Sul palcoscenico internazionale Trick E. Dixon e il suo gabinetto furoreggiano a suon di malefatte: in una crescente esasperazione grottesca della politica nixoniana, assistiamo all'invasione della Danimarca, al lancio dell'atomica su Copenhagen, a una rivolta di boy scout soffocata nel sangue. Scritto di getto nella primavera del 1971, più di un anno prima dell'effrazione nella sede dei democratici al Watergate e ben tre anni prima delle dimissioni di Nixon, "La nostra gang" procurò a Roth l'appellativo di profeta. Ma questo libro nasce soprattutto dall'indignazione di Roth per il linguaggio di Nixon, ed è qui, nella meticolosa parodia dei suoi tic verbali e strategie retoriche, che l'autore affonda il colpo decisivo: sul suo bersaglio diretto, e su di noi. Perché, più di quarant'anni dopo, dall'altra parte dell'Atlantico, quei tic, quelle strategie, hanno un suono inquietante e famigliare. Allora, forse, l'aggettivo migliore per questo libro non è "profetico", ma "universale". |