Visualizza post

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i post inviati da questo utente. N.B: puoi vedere solo i post relativi alle aree dove hai l'accesso.


Post - Doxa

Pagine: [1] 2 3 ... 178
1
Arte / Re:Venezia, Biennale d'Arte
« il: Aprile 15, 2024, 15:33:23 »
molto somigliante.

Anche il viso sofferente, causato dalle conseguenze del colpo di pistola ricevuto.


2
Arte / Re:Venezia, Biennale d'Arte
« il: Aprile 14, 2024, 17:06:16 »
Il padiglione allestito dal Vaticano  ospiterà pittura, danza, cinema, installazioni, workshop, performance.

Otto gli artisti: Maurizio Cattelan, con una grande opera esterna sulla facciata della Cappella; Bintou Dembélé, con una coreografia composta per le detenute; Simone Fattal, con un’installazione di placche di lava che si intrecciano con le poesie e i racconti delle detenute; Claire Fontaine, un lavoro sulla consapevolezza attraverso il movimento; Sonia Gomes, con le sue installazioni nella Cappella interna; Corita Kent, con un messaggio che unisce estetica e missione sociale; Marco Perego & Zoe Soldana, con un cortometraggio girato con le detenute; Claire Tabouret, con i ritratti da bambine delle detenute.

Cattelan spiega la scelta del Vaticano di fare in questo carcere il suo Padiglione: “Accende i riflettori sugli invisibili, sulle persone che vivono ai margini della società, su tutti quelli che consideriamo distanti, o teniamo distanti. È un gesto compassionevole, e al tempo stesso rivoluzionario perché ci obbliga a mettere piede in un territorio inesplorato, a guardare negli occhi chi ha perso la libertà”.


Veduta esterna del carcere femminile nell’isola della Giudecca

L’opera di  Maurizio Cattelan è sul muro esterno del carcere: è  un’immagine in bianco e nero della pianta dei piedi di un uomo. Può ricordare un’iconografia rinascimentale come quella del Cristo morto di Mantegna, o la crocifissione dipinta da Caravaggio.




Il dissacrante artista Cattelan  è colui che a Milano chiese ed ottenne di collocare  in piazza Affari,  davanti la Borsa Valori il famoso dito medio

Milano, piazza degli Affari

La sua opera che però ha  fatto discutere è stata “La nona ora”, del 1999. La scultura  raffigura il pontefice Giovanni Paolo II a terra, in grandezza naturale,  adagiato su un tappeto rosso colpito su un fianco da un meteorite. Il riferimento è evangelico: la nona ora corrisponde alle 15, Gesù morì sulla croce.
 
L’artista   con questa scultura  ha voluto suggerire che qualsiasi potere può essere messo in discussione da logiche ed eventi avversi, mettendo in pericolo anche la vita di un pontefice. L’opera è stata poi battuta all’asta per la cifra di 886 000 dollari.


Maurizio Cattelan, La nona ora, 1999. Lattice, cera, poliestere, roccia vulcanica, tessuto, pastorale in argento, tappeto, vetro. Collezione privata.

3
Arte / Venezia, Biennale d'Arte
« il: Aprile 14, 2024, 17:04:31 »
Da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024 a Venezia nei Giardini di Sant’Elena e all’Arsenale ci sarà la 60/esima Esposizione Internazionale d’Arte, dal titolo “Stranieri ovunque” - Foreigners Everywhere.

Quest’anno il Padiglione del Vaticano è nella Casa di reclusione femminile, alla Giudecca, è un antico monastero fondato nel XII secolo, poi usato per ospitare e rieducare le prostitute, perciò detto il “Convento delle Convertite”.

Il Padiglione è dedicato al tema dei diritti umani e alla figura degli ultimi, locatari di mondi marginalizzati, dove i nostri occhi raramente arrivano. Si cerca di favorire la costruzione di una cultura dell’incontro, perno centrale del Magistero di Papa Francesco.

La mostra della “Santa Sede” ha come titolo: “Con i miei occhi”, che evoca il sonetto 141 di William Shakespeare:

“ A dire il vero io non t’amo con i miei occhi
perché in te notano un’infinità di colpe;
solo il mio cuore ama quanto essi sdegnano
e a dispetto loro, è lieto del suo ardore.

