Autore Topic: Amore e Psiche (Seconda Parte)  (Letto 3069 volte)

Steven Joseph

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Amore e Psiche (Seconda Parte)
« il: Maggio 02, 2014, 22:25:01 »
Arrivò di nuovo la tanto agognata sera. Aspettai una mezz’oretta dopo che tutti si furono rintanati nelle loro stanze e mi avviai verso l’uscita. Mi incamminai in direzione del lago con una celerità carica di eccitazione, ma anche di ansia. Proprio in quel momento, infatti, un dubbio si introdusse in me sinuosamente. Il timore che quella notte il mio misterioso amico non si presentasse prese a divorarmi con la ferocia di un leone. Appesantita da questo dubbio, mi sedetti sulla riva e aspettai. Il tempo passava infinito e, seppure avessi l’orologio al polso, non mi fidai di ciò che mi diceva e continuai a sostenere che non potessero essere passati soltanto dieci minuti. Secondo la mia stima, ero lì seduta da circa tre ore e mezza. All’improvviso ogni mio dubbio fu annientato da ciò che per un’ intera giornata avevo sognato e sentito attorno a me. Quella dolce fragranza di primavera mi attorniò quasi premendo sulla mia pelle, mi attraversò la trachea e si propagò dentro di me lentamente. Alle mie spalle qualcuno si mosse. Era lui. Quella silhouette che avevo imparato a riconoscere mi si avvicinò e si sedette alla mia destra. Ancora una volta, come la sera prima, la notte era testimone del nostro incontro, così il buio avvolgeva quella figura, nascondendone l’aspetto.
- Ti aspettavo - gli dissi.
- Anch’io ho aspettato con ansia il momento di rincontrarti - Le sue parole scorrevano dolci dentro di me e mi riempivano di sicurezza. A lui importava di me. Ne ero più che certa. - Ad ogni modo- fece poi- Ieri sera non ho avuto il coraggio di chiedere il tuo nome -
Immediatamente il mio volto si tinse di rosso ma lui, per fortuna, non poté accorgersene.
-Ok. Ecco il momento più imbarazzante, ovvero dire il mio nome. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato -
-Perché imbarazzante? Come mai potrai chiamarti?-
- Mi chiamo Psiche. In greco significa “Anima” e mia madre lo scelse perché adorava l’antica Grecia e i miti degli Dei e degli eroi. Ha sempre amato questo genere di cose -
-E’ un nome stupendo – mi disse.
- Sì, certo. Dici così solo per farmi contenta ma sappiamo entrambi che ti sei chiesto quanto malata doveva essere mia madre per chiamare sua figlia in questo modo -
-No. Assolutamente - fece lui, divertito.
- Io amavo profondamente mia madre. Certo, non doveva essere molto sana di mente data la scelta del mio nome e di quello di mio fratello Perseo, ma io le volevo un gran bene. E’ stata l’unica persona in tutta la mia vita che si sia schierata sempre e comunque dalla mia parte, difendendomi anche quando ero indubbiamente dalla parte del torto. Un giorno, però, mi fu portata via e di lei non rimase che il ricordo - Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui entrambi cercammo di osservare il viso dell’altro attraverso quel manto di tenebre che ci divideva – Bene- dissi, cambiando tono di voce ed espressione. – Ora tocca a te! Come si chiama il mio misterioso cavaliere dell’oscurità?-
- Il mio nome non ha alcuna importanza. Tu puoi chiamarmi Amore.-
- Amore? No, no. Io voglio sapere il tuo vero nome -
- Non sbaglierai se mi chiamerai Amore -
-Cioè, vuoi dire che tu ti chiami Amore?-
- In un certo senso, sì -
Continuavo a non capire e ogni sua parola non faceva altro che confondermi le idee ancora di più. Decisi, quindi, di lasciar stare la questione del nome e gli chiesi da dove venisse.
- Vengo da una terra molto lontana -
- Tipo?-
- E’ un posto ancora più lontano del posto più lontano che riesci ad immaginare da qui - fece lui.
