Ultimo racconto della raccolta "Gente di Dublino, I morti" (1907) ne costituisce anche una sintesi mirabile. Il microcosmo della festa natalizia alla quale il protagonista Gabriel Conroy partecipa, diviene, per una di quelle illuminazioni proprie dei grandissimi scrittori, il luogo di una 'epifania' che anticipa i grandi temi di "Ulysses" (1922), facendo di questo stupendo racconto la realizzazione pi compiuta del primo Joyce. Protagonista sempre, naturalmente, il mondo di Dublino; come scrive Alessandro Gentili nella prefazione che accompagna la sua nuova traduzione di questo capolavoro di Joyce, ogni personaggio di ogni racconto di "Gente di Dublino" impersona e manifesta la paralisi umana di quella citt, quella societ chiusa e fissa nell'immobilit di antichi provinciali modelli e consuetudini, repressa e mortificata dal dominio britannico e dal potere asfissiante della Chiesa cattolica. Tuttavia, non un caso che questo racconto sia divenuto anche, e sempre pi, un'opera a s stante, e tale da fornire il materiale a John Huston per l'ultimo dei suoi grandi capolavori cinematografici, l'omonimo "The Dead" del 1987; perch se da un lato il racconto costituisce senza dubbio il coronamento dell'intera serie dei "Dubliners", dall'altro sprigiona una sua autonoma potenza narrativa, tingendosi di un risvolto pi metafisico, come se la presenza dei morti aleggiasse, dominasse e riempisse di s l'intero quadro. |