?L?esperienza del moderno corrisponde alla sensazione del vortice, che travolge ogni rapporto consolidato, ogni certezza acquisita, ogni rifugio del sacro. Questo vento elettrizzante e angoscioso soffia pi forte per le vie della citt. Prendi Milano, per esempio: dove una ventina d?anni fa le raffiche aumentarono sino a innescare una bufera di proporzioni inaudite, seguita da un?interminabile notte di brume. Agli autori di Festa del Perdono, da poco affacciati sugli orizzonti dell?et adulta, non rest che inoltrarsi nella nebbia. Senza bussole, senza provviste, senza ponti alle spalle per recuperare i caldi rifugi della tradizione. Soli. [...] Vent?anni fa, quando la fine ebbe inizio, non tutti si chiamarono fuori con disinvoltura. Qualcuno ebbe un soprassalto. Giovanni Raboni per esempio si lasci assalire dal pi ovvio dei pensieri, ?e noi, nel frattempo, dove eravamo?? Dalla stessa domanda nascono i pezzi raccolti in questo libro. A porsela per sono scrittori di un?altra generazione, nati tra la met e la fine degli anni sessanta, che conobbero in giovent il collasso rovinoso del mondo in cui erano cresciuti, diventato antichissimo in un batter d?occhi. La fine ? se non della storia ? della guerra fredda, della prima Repubblica, di una certa idea di modernit. E loro, nel frattempo, dov?erano? A Milano, studenti di Lettere e Filosofia all?Universit Statale. [...] questo il baricentro attorno al quale ruotano le pagine di Bertante, Domanin, Janeczek, Nove, Papi e Scurati, chinati sul decennio che si estende tra la met degli anni ottanta e la met degli anni novanta, con qualche occhiata alle spalle e parecchie in avanti.? dalla postfazione di Mauro Novelli |