-Wow. Deve essere molto lontano - dissi io, divertita.
Amore si lasciò andare ad una risata e poi mi prese la mano. – Psiche, voglio che tu sappia che non c’è stella lassù in cielo che preferirei a te. Io ti amo e per sempre ti amerò. Tu mi hai dato nuova speranza e tenendoti le mani mi sento più forte, più vivo –
Il cuore mi si congelò dinnanzi a quelle parole. Nessuno mi aveva mai parlato in quel modo. Nessuno aveva mai visto in me così tanta bellezza. Neppure io. Per la prima volta fui io a volerlo toccare e imposi la mano, tastando nel buio in cerca di quel divino brigante dell’ombra. La mia mano riuscì a toccarlo. Gli accarezzai il viso e solo allora capii di essere libera. Libera dalla paura, dalle incertezze e dall’ombra che avevo celato dentro di me per anni. Ero libera dal passato e dalle ferite che questo aveva lasciato sulla mia pelle. Il tempo si era fermato in quella tenera carezza e in quel momento niente più esisteva. Niente al di fuori di noi meritava attenzione in quel posto abbandonato da Dio, che la gente chiama mondo. La sua pelle era giovane e liscia come quella di un bambino. La mia mano scivolò su di lui e poi sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia. Quella sua calda e delicata mano protesse la mia in un guscio che l’avrebbe difesa perfino dalla tempesta più feroce. –Psiche, Io non riesco più a mentirti. C’è una cosa che tu devi sapere su di me. Io… Io sono…- si fermò per un attimo e un brivido mi pervase, scendendo sinuoso e gelido lungo la schiena.
“Ecco” pensai. “Questo è l’inghippo”. Che sciocca ero stata a fidarmi di uno che neppure conoscevo. In fondo niente poteva essere così perfetto eppure così reale. Qualche imbroglio doveva pur esserci. La realtà mi aveva insegnato che niente può andare mai come desideri e, se questo accade, significa che c’è sotto qualcosa oppure che  c’è qualcuno lassù che si diverte a prenderti in giro. “Chissà che cosa mi vorrà dire? E’ Gay? E’ un agente segreto? Un talebano? Che cosa? Cosa potrà mai essere?” pensai.
- Io… io sono un Dio. Il Dio dell’amore, precisamente. Il mio nome è Cupido-
-Un Dio!- feci io divertita. – Capisco che ti sopravvaluti ma…-
-No, Psiche. Io non sto scherzando. Sono Cupido -
- Quello con l’arco e le frecce?-
-Esattamente!-
-Wow!- feci, sarcastica. – Sto parlando con un Dio e tra un po’ io scopro di essere Mary Poppins, ma dai!-
-Ti darò una dimostrazione - fece lui. La sua sagoma si alzò in piedi e mi diede le spalle.
Improvvisamente un bagliore comparve davanti a me. Solo dopo qualche secondo mi accorsi che proveniva dalla schiena di Amore. Finalmente riuscii ad intravedere la fisionomia del suo corpo. Non mi sbagliavo, era un giovane prestante e bello che non portava la maglietta. Il colore della sua schiena era più bianco del latte. Quel bagliore crebbe di estensione e capii che qualcosa stava nascendo sulla sua schiena, formandosi a poco a poco. Due ali di aquila luminescenti ed enormi presero forma e si dilatarono fino a raggiungere la loro massima estensione. A quel punto notai che il mio Cupido se ne stava piegato su di sé, senza voltarsi. Io bramavo di osservare il suo viso ma lui sembrava fare apposta. Non credo volesse essere osservato. Nemmeno da me. Ad un tratto le ali si spalancarono in uno scatto repentino ma delicato, come fossero realmente ali di un uccello. Nell’oscurità della notte più profonda la luce che quell’essere divino emanava irradiava l’ambiente circostante e confondeva il giorno con la notte.  Improvvisamente spiccò il volo e prese a librarsi nell’aria, volteggiando come fosse il più splendido tra gli uccelli. Il mio pensiero, però, era sempre e solo uno. Volevo osservare il suo volto. Per questo motivo aguzzai la vista il più possibile ma lui si sforzava in ogni modo per evitare che lo guardassi in viso. Era ormai diventato una ruota di luce nell’oscurità della notte e le mie speranze di riuscire ad intravedere il suo volto si facevano sempre più scarse.
