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Biografia Giuseppe De nittis
Giuseppe De nittis
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Giuseppe De Nittis nacque a Barletta il 25 febbraio del 1846, da una famiglia di ricchi proprietari terrieri. La sua infanzia, tutt'altro che serena, fu segnata dalla morte dei suoi genitori. Così, fu educato dai suoi nonni, prima, e da suo fratello Vincenzo, poi. A Barletta, quando ancora era un giovinetto, De Nittis iniziò a prendere lezioni di pittura da Giambattista Calò, maestro di scuola napoletana, il quale da subito notò le straordinarie doti dell'allievo, e non mancò mai d'incoraggiarlo. I suoi fratelli, invece, ed in particolare il maggiore, Vincenzo, tentarono d'opporsi al desiderio del piccolo Giuseppe di coltivare le proprie doti artistiche, affermando che la vita dell'artista gli avrebbe procurato più dolori che gioie, e soprattutto lo avrebbe condannato ad un'endemica condizione d'indigenza. Ma, gli ammonimenti dei fratelli poterono davvero poco. Il piccolo Giuseppe aveva chiara consapevolezza della propria vocazione artistica, e ferma volontà di coltivarla. Aveva 15 anni quando si recò a Napoli e s'iscrisse all'Accademia di Belle Arti. Tuttavia si scoprì poco interessato alle nozioni ed esercitazioni accademiche, legate ad una concezione dell'arte che egli considerava "retriva e conformista". L'attitudine di De Nittis nei confronti della Tradizione, arrivò a costargli l'espulsione dall'Accademia per indisciplina. Attraverso la pittura De Nittis voleva dare forma alle proprie emozioni. La sua arte doveva rispondere prima di tutto a quest'esigenza. Dipingere non poteva essere un mero esercizio di stile. La sincerità fu la caratteristica che contraddistinse esemplarmente la produzione pittorica di De Nittis. L'amore per la pittura en plein air, ad esempio, fece sì che, nel 1864, a soli 17 anni, De Nittis fondasse la "Scuola di Portici" assieme ad altri giovani pittori. A lungo, la natura nelle sue manifestazioni sublimi e terribili, ma anche ordinarie e quotidiane, rappresentò il soggetto privilegiato dal De Nittis. "La natura, io le sono vicino. L'amo! Quante gioie mi ha dato! Mi ha insegnato tutto". Il 1867 fu un anno importantissimo per De Nittis. Incoraggiato dal suo fraterno amico, lo scultore Adriano Cecioni, presentò alcune opere (Una traversata negli Appennini e Nevicata) alla Promotrice di Firenze, le quali suscitarono profonda ammirazione tra i Macchiaioli. Sebbene con un eccesso di zelo, alcuni abbiano riscontrato nella pittura del barlettano alcune influenze macchiaiole, occorre sottolineare che le differenze tra le soluzioni artistiche adottate dai pittori di scuola toscana, e quelle caratterizzanti la pittura di De Nittis sono notevoli. In particolare, mentre per i macchiaioli il disegno serviva essenzialmente a "contenere" il colore; in De Nittis il disegno era prevalente. Egli attribuiva grande importanza al risalto cromatico ed alla resa del volume, della luce e dei colori. A 21 anni, De Nittis si trasferì a Parigi. In Francia trovò fortuna ed amore. "Se fossi rimasto in Italia, non sarei il poco che oggi sono. È a Parigi che devo la mia fama". In Francia De Nittis fece preziose conoscenze con mercanti d'arte del calibro di Adolphe Goupil, il quale curò il "commercio" delle sue opere. Il bisogno di denaro fu un'urgenza costante per il pittore barlettano. Non che le sue opere venissero pagate poco dai compratori, tuttavia la vita edonistica che De Nittis conduceva aveva dei costi estremamente elevati. Per far fronte alle proprie velleità, De Nittis arrivò a piegarsi alla realizzazione di quadri che incontravano il gusto del grande pubblico, seguendo l'esempio del Meisonnier. Tuttavia, egli non indugiò a lungo in questa pratica, veramente contraria alla sua indole. Grazie al Cecioni, presto si ravvide e riprese a dipingere soggetti tratti dalla vita reale. A Parigi, De Nittis divenne "lo storico del costume del suo tempo". Egli volle ritrarre i luoghi in cui si svolgeva la vita di quella società dinamica ed in crescita, nonché i volti dei suoi protagonisti. Fra i soggetti preferiti delle sue opere parigine, le donne. Donne che egli osservò, conobbe ed amò. Fra esse Léontine Gruville, sua futura sposa, che De Nittis ritrasse più volte ed alla quale la città di Barletta resterà per sempre riconoscente. Infatti, è grazie alla sua sensibilità ed al suo profondo amore per il marito, che gran parte della produzione artistica di De Nittis si trova nel suo paese natale. De Nittis espose spesso le sue opere al "Salon" tempio della haute culture, ma la sua produzione (tutt'altro che conformista) non mancò di suscitare l'interesse degli impressionisti. Questi lo invitarono ad esporre alcuni dei suoi quadri nella galleria da essi stessi allestita sul Boulevard des Capucines. De Nittis accettò ma presto se ne pentì. Infatti, questa scelta, che gli costò la rottura del suo contratto con Goupil, non fu nemmeno compensata da un ingresso a pieno titolo del pittore barlettano nel circolo degli impressionisti, i quali non tollerarono la distanza che egli volle mantenere, dalle concezioni e regole basilari del movimento. Deluso ed amareggiato, De Nittis decise di trasferirsi a Londra. Qui ebbe importanti e fruttuosi contatti con alcuni uomini d'affari, che divennero suoi mecenati e gli consentirono di esprimere la sua arte in tutta libertà. De Nittis non ebbe una formazione culturale vasta. Le sue letture furono scarne. La sua prosa lasciava a desiderare. Tutto ciò, però, si ripercosse sulla sua arte, in modo straordinario, dando vita ad una produzione pittorica unica, lontana dalle correnti dominanti sia in ambito accademico che anticonformistico, la quale divenne espressione sincera e passionale del mondo e dell'esperienza che, di esso, De Nittis fece. L'arte pittorica, l'espressione essenziale ed intelligente della vita, dei suoi colori e dei suoi attori, sono state le ragioni fondamentali dell'esistenza terrena di Giuseppe De Nittis. "Se un giorno mio figlio dovesse domandarmi dove trovare la felicità, io gli risponderei: sii pittore ma sillo come me", il che significava esserlo pienamente, senza compromessi con l'opinione dominante, senza diventare schiavo delle lusinghe della fama. Come un eroe antico, De Nittis morì nel 1884, a soli 38 anni, stroncato da una congestione celebrale. Lasciò un ricordo straordinario di sé in chi lo conobbe, ed un immenso patrimonio artistico, che continua a rinfrancare l'animo di chi si accosti alla sua pittura, per conoscerla, studiarla o semplicemente per farsi incantare da essa. Testo: Nicola Di Molfetta

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