Né il mio udito si delizia al tono della tua voce,
né il mio sentimento è prono a volgar lussuria,
né il gusto o l’olfatto voglion essere invitati
a un erotico banchetto soltanto col tuo corpo:
ma né i miei cinque spiriti o i miei cinque sensi
possono dissuadere dall’amarti un pazzo cuore
che lascia incontrollata questa parvenza d’uomo
perché schiava sia e vassalla del tuo superbo cuore:
ma io volgo a privilegio questa mia sventura
perché godo la penitenza di chi mi fa peccare”
.


Il titolo della mostra vaticana evoca anche il biblico “Libro di Giobbe”: “I miei occhi ti hanno veduto”

Giobbe rispose al Signore e disse:
“Comprendo che tu puoi tutto
e che nessun progetto per te è impossibile.

Chi è colui che, da ignorante,
può oscurare il tuo piano?

Davvero ho esposto cose che non capisco,
cose troppo meravigliose per me, che non comprendo.

Io ti conoscevo solo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti hanno veduto.

Perciò mi ricredo e mi pento
sopra polvere e cenere”.

(42, 1 – 11).

Segue

4
Arte / Les amants
« il: Aprile 13, 2024, 10:38:03 »
Il pittore surrealista belga René Magritte (1898 – 1967) nelle sue opere ebbe la capacità d’insinuare dubbi sul reale: lo allude come  enigma, come sogno. Infatti il suo stile è definito “illusionismo onirico”, per esempio un paio di scarpe  che diventano dita di un piede, oppure un paesaggio simultaneamente notturno nella parte inferiore e diurno in quella superiore.

Nel 1912 la madre si suicidò nel fiume Sambre. Venne trovata con la testa avvolta dalla camicia da notte.  Questa immagine rimase impressa nella mente dell’adolescente René e la manifestò in alcuni suoi dipinti, come “Le fantasticherie del passeggiatore solitario”, “L’histoire centrale” e “Les amants”. Questi quadri diventarono per lui luogo del dramma, spazio per affrontare il dolore e raffigurarlo, forse esorcizzarlo.


René Magritte, Les amants (Gli amanti), olio su tela, 1928, MoMa, New York

Raffigura due amanti che si baciano.  Ciascuno ha la testa coperta con un foulard bianco che impedisce loro di vedersi e comunicare. Il panno è abilmente dipinto con pieghe in chiaroscuro.

Tra le due figure quella più emblematica è la figura maschile: giacca scura, camicia bianca e cravatta.  Secondo gli esperti rappresenta il padre di Magritte che dà un ultimo bacio alla moglie, appena morta, con il volto coperto dal dolore.

Le interpretazioni  possono essere numerose. Nascondendo i volti il pittore vuole mostrare i molteplici significati del reale attraverso nuovi punti di vista:

“C’è un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente” (René Magritte).

De “Gli amanti” ne fece due versioni, la prima è conservata nella National Gallery of Australia, la seconda, più famosa è al MoMa di New York.

Il tema degli amanti è spesso presente nei dipinti di Magritte: hanno per oggetto un uomo e una donna affiancati, con il volto scoperto, oppure coperto con un foulard bianco.

Nel dipinto titolato “L’histoire centrale”  non ci sono due amanti ad avere il volto coperto, ma è raffigurata solo una donna.


René Magritte, L’histoire centrale, olio su tela, 1928

In questo dipinto ci sono tre elementi posizionati in modo tale da formare un triangolo: la tuba (strumento musicale)  una valigia, la donna: un panno le copre il viso, lo regge sotto il collo con la mano sinistra.

Quella valigia forse allude alla partenza verso l’aldilà.

5
Letteratura che passione / Romantasy
« il: Aprile 12, 2024, 11:11:55 »


Dall’unione di due parole: “romance” + “fantasy” è stato elaborato il neologismo "romantasy": è il fenomeno letterario e sociale del momento, caro in particolare alle adolescenti che amano l’avventura e il lieto fine.

Nei libri fantasy romantici  la trama  è basata su una relazione d'amore tra due personaggi, spesso ambientata in un contesto fantastico o ultraterreno.

Questo genere letterario diffuso dai social media, in particolare “TikTok” e “Instagram”,  è molto popolare tra i giovani.

Il romanzo privilegia i sentimenti, le passioni, l’amore e l’eros; il fantasy ha come base avventure immaginarie,  creature mitiche, personaggi dai poteri soprannaturali, regni magici che consentono ai protagonisti  di esplorare un mondo nuovo ed emozionante mentre si innamorano.

