"Nello stesso tempo, i viventi, le creature del divenire naturale, non facevano che disporre delle loro capacit ripetitive che non bisognava far altro che esercitare. Il mondo che era, essendone, non poteva che sciogliersi in tutte le disposizioni del suo divenire. Dal nutrirsi, alla coscienza del nutrirsi, quindi al proteggersi, interiormente ed esteriormente. Il riparo arriva in un mondo esperto del proprio divenire. Ripassare gli eventi alla luce del XX secolo come vedere succedersi davanti agli occhi i segni della corsa del tempo, ora che l'impianto originario si riferiva allo spazio da occupare. Ma il succedersi dei segni non sollecita la visione. Vediamo senza vedere perch non si ritrovano i punti di riferimento. L'invasione ottica che imperversa sulla citt si confonde con la banalit dei temporali, ormai quotidiani per i cambiamenti climatici. La citt arde e si allaga. La citt ormai la vetrina dell'eccesso cifrario in continua accelerazione. Quale dei cinque sensi ancora attivo? Eppure si sta esigendo la persona. Infatti l'uomo sta definendo la sua nuova identit sociale per riprendersi quella vita che l'industrializzazione gli aveva tolta. Sta rinvenendo. Il processo complesso e in piena rottura. Non vi corrispondono i luoghi che stanno sorgendo, essi non indicano un mondo umano in trasformazione, ma un mondo costruito, gi trasformato; non cos che si vuole essere integrati. Ora per lo scontato, cattivo rapporto capitale/edilizia, il mondo nuovo sta apparendo come un miraggio che continua a giocare anche peggio con l'energia artificiale, e per una fantascienza che non per niente il rinvenire sperato. L'identificazione dello spazio con la sua fluidit, fa del tempo la misura della sua occupazione. Tra le persone e le cose all'imposto prendere per possedere si sostituito il prendere per gettare, ma qui la pessima qualit della produzione che l'ha provocato; ma questa la regola del consumismo; ma questa la fortuna dell'industria dei rifiuti; ma questo l'estremo inquinamento. Quando si dice relazionalit, si parla di essere e le cose degli uomini sono i segni del loro essere: le cose, l'abitare, il dare... tutto ci che la comunicazione ci restituisce: l'io, il s, l'altro, il popolo!" |