La poesia di Antonella Anedda caratterizzata da sempre da una specie di sguardo a raggi infrarossi, da una capacit percettiva in grado di illuminare figure dell'invisibile, di evocare assenze e mancanze. E anche in questo libro, raccontando le tragedie dei migranti affogati nei nostri mari o la vita di chi va a cercare qualche avanzo nei cassonetti dei rifiuti, sono soprattutto le immagini a far procedere le historiae. Immagini che riportano alla luce ci che non si vuole vedere. Il rimosso storico dunque al centro del libro, ma intrecciato con incursioni nella lingua sarda ed elaborazioni di lutti personali. Come se non ci fosse differenza tra pubblico e privato e l'angoscia fosse tutt'una. Ma oltre alla storia, pi della storia, ci sono la geografia e la geologia. La prima e l'ultima sezione, che incorniciano il nucleo pi politico del libro, sono dedicate a paesaggi allo stesso tempo concreti e metafisici, e alle ossa dei morti che ci ricordano l'appartenenza alla natura pietrosa dell'universo. |