muto e una forte emozione si è impossessata immediatamente di me e non mi lascia ancora oggi, mentre mi accingo finalmente ad accontentarlo.
Avevamo negli anni promosso letture di poesie, presentato libri, lottato insieme, sfruttando la sua popolarità, al fine di ottenere per Anna Maria Ortese l’applicazione di una legge mai applicata: la Bacchelli. Ci riuscimmo. Anche se altri, a tutt’oggi, se ne prendono il merito.
Poi l’apertura della libreria, alla periferia estrema di Roma, ci impedì la frequentazione abituale. Si sentì abbandonato, mentre si ammalava, anche da me. Imparando ad usare Internet lo scorso anno cominciai ad operare su “My space” per riportare al suo interno (blog) poesie non più edite. Dei libri di Bellezza infatti, salvo quelli editi da me (L’innocenza e Colosseo che ancora si trovano), non c’è più traccia.
Ed ecco quindi la gioia di vedere ristampato “Salomé” pubblicato in sordina da un coraggioso editore (Librìa, allora come oggi Arduino Sacco) .

Premesso che la nota di Davide Bragaglia nella precedente edizione, risulta più che ottima ed attuale non posso che aggiungere qualche pensiero sul testo, come lo vedo oggi.
Erode, Erodiade, Salomè… figure di stampo biblico che assumono qui una loro possente grevità e si esprimono con linguaggio di estrema pesantezza, infarcito di termini ed elementi assolutamente attuali.
Un Cristo umanizzato che parla con Giovanni il Battista come farebbero due giovani sbandati di periferie urbane, Giovanni che si definisce amante di Cristo…
Le “figure” di un Eros materiale e disperato, angosciato ed angosciante che si incarna in espressioni rabbiose, offensive al massimo grado , immerse in un “brodo” di egoismo sanguigno e carnale di estremo impatto emotivo, espresso da Dario Bellezza con assoluta brutalità poetica.
I personaggi sono invasi da una carnalità presuntuosa ed arrogante che non ha vergogna di esprimersi in ogni riga del componimento
Un’Erodiade disperata che vomita tutta la sua frustrazione erotica-esistenziale
Un desiderio sanguigno tra la mente e la carne grida invettive estreme contro ogni altra persona si frapponga come rivale al suo cieco egoismo
Elementi di assoluta modernità come la droga e le Stazioni (ferroviarie?) dove prostituirsi
….Compaiono con naturalezza in questo contesto di figure storiche… i pittori del Cinquecento…
La refurtiva rubata ai genitori … (per avere) la bianca polvere vagheggiata per sognare abbracciati…

L’amplesso sacro dei drogati che ogni notte si fanno e si sfanno nell’attesa di ore mattutine, il casto Giovanni innamorato del Cristo… dov’è la siringa….
Il Cristo definito da Giovanni un prete di una comunità terapeutica…
Ogni cosa appare come una trasposizione dei sentimenti più vivi e sofferti di Dario Bellezza ma imbastiti su figure della tradizione biblica ed ebraico-cristiana che danno corpo in maniera autorevole ai suoi urli, alle sue aspirazioni ed anche ai suoi disgusti individuali e spostanei, rivolti ad un mondo che lo vede continuamente irrequieto ed esacerbato nella sua personale dimensione esistenziale.
Personalissima e violenta interpretazione di un Eros storico a metà tra un’alta drammaturgia ed una seria e possibile accusa di blasfemia e totale oscenità..
La relazione tra Salomè e il Battista … tra Cristo e Giovanni… tutto è citato con asprezza, tra insulti e rimpianti in una concitazione di stampo tutto egoistico ed urlato reciprocamente in faccia tra gli stessi personaggi, che arrivano tutti insieme al bivio della propria disperazione vitale e sensuale.
Come, in fondo fu e rappresenta ancora per molti, il “Poeta” Dario Bellezza.

Beppe Costa>>

Di beppe costa

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