Gli esiti di questa commistione di stili e scritture, di personaggi e situazioni, sono vari e imprevedibili.

Le autrici di successo in questo periodo sono Rebecca Yaross e Sara J. Maaas, ai primi posti delle classifiche in Europa e negli Stati Uniti. Le due scrittrici si dilungano nelle saghe di ragazze che cavalcano draghi (Fourth Wing) o  di creature magiche metà fate e metà umane /Crescent City).

E’ antica la commistione tra il mondo fantastico e le tematiche amorose-drammatico-sentimentali. Per esempio è presente  in varie fiabe, come Cenerentola, Biancaneve e i sette nani, ecc..

Il romantasy permette  immaginare altre dimensioni, accompagna il desiderio di perdersi in un mondo altro, tipico dell’adolescenza.

I personaggi sono complessi e questi romanzi  hanno al loro interno venature gotiche, noir, ma anche erotiche e horror dando vita ai filoni del Gothic fantasy.

Difficile stabilire un perimetro del romantasy,  comunque la vicenda deve seguire le regole romance ed è di rigore il lieto fine, l’happily ever after = per sempre felici e contenti.


6
Parliamo di... scrittura / Re:"Che cosa è l'uomo ?"
« il: Aprile 11, 2024, 17:11:07 »
Buon pomeriggio Olivia,

sei una new entry perciò benvenuta.

Hai ripetuto una frase che io ho scritto tre anni fa nel mio post, ti va di dirmi perché ? Per dire cosa ?  :dsew:

7
Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Sentiero
« il: Aprile 01, 2024, 13:04:25 »
Di solito un sentiero viene creato dal continuo passaggio di animali e persone.


 

Camminare nei sentieri che s’inoltrano nei boschi di pino silvestre, abeti, faggi e betulle. E’ un andare secondo natura, come i Sami e gli Inuit, senza mappe o GPS, affidandosi al sole, ai crinali dei monti, ai venti, alla visione dell’ambiente avvolto dal silenzio, avvolgente come la nebbia.  Un passo dietro l’altro nell’inconoscibile, solo con l’uso degli occhi e della mente, e diventa psicoterapia itinerante. Sostare e contemplare il mistero dell’universo, come davanti a un disvelamento.



tipico sentiero prealpino


Seguire un sentiero che s’inoltra tra vegetazioni spesso selvatiche è un’esperienza interessante ma nel contempo inquietante.

La Commissione Escursionismo del Club Alpino Italiano ha classificato i sentieri in sette tipologie:

1. turistico, sentiero facile in località turistiche;

2. escursionistico, anche questo privo di difficoltà e collegato a dei rifugi per la sosta;

3. attrezzato, per escursionisti esperti e caratterizzato dalla presenza di funi o scale;

4. alpinistico, con dei gradi di difficoltà, adatto a escursionisti esperti e necessita di un equipaggiamento adeguato;

5. via ferrata, è su pareti rocciose e sulle creste montuose, attrezzato con funi o scale;

6. storico, importanza della via e ne valorizza l’aspetto culturale;

7. tematico, a scopo formativo, non presenta eccessive difficoltà.


Esistono anche altri tipi di classificazione. Una è relativa alla lunghezza e suddivide i sentieri in breve, media e lunga percorrenza. I primi sono itinerari circolari, senza grandi difficoltà con una durata massima di due giorni. I secondi, supportati da attrezzature ricettive, adatti ad escursionisti esperti e possono prevedere una camminata sino a sette giorni. Quelli di lunga percorrenza si caratterizzano per la durata di molti giorni di marcia e sono dotati della necessaria ricettività lungo il percorso.

Un’altra classificazione è legata al carattere funzionale dei sentieri. Li divide in sentieri:

di fondovalle, che collegano i paesi tra di loro;

di accesso dai fondovalle, che  conducono ai rifugi montani ai passi e cime.

attrezzati: sentieri dotati di segnaletica, tratti attrezzati (scale di ferro, cordini, staffe, appigli, ecc.)

vicinali: sentieri creati su fondi privati e usati per collegarsi a una pubblica via. Nelle mappe catastali possiamo riconoscere il sentiero vicinale in quanto nella sua intersezione con le strade principali è chiuso e non ha un passo carrabile. Di fatto viene usato solo per il passaggio di persone e animali in quanto privo dei requisiti necessari occorrenti per il transito di automezzi.

