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Biografia John K. Galbraith
John K. Galbraith
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John Kenneth Galbraith nasce nel 1908 nella regione dell’Ontario, in Canada. Figlio di possidenti di origini scozzesi, dal riconosciuto attivismo politico per il Partito Agrario canadese. Nel 1920 Galbraith si laurea in Agricoltura presso l’Ontario Agricultural College. Nel 1931 si specializza in Economia dell’Agricoltura presso l’Università californiana di Berkeley e nel 1937 rinuncia alla cittadinanza canadese per ottenere quella statunitense. In quello stesso 1937 si sposa con Catherine Atwater (avranno insieme quattro figli) e si reca a Cambridge per un periodo di ricerca. Qui entra in contatto con John Maynard Keynes, le cui idee saranno un punto di partenza per i suoi lavori successivi. Nel 1939 comincia ad insegnare presso l’Università di Princeton, per passare poi ad Harvard nel 1949. Galbraith è uno dei più giovani consiglieri economici del presidente democratico Franklin Delano Roosevelt e continua la sua attività istituzionale anche con il presidente John Fitzgerald Kennedy. Dal 1961 al 1963 diviene ambasciatore in India e stringe una sincera amicizia con il presidente Nehru (il seguace di Gandhi che propone per primo una moratoria contro le armi atomiche). Questo incarico in India di Galbraith si può ritenere funzione della volontà di Kennedy di riavvicinarsi allo Stato indiano, a fronte di una vicinanza maggiore con lo stato pakistano, ‘procuratore’ degli Stati Uniti nella Guerra Fredda. (Curioso è vedere che Galbraith invita in India la moglie del presidente Kennedy, Jacqueline, mentre il marito siede alla Casa Bianca. Oltre a svariati servizi fotografici che la ritraggono sui cammelli e sugli elefanti, Jackie Kennedy incontra le più alte cariche dello Stato in uno dei primi esperimenti di diplomazia parallela, oggi così attuali). Galbraith continua a lavorare instancabilmente fino agli ultimi anni, pubblicando decine di libri e insegnando all’università. Nel 2000 conclude un’esperienza presso il Global Development and Enviromental Institute, che gli vale il riconoscimento del premio Leontief per l’economia. Da molti considerato un iconoclasta ed eretico, Galbraith respinge recisamente le tecniche analitiche ed i modelli matematici che caratterizzano l’economia neoclassica, considerandoli lontani dalla realtà. Piuttosto, seguendo le teorie di Thorstein Veblen, egli ritiene che l’attività economica non possa essere descritta sulla base di leggi inviolabili ma solo a partire dalla considerazione di un complesso prodotto che promana dall’interdipendenza di cultura e politica. In questo senso Galbraith si concentra molto sull’economia istituzionale piuttosto che sugli studi classici. Nel 1952 il suo American Capitalism definisce ‘poteri riequilibratori’ l’unione delle categorie sindacali e delle lobby economiche (molti dei quali oggi chiameremmo piuttosto poteri forti). Nel 1952 pubblica The Great Crash che diventerà un bestseller. In questo libro analizza le cause che hanno condotto al crollo della Borsa di Wall Street e alla Crisi del ’29. Galbraith osserva che quello che colpisce di più, nella creazione della grande bolla degli anni Venti, non è tanto l’enormità dei guadagni o la distanza – di per sé inaudita – tra valore nominale e reale dei titoli quotati, o ancora il numero dei giocatori coinvolti: bensì il ‘ruolo centrale che essa assunse nella cultura del tempo’. La Crisi diviene emblema della catastrofe dell’intera società americana nell’età del jazz, quella ch’era stata solo avventura di utopie, balli, sballi e illusioni. Nel 1958 viene pubblicato quello che viene considerato il capolavoro di Galbraith: The Affluent Society. Galbraith ripete che la teoria economica classica resta valida solo per le ere che precedono quella contemporanea, tempi che egli definisce ‘di povertà’. Oggi, secondo l’autore, vi è stato un passaggio dalla società ‘di povertà’ alla società ‘di opulenza’ e per questo Galbraith suggerisce una teoria economica ‘completamente nuova’.

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