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Biografia Riccardo Bacchelli
Riccardo Bacchelli
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La sua vita e la sua opera si estendono per quasi tutto il XX secolo; la seconda, per vastità e varietà, forse non ha uguali nell’intero panorama italiano. Per coloro che le hanno seguite, i ricordi più vivi sono quelli delle interminabili puntate dello sceneggiato tratto dal suo romanzo-saga Il mulino del Po, con un corrucciato Raf Vallone e l’acre bellezza di Ornella Vanoni. Riccardo Bacchelli è nato a Bologna il 19 aprile 1891 primo di tre fratelli ed una sorella. Il padre Giuseppe, liberale ed amministratore della città, era uno stimato avvocato e la madre Anna Bumiller di origine sveva aiutava il carducci quando il poeta ancora non conosceva la lingua tedesca. In questo clima famigliare sensibile alla politica e alla letteratura Bacchelli compie gli studi classici e inizia gli universitari iscrivendosi alla facoltà di lettere. Non porta a termine gli studi universitari preoccupato di delineare più liberamente gli interessi culturali che andavano già annunziandosi nel 1911 con la pubblicazione de Il filo meraviglioso di Ludovico Clo, edito in fascicoli a Bologna a spese dell'autore. Benedetto Croce si occupò di questo primo lavoro. Nel 1913 a Firenze entra nella redazione de "La Voce" diretta da Prezzolinicollaborando sul settimanale con romanzi, teatro e critica letteraria.Tornato a Bologna nel 1914 (dopo che "La Voce" aveva cambiato indirizzo letterario) pubblica i Poemi Lirici. Combatte come volontario nella prima guerra mondiale; troviamo vari accenni o ampi episodi ispirati a questa dura esperienza umana nei suoi romanzi. Nel 1919 a Roma è tra i fondatori della rivista "La Ronda" e collabora assiduamente con saggi e memorie. Pubblica il dramma Amleto sulla rivista. Vincenzo Cardarelli in una "Lettera ad un vecchio amico" pubblicata su "La fiera letteraria" del 26 febbraio 1950 - in un numero dedicato a Bacchelli - ricordando il momento rondista scrive: "Non ti sarò mai abbastanza grato, caro Bacchelli, per la fedeltà dimostrata alle idee della "Ronda" in quei quattro anni che fummo occupati a far valere un principio letterario ben altrimenti rigoroso di quello che s' era professato fino ad allora nelle cosiddette riviste d'avanguardia. La "Ronda" fu, per intenderci, il risultato del nostro incontro...Tu non potevi essere il direttore e nemmeno colui che la ideò ma piuttosto il collaboratore più convinto, più fecondo e più valoroso". Dal 1922 al 1928 periodicamente scrive su "Il resto del Carlino" di Bologna e si afferma definitivamente come scrittore con Lo sa il tonno (favola mondana e filosofica), 1923, e Il diavolo al Pontelungo, 1927. Nel 1936 Il rabdomante ottiene il Premio "Viareggio". Per questa occasione Bacchelli ebbe a dire: "Quando ebbi la notizia del Premio Viareggio nel 1936, ero al mare, sulla spiaggia di Jesolo, in tenda. La notizia mi fece piacere, ovviamente." Si occupa dei problemi del teatro scrivendo nel "Convegno" ed in "Commedia". Dal 1938 al 1940 pubblica Il mulino del Po (ridotto alla televisione nel 1963, ha ottenuto vastissimi riconoscimenti di pubblico) secondo un ordine ciclico: Dio ti salvi (1938), La miseria viene in barca (1939), Mondo vecchio sempre nuovo (1940). Questa opera, nella quale il documento diventa una testimonianza storica e fantastica impone l'attenzione sullo scrittore italiano anche all'estero. Collabora a varie riviste e giornali (da "La fiera letteraria" di Roma a "La Stampa" di Torino, dalla "Nuova Antologia" di Roma a "Il corriere della sera" di Milano a "L'illustrazione Italiana" di Milano). Nel 1941 è nominato socio della Reale Accademia d'Italia ma si dimette nel gennaio del 1944 quando l'Accademia, dopo i noti fatti del luglio '43, viene ricostruita. Socio dell'Accademia dei Lincei di Roma e della Accademia della Crusca pure di Roma, gli è stata conferita la laurea in lettere, Doctor honoris causa, nell'Unversità di Bologna. Nel 1959 riceve il Premio radiofonico "Italia" per la commedia La notte di un nevrastenico (rappresentata in seguito anche a teatro) e nello stesso anno il premio "Marzotto" per il romanzo I tre schiavi di Giulio Cesare. Già tra i fondatori, è stato presidente della giuria del premio letterario "Bagutta", Milano. Nel 1963 riceve il premio "La penna d'oro". Nella motivazione è scritto: "Non impressionista, non dottrinato, non filologo, non erudito nel senso professionale del termine, il Bacchelli si pone di fronte agli scrittori, ai personaggi storici, ai problemi, alle istituzioni linguistiche del tempo, con l'impegno dell'uomo maturo, con l'equilibrio di chi sa che è nella natura umana di non possedere tutto; in una parola, con la sua saggezza virile. Da qualunque parte si consideri, la posizione del Bacchelli, anche per i valori non transeunti che coglie e innalza ad arte, appare sempre dominante e centrale". E' tradotto in varie lingue ed è apprezzato particolarmente in America, in Inghilterra e nei paesi dell'Europa Occidentale. La prima traduzione Inglese de Il diavolo al Pontelungo fu fatta nel 1929 a cura di Orlo Williams. Il racconto La taglia fu tradotto in francese da Georges Gaussel nel 1929 e fu pubbluicato su "La revue des vivants". La città degli amanti fu tradotta da Orlo Williams in lingua inglese nel 1930. Una passione coniugale appare in lungua ungherese nel 1930; nello stesso anno fu tradotta anche in tedesco. Mal d'Africa fu tradotto in ceco nel 1941; lo stesso libro apparve in Germania nel 1941 nelle edizioni Junker und Dunnhaupt Verlag di Berlino. In tedesco appare anche Il rabdomante nel 1943. Dopo l'edizione definitiva de Il mulino del Po si hanno traduzioni in lingua danese e poi in tutto il mondo. Romanzi e novelle - tra cui Il brigante di Tacca del Lupo, sotto la regia di Pietro Germi - sono stati ripresi per il cinema. Numerosi studi - editi ed inediti - sono stati effettuati negli ambienti universitari anche con tesi di laurea (tra questi è da citare quello di Francesco De Paola). A fare da pendant alla narrativa, testi per musica, libri di viaggi (Bacchelli era anche un eccellente inviato speciale, e un patito d’automobili), scritti di critica musicale, opere teatrali, e ancora, a novant’anni, un ritorno ai versi (In grotta e in valle, 1980), quasi a suggellare una carriera inimitabile sottolineando che la sua essenza più intima e vera restava quella di poeta. Sperimentatore senza parerlo, attento alle ricchezze e sottigliezze della lingua, tormentato e in apparenza impassibile, Bacchelli ha incarnato l’anima più autentica della cultura italiana, quella, sia detto senza intenti riduttivi, provinciale.

Tratto da www.riccardobacchelli.it

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