Biografia Poggio Bracciolini |
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Poggio Bracciolini (1380 - 1459) . Dalle biblioteche monastiche italiane e tedesche, attraverso una lunga serie di viaggi, egli riporta alla luce le opere di aurori quali Quintiliano, Vitruvio, Lucrezio, Stazio Ammiano Marcellino, nonch molti testi ciceroniani. Inoltre, con il costante confronto tra differenti redazioni, attraverso tecniche filologiche raffinate, i testi vengono ricostruiti e restituiti alla loro forma originaria. Bracciolini, tuttavia rivela anche buone doti di letterato. I suoi viaggi e le sue scoperte sono infatti vivacemente descritti nelle lettere, nelle quali l'esaltazione dei classici si congiunge all'esaltazione delle virt umane dell'impegno civile. Il suo epistolario costituisce una delle migliori produzioni della letteratura latina del Quattrocento: del resto l'"epistola", sempre richiamandosi a un modello classico, acquisisce nuovamente la dignit di genere letterario, venendo spesso concepita e composta in vista della pubblicazione. Pur dedicando buona parte della propria vita alle ricerche nelle biblioteche, Bracciolini non ha come ideale la figura dell'erudito che si isola in mezzo ai libri. Al contrario, egli celebra le virt umane che si rafforzano nel rapporto costante tra uomo e uomo e sottolinea con forza la dimensione sociale dell'individuo. Modernissima inoltre, nel suo dialogo De avaritia (1429) , la valorizzazione del denaro come fondamento della societ: se ciascuno si rinchiudesse in un'economia rivolta esclusivamente al soddisfacimento dei bisogni individuali, la societ si disgregherebbe; viceversa, l'accumulazione di denaro fornisce linfa vitale allo Stato, cosicch "l'avarizia" pu essere considerata il fondamento delle istituzioni politiche . Esaminiamo ora le opere principali di Bracciolini : " La liberazione dei classici dagli ergastoli dei Germani " , ossia l' epistola scritta all' amico Guarino Veronese il 16 dicembre 1416 , forse l' epistola pi celebre di tutto il Quattrocento , che ci permette di cogliere dal vivo l' entusiasmo che fu proprio degli umanisti nella loro opera di disseppellimento del mondo antico , di scoperta dei testi , dei documenti , delle opere d' arte ; quella febbre da cui furono presi gli uomini colti d' Italia , che condusse alla restaurazione di innumerevoli aspetti della civilt antica , alla scoperta di opere che avevano avuto un' importanza fondamentale nella storia degli uomini . La scoperta di un testo , smarrito per secoli sotto la polvere , nei sotterranei di un' abbazia gotica , pareva ad essi non solo la conquista di un' opera nuova per il mondo della cultura , ma " un atto di liberazione umana " . Bracciolini fu senz' altro uno dei pi grandi scopritori di opere , e quella di cui parla nell' epistola a Guarino Veronese riguarda la riscoperta delle " Istituzioni oratorie " di Quintiliano . Dalla lettera traspare una notevole commozione di Bracciolini : " qual cosa infatti potrebbe essere , in nome di Dio , pi lieta , pi gradita , pi accetta a te e agli uomini dottissimi , quanto la conoscenza di quelle opere , con l' uso delle quali noi diventiamo pi dotti e , ci che considerato un bene anche maggiore , pi eleganti ? " ; traspare anche la concezione tipicamente umanistica , giunta fino a noi , di come la forma possa essere addirittura pi importante del contenuto stesso . Tuttavia innegabile , accanto alla commozione , una eccessiva compostezza e cura formale , un amore dell' eloquio ornato , una costruzione sin troppo sapiente nella struttura dell' epistola : lascia nei lettori un senso indefinito di disagio , l' impressione che lasciano i prodotti sin troppo lavorati e composti . Bracciolini ci parla di un Quintiliano ingiustamente prigioniero in " questi ergastoli barbari " , di un Quintiliano " triste , in abito luttuoso , come solevano essere i condannati a morte " . Dal punto di vista filosofico , ancora pi apprezzabile risulta il trattato " De avaricia " , ossia l' elogio dell' avidit , nel quale possiamo scorgere quello che fu forse il primo elogio vero e proprio del capitalismo . E' assurdo disprezzare l' avidit , perch " puoi indagare su qualunque attivit , intellettuale o manuale , e niente troverai che sia immune da una notevole avidit " : il denaro stesso , come gi aveva sostenuto Aristotele , non va disprezzato , perch senza di lui non potrebbero aver luogo i commerci e gli scambi tra gli uomini . Disprezzare l' avidit poi assurdo perch in essa si pu riconoscere la molla essenziale delle azioni umane , per non dire il fondamento stesso sul quale si regge il consorzio degli uomini . Ma in fin dei conti che cosa l' avidit ? E' desiderare pi del necessario , secondo Agostino , e quindi , secondo Bracciolini , tutti siamo avidi per natura : non si trover mai nessuno che non voglia pi del necessario . Se poi tutti smettessero di fare ci che oltrepassa le loro necessit , allora si sarebbe costretti , secondo Bracciolini , a coltivare tutti quanti la terra perch infatti nessuno produrrebbe pi di quanto potesse bastare a lui e alla sua famiglia . La carit stessa , uno dei principali valori cristiani , verrebbe meno : nessuno potrebbe pi essere liberale e generoso , perch non sarebbe possibile dare agli altri non avendo nulla in pi . Se bisognasse bandire dalle citt tutti gli avidi , conclude Bracciolini , allora esse rimarrebbero deserte
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