In questo libro 2 tesi ardite: la prima è che la "melanconia" degli antichi, la atra bilis studiata da Aristotele, da Ippocrate e da Galeno, indagata nel Rinascimento da Marsilio Ficino e immortalata da Dürer, abbia assunto il volto di una malattia riconoscibile: la depressione. La seconda è che quest'ultima, proprio perché sperimenta l'inconsistenza del senso delle cose, sia capace di una trasformazione rivoluzionaria: di cambiare il pensiero e le forme artistiche. Un viaggio affascinante attraverso la psicoanalisi, la filosofia, l'estetica letteraria, la storia, l'arte. Dopo avere affrontato tre figure della depressione femminile Kristeva si confronta con le storie di quattro grandi artisti, nei quali la malinconia ha prodotto opere di alto valore simbolico, in epoche e contesti differenti: Hans Holbein, Gérard de Nerval, Fëdor Dostoevskij e Marguerite Duras. Spaziando dall'idea del sublime a quella di morte, dalla nostalgia al dolore della mente, "Sole nero" costituisce un'indagine sulla sofferenza contemporanea e sui suoi effetti sulla società. Una riflessione sul dolore, certo, ma anche sul senso di una nuova forma del sacro, perché "oggi non è tanto il sesso che incomoda o che fa paura, quanto il dolore permanente, il cadavere potenziale che noi siamo. Chi osa guardarli negli occhi? La depressione è il segreto, forse il sacro della nostra epoca". |