Biografia Gregor Schneider |
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Gregor Schneider (nato a Rheydt nel 1969) si è concentrato nella costruzione di stanze dal 1980, con la complessa correlazione tra la stanza costruita e l’individuo, e con l’interazione tra apparire ed essere. Il fulcro del suo lavoro artistico è una normale costruzione popolare di Rheydt (la cosiddetta “Haus ur” (‘Casa ur’), che egli continuamente trasforma in un luogo di grande impatto emotivo. Schneider costruisce stanze in stanze che già esistono, edifica muri di fronte a muri già esistenti, per cui le singole stanze potrebbero girare, o il soffitto essere mosso su e giù fino a cinque centimetri. Per finire, lui crea anche stanze, che – nei loro elementi e funzioni materiali - sono parte della vita quotidiana. Il lavoro tocca i limiti di quello che noi percepiamo essere una stanza in una stanza, o che riconosciamo come tale. La grande quantità di installazioni, ed il continuo rimodellamento, ricreano costantemente anche nuovi spazi intermedi, cresciuti fino ad essere – dall’interno – indistinguibili insiemi di buchi e precipizi. Porte singole, o entrate nascoste, permettono l’accesso, procurano nuove prospettive e visioni di camere, trascinando l’osservatore nel vortice dell’interno.
Lungo il “Flur” (‘Corridoio’), nella “Treppenhaus” (‘Tromba delle scale’) fino alla “Kaffeezimmer” (‘Stanza del caffè’): un corridoio che conduce attraverso l’edificio e indietro, che pare essere completamente normale. Un visitatore potrebbe andarsene, senza essere stato testimone dell’influenza artistica cui l’edificio è stato soggetto. Dalla “Kaffeezimmer” (‘Stanza del caffè’) alla “Liebeslaube” (‘Nido d’amore’), dal “Puff” (‘Casa chiusa’) al “Loch” (‘Buco’): l’apparente porta falsa è aperta, ed i corridoi, crescendo come crepe attraverso le stanze inscatolate, i passaggi angusti e le scalinate, fungono da barriere contro il semplice movimento tra gli spazi. Il visitatore sperimenta direttamente il proprio corpo, sia in termini di determinazione fisica che psicologica. Secondo l’artista stesso, i termini “visibile ed invisibile non giocano un ruolo prioritario”. Inoltre, “la percezione conscia o inconscia, il riconoscimento e il non-riconoscimento” sono in posizione di primo piano nella sua creatività.
Per il progetto di Venezia, Schneider trasferirà parti considerevoli, usualmente non accessibili al pubblico, e fino ad oggi solo in parte “rimossi” dalla “Casa ur uccisa” – sue testuali parole –, nel Padiglione Tedesco di Venezia. Anche lo spostamento del materiale, o lo “sdoppiamento delle stanze”, sono una componente elementare del suo lavoro artistico. “Potrei magari lavorare altrove, allo scopo di dare meno importanza al luogo,” dice Schneider. L’artista sta costruendo una casa per la sua anima. La collocazione delle stanze dell’edificio rispecchiano degli ego complessi, secondo i principi dell'edificio stesso, e gli forniscono una forma artistica.
Quindi, il progetto di Venezia, definisce contemporaneamente una contro-stanza in opposizione alla storica architettura esterna – che nel 1938 fu trasformata nella forma corrente e ideologicamente strumentalizzata–: qui l’esteriore e là il mondo interiore, qui il collettivo, lì la sfera individuale, qui il fascino di un edificio maestoso e rappresentativo, là la ritirata nei fondamenti dell’ego. Il passo attraverso la porta, l’entrata di una stanza, l’occhiata dietro la serie di ingressi monumentali, porta alle profondità , addirittura agli abissi dell’ego –e perciò anche alla ragione fondamentale dei suoi fenomeni collettivi. La “Totes Haus ur” (‘Casa Morta ur’) di Gregor Schneider, –che è anche il titolo del suo progetto per Venezia- può essere interpretato in molti modi: è una scultura, un disegno di simbolo e immagine, una storia d’entrata ed uno psicogramma, tutto in uno.
Gregor Schneider si è laureato nelle accademie d’arte di Dusseldorf, Munster ed Amburgo. Tra le altre cose, è stato il vincitore dell’Art Award dello stato di Rhine-Westphalia del nord, e della borsa di studio Karl Schmidt-Rottluff. L’artista ha esibito diverse situazioni di stanza della “Haus ur” di Rheydt, in varie mostre personali, comprese le esibizioni alla Kunsthalle di Berna, al Portikus di Francoforte, al museo Stadtisches Abteiberg di Monchengladbach, al museo di Arte Moderna di Parigi, al museo Haus Lange/Haus Esters di Krefeld, così come alla Secessione di Vienna.
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