Un  sentiero è utile  se viene usato. Scoprire nuovi sentieri o rendere fruibili quelli coperti da rovi ed erbacce, significa creare le condizioni  per continuare la funzione che aveva quando fu realizzato.



sentiero costiero che conduce al faro sul promontorio

8
Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Sentiero
« il: Aprile 01, 2024, 13:01:57 »
Nel precedente post ho citato il Vicus Iugarius: nell’Urbe collegava il forum magnum ai fora  Holitorium, Bovarium e l’area del porto fluviale.

[Una strada era  detta vicus se in un tratto in piano, clivus se in salita. Il termine “via” veniva dato solo a poche strade, come la Via Sacra e la Via Nova].

Il Foro Olitorio (Forum Holitorium in latino) è un'area archeologica alle pendici del  Campidoglio  tra il Teatro di Marcello e il Foro Boario.

In epoca romana il forum Holitorium era adibito a mercato della frutta e della verdura. Al suo interno c’era una statua bronzea di elefante: l’Elephas Herbarius; una zona era  riservata a tre tempietti dedicati  rispettivamente a Giano, Speranza e Giunone Sopita. 


In primo piano la posizione dei tre templi rettangolari del V sec. a. C. nel Foro Olitorio. Sulla sinistra il Teatro di Marcello. Chi era ? Marco Claudio Marcello era il nipote di Cesare Ottaviano Augusto, figlio della sorella Ottavia, che Augusto aveva designato come suo erede, dandogli in moglie la propria figlia Giulia, ma morto prematuramente.


Veduta di ciò che resta del Teatro di Marcello con le superfetazioni adibite ad abitazioni

Nelle vicinanze  c’era il Foro Boario (in latino Forum Boarium o Bovarium),  dedicato al mercato del bestiame e della carne.


(dal plastico nel  Museo della Civiltà Romana, nel quartiere E.U.R.): in basso, al centro dell’immagine, l’area pianeggiante del foro boario. Anche in questa zona commerciale c’erano dei templi: il tempio e l'ara dedicati  ad Ercole Vincitore e il tempio di Portunus (tempio della Fortuna Virilis).
Visibili le fluviali banchine del Portus Tiberinus, adiacente al Pons Aemilius (Ponte Emilio), il più antico ponte in pietra sul Tevere (Tiber).

segue

9
Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Sentiero
« il: Aprile 01, 2024, 12:59:28 »
La parola “sentiero” deriva dall’antico francese “sentier”, e questo dal  tardo latino “sēmĭta,  che nel tempo subì la modifica in "semitarium" (o "semiterium "), a sua volta derivato da "semitarius".

Nell’antica Roma c’era una via denominata “Alta Semita” (= sentiero alto, in latino), corrispondeva all’ingresso in città della Via Salaria e della Via Nomentana, attraverso la Porta Collina. Il suo percorso corrisponde alle attuali via del Quirinale e via XX Settembre, lungo la sommità del Colle Quirinale.

La Porta Collina: era una delle  4 porte urbiche  nelle mura difensive di Roma nel VI sec. a. C..  Secondo la tradizione in epoca monarchica le fece costruire il re Tarquinio Prisco, poi  fatte ampliare dal successore, Servio Tullio, il sesto dei cosiddetti “Sette re di Roma”, e da questo presero il  nome di “Mura Serviane”.


 
tratto di mura serviane al di fuori della Stazione Termini


 
Quella porta nella cinta muraria  era collocata  all'incrocio tra le attuali via Goito e via XX Settembre. Fu demolita nel 1872 per la costruzione del grande edificio del Ministero dell’Economia (ex Ministero delle Finanze). 

In epoca imperiale il percorso dell’Alta Semita fu interrotto nel 112  per la costruzione del foro e dei mercati traianei, progettati dall’architetto Apollodoro di Damasco durante l’impero di Traiano. Furono edificati per celebrare la vittoria dei Romani sui Daci.

Altra deviazione l’Alta Semita l’ebbe nel 315 circa sul colle del Quirinale per la costruzione delle Terme di Costantino I. Questo complesso termale fu l’ultimo del suo genere nell’antica Roma. Era ubicato nell’area attualmente compresa tra piazza del Quirinale, via Ventiquattro Maggio, via della Consulta e via Nazionale, in corrispondenza dei giardini di palazzo Rospigliosi. Queste terme furono danneggiate nel 367 da un incendio, saccheggiate nel 410 dai Goti comandati da Alarico. Restaurate nel 443 e abbandonate all’inizio del Medioevo.

