I circa 700 ebrei italiani che le leggi razziali cacciarono dallo Stato dopo il 1938 erano direttori generali, professori di scuola media, ingegneri e chimici, operai della Zecca, postini e maestre elementari, oltre che, pi noto, professori universitari di fama. Il registro ne ricostruisce per la prima volta i nomi, il ruolo professionale e, in diversi casi, i dati biografici. Le fonti sono incontrovertibili: i protocolli e i decreti della Corte dei Conti, che registrarono tutte le decisioni dello Stato italiano al riguardo. Nell'ottantesimo anniversario delle leggi razziste emergono anche le ricadute economiche individuali di quelle espulsioni. In molti casi i perseguitati furono letteralmente ridotti in povert, ovvero vennero loro corrisposte delle indennit irrisorie, talvolta neppure quelle. Utilizzando lo strumento inedito dei registri dei decreti e incrociandolo con i decreti stessi e con altre fonti, il volume ripercorre capillarmente le procedure che riguardarono ciascun perseguitato. Per la prima volta possibile capire quale fu all'epoca, a parte la spoliazione dei beni, il generale impoverimento personale degli ebrei italiani dipendenti dallo Stato. Sono stati anche identificati i pi di cinquanta che furono deportati e uccisi ad Auschwitz. Prefazione di Michele Sarfatti. Con un saggio di Adriano Prosperi. |