Biografia Oreste Baratieri |
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Oreste Baratieri nato a Condino in Trentino Austriaco- morto a Vipiteno/Sterzing Alto Adige Austriaco. Nato col nome di Baratter, decise di italianizzarlo prima in Barattieri e poi in Baratieri. Nel 1860 si unì ai mille di Giuseppe Garibaldi e partecipò con successo alla presa di Capua. Ancora affiliato delle "camicie rosse" dal 1860 al 1866, prende parte alla sfortunata battaglia di Mentana del 1867 contro l'esercito francese e nel 1872 abbraccia la vita militare, dove entra col grado di capitano. Eletto deputato per la Destra storica a Breno, in provincia di Brescia, Baratieri confermerà il suo seggio per sei legislature. Nominato colonnello comanda il 4° Bersaglieri a Cremona nel 1886 poi il 1° reggimento d'Africa (foto sotto con Baldissera). Nel 1892 viene scelto dal re Umberto I d'Italia quale governatore della colonia Eritrea e comandante in capo delle truppe col grado di maggior generale e poi di generale comandante. Nel 1893, in un mandato di governo a Zanardelli, Baratieri ricoprì la carica di Ministro degli esteri per pochi giorni dovendo dimettersi per le rimostranze dell’ambasciatore Austriaco che non voleva irredenti nelle compagini governative dopo il trattato d’alleanza. Alle dimissioni di Baratieri corrisposero anche quelle di Zanardelli. Obbligato dal governo ad invadere l'Etiopia, dopo qualche successo contro gli abissini venne intimorito dall'eccidio di un reparto italiano compiuto sull'Amba Alagi nel dicembre del 1895 e per questo presentò le dimissioni, ma fu costretto dal primo ministro Francesco Crispi (che non intendeva rinunciare alla sua politica colonialista) a prendere le armi contro gli africani, nonostante essi fossero in netta superiorità numerica e logistica. L'attacco si concluse l'1 marzo 1896 con la battaglia di Adua, una delle disfatte più tremende della storia d'Italia. Il 5 Giugno Baratieri venne processato"per abbandono di posto, codardia, e inettitudine di comando". Benchè l'avvocato militare avesse chiesto il massimo della pena, il tribunale lo assolse "per inesistenza di reato", segnandolo però con una grave condanna morale quale "elemento al di sotto delle esigenze della situazione". Negli ultimi tempi della sua vita soggiornò ad Arco, ma morì improvvisamente a Vipiteno, dove si era recato a visitare dei parenti.
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