La coerenza, la forza stilistica di questo libro alla sua prima uscita, nel '76, si imposero come un punto di riferimento nel panorama letterario italiano. A tanta distanza dalla sua uscita, il testo viene riproposto nella sua integrit, con minimi ritocchi. Nomi propri di persona o di luogo recingono un ambito al contempo biografico e geografico. Difficile indicare con esattezza i protagonisti delle storie raccontate. Dietro l?eroe (un soggetto prossimo alla dissoluzione, che avverte con angoscia l?incombere del padre), sfilano i testimoni di un incidente, di un crimine, di una vita, posti in un universo concentrazionario che pu essere, indifferentemente, quello di un condominio, di una gita, di un ufficio. Riallacciandosi all?espressionismo lombardo, Cucchi mostra al contempo di aver assimilato la lezione europea di Samuel Beckett. Non c? una trama, bens il suo disfarsi narrativo, secondo canoni che si direbbero atonali. Voci e frammenti emergono come fitte di un?unica, estenuata emorragia, e su uno sfondo piccolo-borghese la partitura della pagina si organizza come un regesto del nulla. Le briciole, i residui, i rimasugli, una morbosa claustrofilia domestica, fanno cos da controcanto a un io che avverte con orrore la minaccia del sangue. Forse per questo che l?auscultazione di mondo e carne dar identico esito, e al suono perturbante della casa (avrei giurato / di sentire come un cric crac / di l, in cucina) risponder la stessa eco nel corpo (Il cuore / inarrivabile. Ma una cilecca un cric / un crac un forellino un micro- / ingranaggio un tic / un ossicino un?unghia un bulbo / una ghiandolina). Lenticolare e concentrica, la forza del Disperso rimane a tutt?oggi esemplare, nella sua intatta capacit di tradurre la fibrillazione psichica in parola poetica. Valerio Magrelli |