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Biografia George A. Romero
George A. Romero
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George Andrew Romero nasce il 4 febbraio del 1940 nel Bronx, a New York, da padre cubano emigrato e da madre di origine lituane. Durante l’adolescenza dedica molto tempo ai fumetti e al cinema, infatti è intimamente colpito, a 12 anni, da un programma televisivo: le trasmissioni di "The Tales of Hoffman" dei registi britannici Michael Powell e Emeric Pressburger. Studia con passione arte, teatro e design al Carnegie-Mellon Institute, per poi decidere di diventare definitivamente un regista, quando all’età di 14 anni lo zio gli regala una 8mm. Nel 1953 gira il suo primo cortometraggio “The Man From the Meteor”, a causa del quale viene arrestato perché fa cadere un manichino in fiamme da una palazzina. L’anno successivo vince il primo premio al concorso “Future Scientists” con il cortometraggio fantascientifico “Earth Bottom”,acquisendo maggiore sicurezza e un pizzico di popolarità nel campo dei corti. Successivamente si iscrive alla Suffield Academy, nel Connecticut e riesce a prendere parte nel crew del set di “It Happened To Jane/ Twinkle and Shine”, una famosa commedia di Hollywood. Intanto collabora al film "Intrigo internazionale" conquistandosi le lodi di Alfred Hitchcock. Nel 1957 studia Belle Arti all'Università di Pittsburgh, dove realizza molti cortometraggi industriali. Dopo la laurea comincia a firmare dei cortometraggi, degli spot, trailers di altre pellicole e piccoli film per lo show americano "Mister Roger's Neighborhood"permettendo così di far conoscere il suo nome nell’ambiente ma senza riscuotere particolare successo. In seguito, con i suoi amici e con i soldi guadagnati con piccoli lavori fonda una società di produzione e distribuzione: la Image Ten Productions che produrrà un numero vastissimo di pellicole horror. Il 1968 segna il suo esordio alla regia con “La notte dei morti viventi” ("Night of the living dead") con a disposizione un budget di soli 100.000 dollari. Nel film (vagamente ispirato a un racconto di Matheson) i morti tornano in vita animati da impulsi cannibali e assediano una piccola comunità rinchiusa in una casa di campagna i cui proprietari sono stati uccisi. La pellicola diviene un cult per le critiche che Romero rivolge alla guerra, all’uso illecito delle armi e al razzismo, mescolando il tutto a brandelli di carne e spruzzi di sangue che invadono lo schermo. Questo è il primo di una trilogia che sembra voler raccontare un’invasione di morti viventi sempre più grande e impossibile da sconfiggere. Infatti seguono "Zombi" (“Dawn of the Dead”, 1978) che decreta una forte amicizia fra Romero e Tom Savini (addetto agli effetti speciali) ed è anche presentato in Italia da Dario Argento (che ne cura la distribuzione in Europa e Giappone), con la musica dei Gobelin; e "Il giorno degli zombi" (“Day of the Dead”, 1985) che non è un sequel ma dispone di una trama completamente indipendente che in comune con i precedenti ha solo il tema del risveglio improvviso dei morti. Visti i molteplici interessi e l'implacabile sete di curiosità Romero decide nel frattempo di rischiare con il drammatico “There's Always Vanilla” (1971), l'indipendente “La stagione della strega” (1972), all'interno del quale conosce Christine Forrest, che diventa la futura moglie dopo il matrimonio naufragato con Kate Neil e con la costumista Nancy, e il fantascientifico “La città verrà distrutta all’alba” (1973). Intanto firma il documentario “O.J. Simpson – Juice on the Loose” (1974). Poiché non riscuote il successo desiderato ritorna ragionevolmente sui suoi passi e produce “Wampir” (1977) una triste storia di vampirismo (che oggi sarebbe molto apprezzata visto il particolare interesse che si è creato intorno a queste affascinanti figure dai denti affilati) realizzata con uno scarsissimo budget. Si dedica poi a “Knightriders -I cavalieri”(1981) con Ed Harris al quale segue “Creepshow” (1982) che segna la collaborazione con Stephen King che cura la sceneggiatura dei cinque episodi che compongono il film, legati tra loro da sequenze animate per omaggiare i fumetti horror della EC Comics (“Father’s Day” ,” The Lonesome Death of Jordy Verrill”, “Something to Tide You Over”,”The Crate” e “They’re creeping on you” ). Poi tratta l’insolito e modernissimo tema della mutazione genetica con “Monkey Shines – Esperimento nel terrore” (1988). Con “Due occhi diabolici” (1990) film in due episodi, sceneggiato, prodotto e diretto con Dario Argento, intende rendere omaggio al leggendario Edgar Allan Poe. Il film è però aspramente criticato e ritenuto solo una moderna interpretazione del racconto di Poe che inoltre era già stato fonte d’ispirazione per Lucio Fulci in “Black Cat”. Nel 1993 accetta di firmare la trasposizione cinematografica del romanzo di Stephen King “La metà oscura” ma non si sa per quali motivi non porta a termine il progetto della versione teatrale. Nel 2000 dirige “Bruiser – La vendetta non ha volto”,incentrato sulla storia di un uomo che si ritrova inspiegabilmente senza volto, con una maschera bianca priva di qualsiasi lineamento. Nel 2002 rifiuta di dirigere e sceneggiare “Resident Evil”, tratto dal famoso e apprezzatissimo videogioco. Nel 2005 si dedica invece a “La terra dei morti viventi” con Asia Argento, che pur essendo il quarto episodio della saga (facendola diventare una tetralogia) delude moltissimo i fans, forse per l’irraggiungibile ambizione di Romero di voler trasportare sul grande schermo gli orrori dell’uomo, trattandoli in maniera metaforica. In questo contesto infatti i “cattivi” non sono mostri o zombi ma gli stessi uomini che uccidono i loro simili e di conseguenza se stessi. Nel 2007 dirige e sceneggia “Le cronache dei morti viventi” di cui lui stesso ha affermato: «Questo film è venuto dal mio cuore. Non è un sequel ne é un remake. É un nuovo inizio per i morti». Nel 2009 si dedica invece al sesto capitolo dei morti viventi dal titolo "Survival of the Dead". Anche se non tutti i lavori di Romero non hanno sbancato i botteghini, hanno certamente lasciato un segno in tutti gli amanti di questo genere tanto bello quanto macabro e sono utile materia di studio per i registi esordienti che lo considerano il papà degli zombi e leggenda del cinema horror.

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