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Biografia Franco Solina
Franco Solina
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Franco Solina è nato a Mompiano, un borgo sotto le colline alla periferia Nord di Brescia, il 9 giugno 1932. In famiglia c'erano il padre, Giulio, la madre, Santa, e la sorella Maria. Nell'ottobre del 1962 si è sposato con Luciana Costi ed è andato ad abitare in via Cristoforo Pilati, un tempo periferia Sud della città dove tuttora risiede. Franco e Luciana hanno due figlie: Chiara, nata nel 1963 e Giuliana, nata nel 1965, sposata e residente a Buenos Aires, che ha dato loro due nipotini, Caterina e Federico. Sin da bambino Franco è attratto dalla montagna e le colline intorno a casa sono da subito il territorio di frequenti e avventurose scorribande. I suoi primi contatti con 1'alta montagna risalgono al 1947, quando Franco incomincia a frequentare i campeggi estivi organizzati da un vulcanico prete bresciano, padre Ottorino Marcolini. Nei campeggi delle BIM (Bande irregolari Marcolini), Franco sale le sue prime vette alpine, il Blumone e il Caré Alto, nel Gruppo dell'Adamello. Complici alcuni amici vicini di casa, la febbre della montagna lo afferra e, a vent'anni, nel 1952, Solina si iscrive alla scuola di roccia della Società Escursionisti Bresciani Ugolino Ugolini. Frequenta i corsi di addestramento e di perfezionamento della Ugolini ed entra in contatto con l'esclusivo mondo dell'arrampicata; compie le sue prime ascensioni nei gruppi più vicini a Brescia, l'Adamello e il Brenta. Diventa in breve un esperto rocciatore e continua l'attività presso la scuola di roccia Ugolini, della quale diventa prima istruttore e poi direttore. Con compagni di cordata diversi fra i quali Paolo Guerreri, Lorenzo Gelmi, Angelo Tognazzi, Arturo Crescini, Antonio Beccalossi, Silvano Baresi, Franco ripete numerose vie classiche, fra le quali la Preuss e lo Spigolo Fox al Campanile Basso di Brenta, la via Rovereto sullo Spallone del Basso, la via delle Guide sul Crozzon, il Gran Diedro della Brenta Alta, la Est della Tosa, la via della Concordia alla Cima d'Ambiez, la Aste-Susatti sulla Est della Pratofiorito, la Steger sul Croz dell'Altissimo. Estende poi il suo interesse ad altri gruppi dolomitici, le Pale di San Martino, le Lavaredo (La Hasse-Brandler sulla Nord della Cima Grande, lo Spigolo Giallo, la Preuss alla Piccolissima), il Civetta, le Cinque Dita, le Odle, il Catinaccio (via Maestri alla Roda di Vael), le Torri di Sella, le Torri del Vaiolet. Determinante è il suo incontro con Armando Aste, nell'estate del 1957. Aste apprezza all'istante la modestia, la determinazione, la forza morale e la preparazione fisica di Franco e i due formano una cordata che in Dolomiti compirà straordinarie imprese. Nel 1958 tracciano una via nuova sulla Punta Chiggiato, sul Focobon, nelle Pale di San Martino: un ardito itinerario che non verrà ripetuto per quasi vent'anni. Nel 1959 sono sul Piz Serauta, in Marmolada, per una nuova via; il maltempo li inchioda per tre giorni, ma dopo cinque bivacchi in parete aprono la via della Madonna Assunta. Nel 1960, nelle Dolomiti bellunesi, aprono, con Josve Aiazzi, un nuovo itinerario sullo Spigolo Nord-Ovest dello Spiz d'Agner Nord, nelle Pale di San Martino e lo dedicano a Fausto Susatti; nel 1961, ancora sullo Spiz d'Agner Nord, con Angelo Miorandi, tracciano una nuova via sullo Spigolo Nord-Est, dedicata ad Andrea Oggioni. Nel 1962 compiono la prima ascensione italiana della parete Nord dell'Eiger. Al ritorno dall'Eiger, sfruttano lo stato di grazia in cui si trovano e in Brenta tracciano una via nuova la via Città di Brescia sulla parete Ovest della cima Tosa. Il 1964 e il 1965 sono rispettivamente gli anni della via dell'Ideale e della via della Canna d'Organo sulla parete Sud della Marmolada. Vie di concezione moderna che hanno anticipato di un paio di decenni l'evoluzione dell'arrampicata. Solina e Aste si distinguono per la capacità di stare in parete, di convivere con la parete: se il maltempo li assedia, sanno aspettare più giorni, ma amano anche bivaccare sotto la cima, dopo aver aperto la via. Solina, come Aste, non insegue la velocità e il sensazionalismo; la cifra del suo alpinismo sono piuttosto l'estetica della linea di salita e l'etica di un'arrampicata il più possibile libera, il confronto fra la propria tenuta fisica e la severità della via. Solina partecipa a spedizioni nel Gruppo del Paine e del Fitz Roy nelle Ande patagoniche, in Himalaya al Makalu, in Perù sulla Cordillera Bianca, in Marocco sull'Alto Atlante e in Groenlandia dove sale una decina di cime vergini. Mentre lavora alla OM, prima come operaio poi come impiegato addetto alle spedizioni, Solina inizia l'attività di giornalista pubblicista, attività che ormai svolge da oltre trent'anni presso il Giornale di Brescia; i suoi campi di interesse sono naturalmente le tematiche inerenti l'alpinismo, la natura e la montagna in senso lato. Ha pubblicato guide escursionistiche e scialpinistiche: Settanta escursioni nelle valli bresciane e 100 itinerari edite dal Giornale di Brescia, e Itinerari sci-alpinistici dell'Adamello edito da Tipografia Camuna. Al lavoro di giornalista ha affiancato quello di sensibile, originale fotografo e brillante conferenziere. Ha pubblicato pregevoli libri fotografici: Le montagne di Franco Solina edito dal Giornale di Brescia; Adamello gran teatro, Adamello, montagna viva, Guglielmo, il monte sul tetto e Montagna, paesaggio e materia. Ha partecipato a varie mostre fotografiche collettive e personali con notevoli riscontri di critica e di pubblico. È entrato a far parte del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) nel 1961. Nel 1977 è stato insignito dell'Ordine del Cardo e nel 2003 gli è stato conferito, a Falcade (Belluno), il premio De Dolomieu «per il suo prezioso contributo a far conoscere, amare e rispettare la montagna ». Una sua frase famosa: «Arrampica solo se sei in pace con te stesso ».

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