| Biografia Tommaso Dell'Era |
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Allorquando i movimenti letterari o di pensiero nascono non “de motu proprio”, cioè per ragioni intrinseche all’ambiente socio-culturale su cui insistono, ma trovano linfa in spinte esterofile proprie di quei paesi dove attecchiscono, può accadere che il critico manchi di cogliere, per deficienza di abilità e cultura, l’insorgere di novità creative che esulano dalla realtà corrente incappando in sviste abbastanza grossolane seppure non insolite nella storia della letteratura italiana. Il Novecento Italiano è caratterizzato fondamentalmente da movimenti letterari che balbettano eventi e dettami provenienti d’oltralpe. In fondo, l’unico movimento letterario veramente italiano, è quello futurista. Tutti gli altri e sottolineo tutti, a partire dalla seconda metà del ‘900 ma anche qualche decennio prima, sono figli adottivi di altre letterature. La letteratura italiana è piena di casi letterari. Vi sono Autori che per un caso, post mortem, escono dal buio. Penso a Morselli, a Satta ed ancor più a Tomasi di Lampedusa. Da un po’ di tempo pare sciogliersi la nebbia anche davanti alla figura di un poeta della costiera amalfitana, grazie all’impegno della rivista ANTEREM e del figlio Carlo che insieme all’assessorato alla cultura di Minori ed all’amore per la cultura di Mario Apuzzo, si sono dati da fare per riportare alla luce la figura e l’opera di GIANNINO DI LIETO.
Ancora si dovrebbe fare molto per spazzare via la polvere dell’oblio dalla figura di un altro poeta, FRANCO CAPASSO di Ottaviano.
Qui però vogliamo occuparci di TOMMASO DELL’ERA grandissimo autore di respiro europeo che gli (studiosi?) e la grande editoria hanno pressoché ignorato.
I gioielli più preziosi restano sempre nel fondo della cassaforte e, talvolta, la mancata sortita, ne fa dimenticare l’esistenza.
Nato a Bari nel 1927 scompare dopo un secondo ictus nel 1997.
Prima di morire stava scrivendo “Ruzzi Senili”. È da qui che voglio leggervi un piccolo brano: “Siamo dei cani legati a un piolo. Lo spazio disponibile è delimitato dalla circonferenza formata dal raggio della catena. Alcuni sbadigliano accucciati, altri rosicchiano un osso, altri si fanno un giretto intorno abbaiando ogni tanto, altri tentano una sortita, ma al primo strattone tornano prudentemente indietro: solo pochi osano sfidare il loro limite e tendono la catena fino a strangolarsi”
Pochi tratti, di caustica, lucida osservazione e ne viene fuori il quadro della condizione umana.
Tommaso dell’Era debutta come poeta; ed è delizioso. La cosa strana è che lo fa rispettando metrica e rima. Strana, ma non troppo perché, pur sapendo bene di vivere nel tempo del “verso libero”, sceglie quella forma anacronistica perché meglio si avvicina ai toni ed alle misure della sua interiore musica. Si definisce un musicista mancato perché, morto il padre, ha altro da pensare, dovendo assumersi le responsabilità di capofamiglia.
Tuttavia, questo grande amore per la musica resterà in lui per tutta la vita e per vent’anni si dedicherà allo studio di Mozart e ne scriverà un libro.
A quarant’anni si accorgerà d’essere scrittore di prosa. È allora che si dedicherà esclusivamente e definitivamente a questo tipo di scrittura. Nel 1969 pubblica “UN FICCANASO”presso Schena completamente ignorato dalla critica.
Nello stesso anno in Francia, edito da Gallimard, esce “LE LIVRE DE FUITES” scritto da Le Clézio, che nel 1994 riceverà il titolo di più grande scrittore francese vivente. Tommaso Dell’Era pur dandosi da fare, nello stesso periodo scriverà tre bellissimi racconti “Allegro moderato”, Andante agitato” e “Rondò”, non troverà editori per pubblicarli. Il parallelo per annotare come il successo del francese non trovi corrispondente itinerario per l’italiano. Ciò avviene perché i critici nostrani non si preoccupano di verificare gli autori se questi non girano nell’orbita delle grosse case editrici. Dico questo solo per non infierire troppo sulle loro capacità di giudizio.
Come al solito, lo spazio tiranno mi costringe ad andare al sodo.
A cura di Cosimo Strazzeri, per i tipi della Progredit è in edicola UN PROVINCIALE D’EUROPA, libro che raccoglie gli Atti dei convegni di studio in omaggio a Tommaso dell’Era.
In questo testo il figlio Alfredo contribuirà alla descrizione dell’uomo e dello scrittore; Lo storico della letteratura Cosimo Strazzieri indicherà con sapienza attraverso la lettura de UN FICCANASO la via italiana al NOUVEAU ROMAN; Pasquale Guaragnella , professore di letteratura italiana presso l’università di Bari si occuperà della specificità barese dell’autore nei suoi due libri, I CAVALIERI DI SAN NICOLA e I CARI BARESI; Daniele Giancane, professore di storia della letteratura per l’infanzia presso l’università di Bari, illustrerà le fiabe per adulti di Dell’Era; Corrado Petrocelli, rettore e professore di filologia classica all’università di Bari, mostrerà come il Nostro sia geniale e unico sia quando interpreta sia quando traduce (e non solo) i classici greci; Mario Scotti, professore di letteratura italiana moderna e contemporanea, racconterà con succosa vivacità la conoscenza che egli ha avuto di Tommaso dell’Era dalla primavera del 1946.
Mario Sechi, professore di letteratura moderna e contemporanea presso l’Università di Bari, si occuperà con lucida competenza dei RACCONTI DI VIAGGIO.
Un piacevole libro, bello ed esaustivo da cui la figura del protagonista viene fuori come Lazzaro dalla tomba. È completato da un breve compendio antologico di brani significativi. Bastano per dare il senso e la dimensione della scrittura di Tommaso Dell’Era: sicuramente uno dei più interessanti scrittori del Novecento.
A cura di Salvatore Violante
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