Biografia Bruno Previtali |
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È nato a Suisio (BG) l’11 marzo 1950 e ivi risiede. Scrive da anni, ed ha ottenuto lusinghieri risultati partecipando a diversi concorsi letterari. Ha pubblicato diversi lavori, e la critica letteraria specializzata l’ha ritenuto degno di menzione in una “Storia della letteratura italiana contemporanea” ed. Helicon, e in un “Dizionario ragionato degli scrittori italiani del ‘900” ed. Helicon, che di lui tra l’altro scrive: “Narratore e poeta, nel 2001 pubblica tre libri: “Una voce dall’isola” e “Fragili pensieri” (i cui versi lo rivelano sensibile esploratore di sentimenti tratti da segreti recessi interiori, talvolta con dinamismi strutturali fasciati da memorie petrarchesche) e “Il figlio dello stal”, un’opera che unisce poesia e prosa. Con “Porco mondo” (’02) la comunicazione attraverso la narrativa appare a tutto tondo, ma è nel ’03 che approdano alle stampe i due romanzi che con maggiore luminosità evidenziano le caratteristiche dell’autore. “L’uomo dimenticato” (per ragazzi) e “Il gelso insanguinato” (romanzo ambientato tra Bottanuco, Solza, e Baccanello); testo crudo e penetrante, bilanciato tra squarci di violento realismo (l’autore è spesso incline a marcarlo come esito sottinteso di un’essenza culturale) e pacificanti situazioni di abbandono alla naturalità degli eventi, nel suo procedere intravede sfumature di suggestioni appartenenti ai codici del cinema”.
L’Agenzia Letteraria Europea Contrappunto di Torino, a cui ora è legato, dice di lui:
“Bruno Previtali, una vita dedicata a raccontare, a “radiografare l’animo umano”, come si è spesso detto del suo peculiare modo di fare letteratura, sempre a cavallo fra narrativa e cronaca. Ciò che anima la sua scrittura è il bisogno di raccogliere e raccontare storie profonde e messaggi veri; e questo in modo schietto, senza reticenze né artifici. Il suo senso di essere scrittore è tutto nel ritrarre quei drammi e quelle tragedie dell’esistere contemporaneo, nell’essere testimone del malessere di una generazione inquieta, povera di miti, ma tuttavia alla ricerca della propria identità, e quindi intimamente capace di ascoltare e ritrovare in sé l’amore per la vita, per la comunità, per la fratellanza. La sua scrittura si ispira non già ai miti dello stile per lo stile, bensì alla povertà delle cose, che tuttavia così bene dischiude quel patrimonio di valori che l’universo interiore non ha mai veramente e del tutto perduto.” Autore di numerose opere narrative fra cui “Il gelso insanguinato”, “L’uomo dimenticato”, “La casa di cera”, “Il mondo degli acefali”, “Storie d’amore e di crudeltà”, “Ho gettato Dio in pattumiera” e della silloge poetica “Radiografia dell’anima”. Ha ricevuto negli anni numerosi premi e riconoscimenti.
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