Alto, elegante, con monocolo, capelli neri con riga da una parte, l'anglofilo ingegnere Alvaro de Campos, laureatosi a Glasgow e dandy ozioso a Lisbona, è, fra i personaggi fittizi di Pessoa, colui che più ebbe una vita reale. Campos fece viaggi e conobbe amori, partecipò alla vita pubblica, rischiò di essere incriminato per arroganti manifesti, odiò, ebbe polemiche, fondò effimeri movimenti che si concretizzarono in poesie furibonde, infine si rassegnò decorosamente a convivere con l'angoscia metafisica che aveva tentato di dissimulare con l'ironia, per spegnersi il trenta novembre del 1935, insieme col suo inventore. |