Biografia Michela Marzano |
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Michela Marzano viene spesso definita, con un'espressione da film dell'orrore, "cervello in fuga". Nata a Roma nel 1970, vive a Parigi dal 1999, dove è arrivata dopo un dottorato di ricerca in Filosofia alla Normale di Pisa con Remo Bodei. A 36 anni ha ottenuto l'abilitazione come professoressa universitaria, e attualmente insegna Filosofia morale presso l'università Paris Descartes. In questa intervista, però, non si parla della fuga del suo encefalo ? accompagnato da cuore, gambe, braccia e capelli mossi ? ma del suo ultimo libro, edito in Italia da Mondadori: "Estensione del dominio della manipolazione. ? Dall'azienda alla vita privata". Inserita dal "Nouvel Observateur" fra i cinquanta pensatori più influenti di Francia, Michela Marzano pensa e scrive in francese anche se, nel corso dell'intervista via skype, l'accento romano non lascia dubbi riguardo le sue origini. Sulla sua carta d'identità, alla voce professione, c'è scritto professore universitario: "perché ho la nazionalità italiana; se avessi la nazionalità francese, potrei scrivere "filosofo", ma in Italia non si può". "Dimmi che lavoro fai e ti dirò chi sei". E' d'accordo? Sì e no, nel senso che, da un certo punto di vista il lavoro contribuisce a strutturare la nostra identità e riflette alcune nostre caratteristiche, passioni e capacità, ma non si può credere che nel lavoro ci sia tutto l'essere. Per molte persone, in realtà, il lavoro serve per il sostentamento. Oggi lo si cerca di trasformare nello specchio dell'anima, ma è riduttivo. Lei è molto critica nei confronti di quelli che chiama "nuovi profeti": consulenti di management e di comunicazione, coach. Eppure è provato che, con un buon coach aziendale, la produttività aumenta, e molti manager rimasti disoccupati a causa della crisi si affidano a queste figure. E' una professione alla moda. Le persone che ricorrono ai coach, ai consulenti, sperano di avere una serie di strumenti per trovare lavoro e rafforzare delle competenze. Il problema è che, spesso, questi coach vendono fumo, ovvero ricette stabilite una volta per tutti, che certo possono servire in alcuni momenti specifici ma non risolvono i problemi. Non c'è più il "perché", ma solo il "come". Non c'è nemmeno la possibilità di rimettersi in questione, è come se gli obiettivi fossero fissati dall'esterno. Anche sulla figura del leader come colui "che ha una visione del mondo ed è in grado di stimolare le motivazione personali del suo pubblico" lei è molto scettica. Un'azienda come Apple, però, è così identificata con il suo guru-fondatore, da emanare continui comunicati di rassicurazione sulla malattia di Steve Jobs.
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