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Recensione Jon McGregor

Jon McGregor

Se nessuno parla di cose meravigliose

le prime pagine
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Chi l'ascolta lo sa.
La città canta.
Se stai in silenzio ai piedi d'un giardino, in mezzo alla strada, sul tetto d'una casa.
Di notte la sua voce si fa più nitida e giunge fino in fondo al cuore attraversando la superficie delle cose.
E un canto quasi sempre senza parole, ma un canto nondimeno, e chi lo ascolta sa bene di cosa parli.
Prova a distinguere ciascuna nota e lo sentirai risuonare ancor di più.

Il fruscio rassicurante dei condizionatori d'aria, che soffiano fuori calore e odori da negozi, caffè e uffici in tutta la città, salendo o scendendo di tonalità, fra lunghi sospiri che s'intrecciano, una ninnananna sussurrata alle strade esauste. La corsa del traffico che non smette mai di affrettarsi sui viadotti, un'accozzaglia di rumori perfino nelle ore buie, il rullo dei pneumatici sopra l'asfalto e il brontolio dei motori, fra lo schiocco cadenzato dei tombini simili a nacchere di metallo.
E il lavoro sulle strade, nelle ore di minor disturbo, che lacera l'aria fredda della notte con trivelle, martelli pneumatici e pompe, gli uomini che sudano copiosamente sotto il ronzio dei lampioni e si chiamano l'un l'altro a gran voce, come batteristi rock che danno il ritmo alla band, mentre appiccicano una pelle nuova sopra le vene della città.
Nelle fabbriche e nei laboratori dove l'attività non ha mai sosta i macchinari sono sempre all'opera, picchiando e roteando, tra fumo e scintille, e pigiano, girano, tessono e stampano, e l'eco di quegli schianti, scoppi e tintinnii
pie i capannoni e filtra nella notte, un prodotto non certificato che va ad aggiungersi a carte, tessuti, acciaio e pane, fra manufatti, pacchi e imballaggi di ogni genere.
I camion intanto fanno manovra intorno alla cintura industriale, e sembra che ogni automezzo stia marciando verso i cancelli d'uscita, o arranchi sulle rampe d'accesso ai magazzini facendo notare con voce stridula la propria presenza, mentre nugoli di carrelli elevatori gli si fanno intorno, caricando, ammassando, accumulando.
E gli allarmi, che invocano aiuto da ogni quartiere, strada e palazzo: ovunque tu vada, ecco un allarme che si spegne, riparte, tace, s'accende, uno squillo insistente, come un fulminante rullo di tamburi, un ipnotico rintocco. Falsi allarmi o allarmi veri, il fragore è lo stesso, un bisogno d'aiuto urlato dentro la notte, come un orfanotrofio a corto di personale, neonati che strillano da corsie di tenebre.
Un canto di sirene vaga per le strade, luci azzurre che volano da un'angoscia all'altra, l'ululato sinuoso che cuce fra loro le urgenze nell'ora più buia della notte, e il lamento si leva sulla cima dei tetti e poi svanisce, s'innalza sfrecciandoti accanto e scompare.

E tutte queste voci risuonano senza posa, le macchine e le sirene, e il chiasso delle automobili che filano a rotta di collo ruggendo, i clacson e le grida, crepitii e brusio, tutto sì confonde, impressionante come un coro, che cala o s'impenna al mutare del vento, canto e controcanto, un'armonia sussurrata sempre pronta ad accogliere nuovi solisti.

E dunque ascolta.
Ascolta e scoprirai che nuovi suoni s'aggiungono via via. Il coperchio d'un bidone cade a terra sferragliando.
I soffi e i miagolii di un duello tra felini.
Il tuono improvviso delle bottiglie rovesciate nei contenitori per il vetro. Portiere che sbattono, scalar di marce, il trapestio incerto di qualcuno che torna piano verso casa.
Il clangore delle saracinesche di un bar, una voce stridula che urla nomi di vie a un tassista, grida sguaiate che sfociano in una risata, lo scoppiettare della marmitta d'una vecchia carretta, lo squillo senza risposta in una cabina telefonica, un albero pieno di uccelli convinti che sia già mattina, un fischio uno strillo un rumore di vetri in frantumi, una musichetta soffusa coperta da battiti possenti, un abbaiare di cani fra berci e strida e schiamazzi, e tutto si mescola alla corale di tonfi, schianti e rimbombi, di cose che picchiano e sbattono, il frastuono e il trambusto e l'incessante meraviglia del canto della città che ognuno può sentire, se solo ascolta

ma s'interrompe tuttavia

in quel momento sospeso, raro e misterioso, schiacciato fra il rincasare degli ultimi nottambuli e il risveglio dei più mattinieri: il miracolo del silenzio.


© 2003 Neri Pozza Editore


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