Costantino I aveva la sovranità sulla pars occidentalis dell’impero  romano, invece Licinio regnava sulla pars orientalis.

E’ quel Costantino che nel gennaio del 313 a Milano permise (d’accordo con Licinio) di rendere il cristianesimo “religio licita”  e autorizzò la restituzione alla Chiesa dei beni confiscati.


Dalla Porta Collina l’Alta Semita entrava in città,  passava vicino le Terme di Diocleziano e al tempio di Serapide, scendeva dal Colle Quirinale verso il Foro (Forum magnum, di epoca repubblicana) e forse si raccordava al Vicus Iugarius: significa "strada dei costruttori di  gioghi”: il “giogo” è un attrezzo che serve per la trazione animale; è  una barra trasversale che viene  per esempio applicata al collo di una coppia di buoi, usati per trainare un carro o un aratro. 



segue

10
Pensieri, riflessioni, saggi / Sentiero
« il: Aprile 01, 2024, 12:57:10 »
A volte basta una parola, una sola parola permette di comporre alcuni post,  un esempio è il sostantivo “sentiero”, può condurmi ovunque: sui monti, al mare, in un bosco...


 Vincent van Gogh, “Sentiero nel bosco, olio su tela, 1887, Van Gogh Museum, Amsterdam

Van Gogh lo realizzò mentre era a Parigi,  dal 1886 al 1888.

In questo dipinto riuscì ad armonizzare colori contrastanti.

La luce solare penetra  tra i rami degli alberi e tra le foglie sparse sul sentiero, colorandole con numerose sfumature.

Nelle zone d’ombra il fogliame presenta varie tonalità di ocra e di verde, attraverso esse compare il colore celeste del cielo.

Segue

12
Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Imparare a vivere
« il: Marzo 19, 2024, 08:08:24 »



Come si impara a vivere?  Io non lo so !

Arrivi ad una certa età pensando di aver imparato qualcosa e invece ti accorgi che quello che hai imparato è ormai superato, fa parte di quel mondo che, mentre sei  impegnato a conoscerlo, già sta cambiando. 

Come  si può imparare a vivere se tutto attorno a te cambia in continuazione?

Un mio conoscente ha da poco imparato ad usare il computer e già lo stanno assillando con  l’intelligenza artificiale.

Ti dicono che bisogna adattarsi al mondo che cambia, che imparare a vivere consiste proprio nell'imparare ad adattarsi.

Dicono anche che durante  la vita i problemi  che s’incontrano sono proprio quelli che ci danno importanti lezioni, positive o negative,  fanno riflettere e inducono a percorrere un’altra strada.

 :mah:

13
Pensieri, riflessioni, saggi / Imparare a vivere
« il: Marzo 18, 2024, 14:32:16 »


Il prof. Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica nell’università di Torino, ha recentemente pubblicato da Laterza un suo libro titolato: “Imparare a vivere. Vivere, sopravvivere, previvere, convivere”: sono le tappe attraverso cui questo libro  fa riflettere sul significato della vita e a come  si possa imparare a vivere. Ciò è possibile ? Stando a quanto scrisse due mesi prima di lasciare il mondo l’amico fraterno di Ferraris, il filosofo Jacques Derrida, imparare a vivere non è possibile, perché significherebbe accettare definitivamente il fatto di dover morire.

Se si accetta l’idea heideggeriana che la morte conferisce alle nostre azioni un orizzonte di significato, è anche vero che il pensiero della morte, quando riesce a farsi spazio nella mente non ne esce più e ci immalinconisce.

In questo libro l’autore  spazia su vari temi ma inizia descrivendo una caduta accidentale che lo costringe ad una sosta nella propria quotidianità. Egli dice che nel  momento in cui ci si ferma, la galassia di sentimenti e risentimenti che emergono è fatta dalla memoria delle cose vissute nel passato, nel proprio intimo, attraverso gli altri, intrecciata alle cose apprese anche attraverso  i libri, la letteratura, da Montaigne a Heidegger, da Nietzsche a Derrida, da Proust a Yourcenar, da Fitzgerald a Hemingway.

