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Biografia Gianfranco Ferroni
Gianfranco Ferroni
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Gianfranco Ferroni nasce a Livorno il 22 febbraio del 1927 e trascorre l’infanzia nelle Marche, dove la famiglia si trasferisce per seguire l’attività del padre ingegnere. Nel 1944 la famiglia, sfollata per i bombardamenti, si trasferisce a Tradate, nei pressi di Varese. In quegli anni del primo dopoguerra, Ferroni vive un periodo travagliato e di grande solitudine che segnerà, successivamente, anche la sua produzione all’inizio degli anni sessanta. Nel 1946 frequenta l’ambiente dell’Accademia di Brera e del bar Giamaica dove incontra il critico Franco Passoni e artisti come Dova, Crippa, Meloni, Ajmone, Morlotti, Francese e Chighine. Nel 1949 si iscrive al Partito comunista italiano ma nel 1956 straccerà la tessera come gesto di protesta in seguito alla rivolta di Ungheria. Nel 1952 Ferroni lascia la famiglia e si trasferisce a Milano dove frequenta un gruppo di giovani autori (allievi di Aldo Carpi), che saranno i portavoce del movimento del Realismo esistenziale, definito così da Marco Valsecchi. Sono Giuseppe Banchieri, Mino Ceretti, Giuseppe Guerreschi, Bepi Romagnoni e Tino Vaglieri. Dopo la personale alla Galleria Schettini di Milano, esporrà alla Galleria Bergamini. Nel 1957 realizza la prima acquaforte, Periferia, di cui esiste un unico esemplare. Da quel momento, per tutto l’arco della vita, l’attività calcografica diventerà fondamentale nella sua esperienza, tanto da elevarne il corpus inciso (264 incisioni e 115 litografie) al livello, per valore e qualità, della produzione pittorica e fare di lui un maestro indiscusso della grafica del secondo Novecento. Nel 1957 Ferroni è invitato alla quinta edizione della rassegna “Italia-Francia”, a Torino e, l’anno successivo, alla Biennale di Venezia. Nel 1959 partecipa alla Quadriennale di Roma, alla Biennale del Mediterraneo di Alessandria d’Egitto ed è al centro di un’altra personale alla Galleria Nuova Pesa di Roma. Importante la partecipazione alla rassegna bolognese, del 1962, “Nuove prospettive della giovane pittura italiana” e a “Mitologia del nostro tempo”, curata ad Arezzo nel 1965 da Carluccio. Dopo l’ultima mostra alla Bergamini nel 1960 e la presenza alla Biennale di Tokyo nel 1964 e alla Quadriennale di Roma del 1965, Ferroni torna a Venezia per la Biennale del 1968 dove gli viene assegnata una sala personale. Decide tuttavia di aderire ai moti e alle proteste giovanili del momento ed espone i dipinti rivolti verso la parete per l’intera durata della mostra. Dal 1968 al 1972, Ferroni abita a Viareggio, dove dipinge e incide poco. Si tratta di un periodo, infatti, di attesa, passato accanto a nuovi amici, come il pittore e scrittore Sandro Luporini, ideatore con Giorgio Gaber di testi musicali e teatrali. Nel 1974 sposa Carla e nel 1975 nasce la figlia Francesca. Fra le principali esposizioni personali, spiccano quelle al Fante di Spade di Roma e Milano, all’Eunomia di Milano (1969 e 1970), alla Mulina di Modena (1966, 1968 e 1978), alla Galatea di Torino (1964, 1966 e 1970), alla Galleria Documenta di Torino (1974) e alla Galerie Du Dragon di Parigi (1977). Nel 1980 a Napoli allestisce la grande antologica che ripercorre per tappe tutta la sua attività, a partire dal 1958. Questo decennio è caratterizzato anche dall’adesione di Ferroni a un altro movimento, la Metacosa, nome che identifica un gruppo di autori riunitisi nel suo studio milanese già dal 1979 e sostenuti dal critico Roberto Tassi: Bartolini, Biagi, Luino, Mannocci, e Tonelli. Nel 1982 Ferroni è di nuovo a Venezia con una sala personale, scelto dai curatori (Dell’Acqua e Mascherpa). Negli anni ottanta intensifica lo studio sull’incisione e la litografia e concentra molte esposizioni sull’opera incisa, come quella al Palazzo delle Albere di Trento nel 1985. Negli anni novanta ogni travaglio sembra improvvisamente quietarsi e le immagini di Ferroni ne sono la prova; gli oggetti, costantemente protagonisti, fluttuano ora in un’aura di magia e sospensione. Insignito, nel 1993, del Premio Presidente della Repubblica dell’Accademia di San Luca, è protagonista nel 1994 di una vasta antologica alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, con una presentazione di Maurizio Fagiolo dell’Arco. In questo periodo si stabilisce a Bergamo, allestendo un nuovo studio, scenario privilegiato delle sue ultime ambientazioni. Nel 1995 è invitato ancora a Conegliano, alla mostra “Pittura come pittura” a cura di Marco Goldin, mentre risale al 1997 la retrospettiva a Palazzo Reale a Milano. Infine, nel 1999, è premiato alla Quadriennale d’Arte di Roma. Gianfranco Ferroni muore a Bergamo il 12 maggio del 2001. L’anno seguente, con la regia di Elisabetta Sgarbi, viene realizzato il mediometraggio La notte che si sposta - Gianfranco Ferroni, presentato alla 59° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2007 nelle sale del Palazzo Reale di Milano e del Palazzo della Ragione di Bergamo sono state allestite due importanti mostre antologiche in suo ricordo.

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