Una madre e suo figlio. Lui, pentito di mafia, è stato ucciso per vendetta. Lei gli porta fiori e un paio di scarpe. "Sono venuta per maledirti", dice. Eppure non riesce a negargli un gesto ultimo di pietà umana. Dacia Maraini prende le mosse da questa storia immaginaria, ispirata a fatti veri e narrata in forma di monologo, per affrontare il tema della mafia. Mette in gioco la sua esperienza personale, la sua memoria: una Palermo lontana dove si sentiva dire "la mafia non esiste", i volti degli uomini che l'hanno combattuta; storie grandi e piccole di questi nostri anni, la morte di Falcone e Borsellino, quella di Rita Atria, "siciliana ribelle"; i silenzi colpevoli della società civile, il legame della criminalità con la politica, il grido dei ragazzi di Locri, il dolore di Napoli. Lo sguardo è quello di una testimone partecipe e attenta, che si interroga sui confini tra lecito e illecito, sulle responsabilità civili. "Pochi si rendono conto che questo è un Paese assetato di giustizia. Anche se finge di non crederci, anche se pratica il vezzo del cinismo, anche se per abitudine preferisce allearsi coi più forti, anche se pretende di credere che la furbizia vinca su tutto. Quel poco o molto di buono che c'è nel Paese ha un bisogno fisiologico, estremo di giustizia. E non di una giustizia astratta, sbandierata, retorica, proclamata e fumosa. Ma di quelle piccole giustizie quotidiane che costituiscono poi la grande rete del vivere civile." |