Il banale incidente sembra suggerire che tutto quello che avevamo ritenuto stabile, potrebbe finire.  Che forse non abbiamo ancora imparato a vivere. È proprio in quel momento che vale la pena di provarci ancora una volta, sperando che il vento si levi, disincagliandoci dalla secca in cui siamo finiti.

“Il nostro tempo ha una scadenza ultima e la realtà ci oltrepasserà, esisterà ancora e indipendentemente da noi, quando noi saremo trapassati. L’errore fatale che possiamo commettere è quello di ignorare la questione: come il pesce dell’aneddoto raccontato da David Foster Wallace (che, per dovere di cronaca, si è suicidato) e che campeggia quale simbolo sulla copertina del libro. Due giovani pesci, nuotando, ne incontrano uno più anziano che chiede loro «Com’è l’acqua, oggi?»; ma uno dei due giovani risponde: ‘Cos’è l’acqua?’. Come l’acqua per i pesci che non sanno di nuotarvi, così può essere per noi una vita vissuta nella totale inconsapevolezza; il che costituisce un grande peccato, se non religioso di certo filosofico”.

Ferraris ha fede in quella che egli definisce  la “cultura tecno-umanistica”.  Secondo lui, noi esseri umani siamo composti da due nature indissolubili: la natura organica, che cessa con la morte, e la natura tecnica, capace di sopravviverci, nella misura in cui l’essenza di homo sapiens coincide con la sua abilità tecnica; e ciò sin dai tempi remoti in cui imparò a fabbricare manufatti e a raccogliersi in gruppo attorno a un fuoco per narrare storie. Infatti, l’artefatto tecnico più straordinario di cui dispone la nostra specie è la scrittura, la trascrizione di storie in documenti capaci di trasmettere il sapere alla collettività al di là della cessazione della vita del singolo. Gli apparati di registrazione, pitture rupestri, papiri, taccuini, volumi, pdf o podcast, film o anche solo post sui social,  rappresentano una forma di sopravvivenza, se non del corpo, quantomeno del corpus di informazioni (più o meno utili) da tramandare ai posteri.

C’è, anche, l’esercizio del previvere, cui ci si dedica da giovani immaginando cosa sarà il futuro adulto fintanto che il futuro non si fa davvero presente, sovrastandoci con la sua ingombrante realtà. Possiamo previvere grazie alle opere letterarie o cinematografiche, attraverso la finzione, utile frutto di quella cultura tecno-umanistica di cui Ferraris tesse l’elogio: le opere di finzione ci fanno provare con l’immaginazione esperienze che avranno un’inevitabile ricaduta nel modo in cui vivremo la nostra vita.

Nella scrittura, nella lettura, nella comunicazione e condivisione di documenti c’è l’insegnamento che ci proviene dal convivere. Siamo animali socievoli, inestricabilmente legati agli altri, a chi ci sta a fianco e a coloro di cui leggiamo a distanza di secoli. Sono gli altri a darci un significato, sin dalla nascita, sin da quando imparammo a sorridere imitando il sorriso di nostra madre e a recitare filastrocche. Oggi, nell’era dell’individualismo e del narcisismo, è importante ribadire che la convivenza e l’empatia costituiscono l’essenza stessa della nostra umanità e il vero antidoto a ogni forma di nichilismo.

14
Cogito ergo Zam / Re:Acqua di Colonia
« il: Marzo 16, 2024, 18:22:32 »
A Colonia nacque una donna di potere che amava profumarsi: Agrippina Minore, moglie dell’imperatore Claudio e figlia di Germanico.
 
L’attuale Köln nell’epoca dell’espansione militare romana era abitata dalla tribù germanica degli Ubi, la quale nel 39 a. C.  ebbe il permesso di trasferirsi dalla sponda destra alla sponda sinistra del fiume Reno, area in precedenza occupata da un’altra tribù. Nel luogo le milizie romane costruirono un oppidum, un accampamento militare fortificato, che fu denominato “Oppidum Ubiorum”. In seguito divenne un villaggio:   il 6 novembre dell’anno 15 d. C. vi nacque  Agrippina Minore, figlia di Agrippina Maggiore, moglie di Germanico.
 
