Biografia Roger Selden |
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Roger Selden, pittore americano
nato a New York, ha nel suo DNA culturale i geni dell’action-painting di Pollock, dove l’azione era corporea
e la materia ed il gesto diventavano tutt’uno con l’autore. Selden studia alla Tyler School of Fine Arts di
Philadephia conseguendo il Bachelor of Fine Arts nel 1966. La purezza e il peso visuale del colore nelle
opere di Lindner, le icone pop di Jim Dine, la capacità di assemblare i più svariati materiali di Rauschenberg
resteranno elementi formali nella ricerca artistica di Selden. Si trasferisce a Roma nel 1966 dove consegue
nel 1968 il Master of Fine Arts alla Tyler School. Qui inizia la sua attività artistica. Conosce Cy Twombly,
frequenta il suo studio e assimila la bellezza del non colore, della materia, della graffiatura, del solco, della
memoria, del tempo che scorre sulla tela come azione mentale. Negli anni Settanta Selden sperimenta
ancora di più la materia e nelle sue opere il senso del tatto predomina sulla vista. I ricordi di Oldenburg danno
corpo alle sue tele riempite di kapok. Dei piccoli “cuscinetti “ bianchi con dei punti scavati nella tela e solo
qualche segno bianco su bianco. Questa corporeità nelle sue opere lo porterà negli stessi anni ad eseguire
delle sculture che rappresentano un mondo di animali realizzati con la tela, kapok e nastri gommati colorati
. “Totem” metropolitani.L’evoluzione di Selden è veloce e continua e nelle opere degli anni Ottanta traccia sulla
tela un universo di oggetti di consumo, rendendoli non oggetti, pretesti per fissare il gesto e l’azione dove il
segno qualche volta diventa addirittura neon colorato. Successivamente, il dinamismo formale del fare e
dell’eseguire è protagonista nella pittura dell’artista. Il pennello e la mano, liberi dalla costrizione della mente,
ricercano l’equilibrio tra materia e colore. La velocità del gesto e la forza del colore sono sempre più evidenti
nelle sue opere più recenti. Il togliere, il coprire, la molteplicità dei gesti creano sulla superficie una
tridimensionalità di piani. L’alternarsi di movimento e pausa fissano sulla tela spazi temporali.
La sovrapposizione della materia, lo strappare, il fissare, il cancellare, creano quella profondità che
contraddistingue l’opera di Selden. Questo metodo di lavoro dà ai dipinti un alone di provvisorietà.
L’equilibrio tra il definito e il non definito, rende le tele in attesa, ma nello stesso tempo si ha l’impressione
che quell’attesa sia appena trascorsa. Selden dal 1968 ha tenuto numerose esposizioni personali in Europa
e negli Stati Uniti e dal 1976 è rappresentato in esclusiva dalla Galleria Naviglio Modern Art.
Nel 1997 realizza per la Sinagoga di Milano 24 grandi vetrate. Roger Selden vive e lavora a Milano e a New York.
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