Nel 49 d. C. Agrippina minor chiese al marito, l’imperatore Claudio,  di elevare al rango di colonia  il luogo  dove ella  era nata.  E fu istituita la “Colonia Claudia Ara Agrippinensium” (= Colonia di Claudio e Altare di Agrippina), in breve, “Colonia Agrippina”.


Una veduta di Colonia



Iulia Agrippina Augusta,  meglio conosciuta come Agrippina minor (notare la riccioluta capigliatura),  Museo Archeologico Nazionale, Napoli


Sposò l’imperatore Claudio, suo zio, il quale nel febbraio del 50  adottò il figlio da lei avuto dal precedente matrimonio con  Gneo Domizio Enobarbo: quel figlio era Nerone,  nato il 15 dicembre dell’anno 37.

Nello stesso anno concesse ad Agrippina il titolo di Augusta un onore questo, mai riservato in precedenza alla moglie di un imperatore.

Il 13 ottobre del 54 Claudio morì; la sua morte è imputata da quasi tutte le fonti antiche ad Agrippina, che l'avrebbe avvelenato, secondo alcune versioni con un piatto di funghi, poiché temeva ripensamenti da parte sua circa l'adozione di Nerone; questo, ormai sedicenne,  fu acclamato come nuovo imperatore,   inizialmente con la tutela della madre e del noto filosofo Seneca.

Il rapporto tra madre e figlio, però, non era solido e collaborativo. Nel mese di marzo del 59 la fece assassinare mentre la donna era a Baiae,  l’attuale Baia, frazione di Bacoli, Comune dell’area metropolitana di Napoli

15
Cogito ergo Zam / Acqua di Colonia
« il: Marzo 15, 2024, 18:39:00 »
Historia mirabilis dell’Acqua di Colonia: perché  è  detta “di Colonia” ?
 
Per saperne di più andiamo in Piemonte, verso il Lago Maggiore,  poi ci spostiamo  a Domodossola, (provincia del Verbano-Cusio-Ossola), nella piana del fiume Toce, alla confluenza di sette valli (Val Bognanco, Val Divedro, Valle Antigorio-Formazza, Valle Isorno e Val Vigezzo).

Ci addentriamo nella Valle Vigezzo, di origine glaciale,  ha la forma di una U; per la sua particolare orografia  è differente dalle altre valli ossolane.  In questa valle c’è  un piccolo paese, si chiama Santa Maria Maggiore, è tra le Alpi Lepontine, nel lembo superiore del Lago Maggiore: dista circa 30 km da Locarno (Svizzera) e 20 km da Domodossola.


parziale veduta della Val Vigezzo



Santa Maria Maggiore: veduta del piccolo paese di circa 1300 abitanti.  Il  toponimo deriva dal nome della locale chiesa.

Questa località è nota per il museo dedicato allo spazzacamino, e vi si svolge  l’annuale raduno internazionale degli spazzacamini nel primo fine settimana di settembre. Non basta, in questo luogo  c’è anche la “Casa del profumo Feminis – Farina”: due personaggi determinanti nella storia dell’Acqua di Colonia. 

Giovanni Paolo Feminis nacque a Crana (frazione di Santa Maria Maggiore) nel 1660 circa  è morì in Germania, a Colonia, nel 1736. 



autore anonimo, ritratto di  Giovanni Paolo Feminis.

Emigrò in Germania  in giovane età. Si stabilì prima a Bergka (oggi Rheinberg), poi dal 1685 a Mainz (Magonza). Nel 1693 anni si trasferì a Koln (Colonia) dove svolse l’attività di profumiere e creò l’Eau Admirable ou de Cologne. 

Importante, per il successo dell’Acqua di Colonia, fu l’amicizia e il sostegno economico del mercante Giovanni Maria Farina, anch’egli di Santa Maria Maggiore ed emigrato a Maastricht, che ne seguì la commercializzazione.

Dopo la morte del Feminis l’attività commerciale fu ereditata da Giovanni Antonio Farina,  nipote di Giovanni Maria Farina.

Il figlio di Giovanni Antonio,  Jean Marie Farina, perfezionò la formula. Il profumo ebbe successo e aprì  una boutique in Rue St. Honorè, a Parigi, da dove l‘Eau de Cologne veniva  spedita alle corti di tutta Europa. Grande estimatore e consumatore fu  Napoleone  I Bonaparte, ma anche Goethe, Voltaire e la regina Vittoria d’Inghilterra,


Pagine: [1] 2 3 ... 178