Finito il giro panoramico, il mio amante dell’ombra discese al mio cospetto. Mentre atterrava, i miei occhi non riuscivano a smettere di osservalo. Era un angelo benedetto disceso letteralmente dal cielo per proteggermi da quel mondo che mi aveva buttato in terra, calciato e deriso senza pietà. Con mia grande sorpresa e rabbia osservai come la luce emanata dalle sue ali non illuminasse il suo lato A e che quindi, come per una specie di magia, questo rimanesse nell’ombra più completa. Si avvicinò lentamente a me, mentre con la stessa velocità le sue splendide ali sparirono dietro di lui.
- Mi credi ora?- Ci misi un po’ a trovare le parole che potevano anche solo lontanamente descrivere ciò che avevo provato e la gioia fu immensa quando le trovai.
- Non ho mai visto niente di simile ma ti credo. Certo che ti credo!-
Il silenzio che seguì fu impregnato della massima passione che la mia vita fosse riuscita a offrirmi fino ad allora. Niente di simile fu mai vissuto dal mio giovane corpo fino a quel giorno. In quel momento fui presa dall’istinto irrefrenabile di baciarlo, cercai, però, di aspettare che fosse lui a farsi avanti, in fondo ero una signora e non spettava a me l’offensiva. Il mio cuore prese a rimbombarmi all’interno e a sbattere contro il torace, quasi volesse disperatamente uscire di lì per osservare la causa di quella sua agitazione. Ad ogni modo, nonostante quella fastidiosa oscurità, mi sembrava di vedere chiaramente davanti a me la causa del mio desiderio. Non ne riconoscevo i lineamenti, ma riuscivo a percepirlo di fronte a me con grande chiarezza. In quel momento pensai di aver fatto una scoperta clamorosa: l’amore permette agli occhi di vedere ciò che altrimenti non vedrebbero. Vedono ciò che vogliono vedere e riescono a dissipare la notte più profonda, creando luce anche dove non ce n’è mai stata. Anche in me. E mi sentii bella. Sentivo che lui mi desiderava allo stesso modo in cui io bramavo lui, o forse anche di più. La mia mente si stava perdendo in questo intruglio di pensieri, quando avvertii il suo fiato avvicinarsi. Sentii che profumava di menta (magari nel momento in cui aspettavo il suo bacio, si era rapidamente infilato una mentina in bocca!). Il cuore accelerò il suo battito e per qualche secondo temetti che il petto fosse sul punto di esplodere. Aspettai che la bocca di lui arrivasse fin quasi alla mia e poi non aspettai più. Non avrei mai più aspettato. Dopo una frazione impercettibile di secondo avvenne. Il bacio che per anni e anni avevo aspettato sembrò non finire mai. Era la prima volta che sperimentavo questa sensazione che non esiterei a ripetere mille e mille volte ancora. Intorno a me il buio e il silenzio sembrarono sparire di colpo. Non ci furono più pensieri, né paure. Solo amore. Era strano, ma in quel momento stavo baciando un uomo che neppure conoscevo, che non avevo mai visto prima. Fino a qualche anno fa questo mi sarebbe sembrato folle, stupido. In quel momento, però, quella che stavo vivendo si stava rivelando essere l’esperienza più sensata che avessi mai avuto il coraggio di intraprendere. Non ci sono parole sufficientemente efficaci per descrivere il mio stato d’animo il quel momento e niente nella mente di chi non l’ha sperimentato riuscirebbe ad avvicinarsi a ciò che in quella calda notte d’estate mi avvolse, stringendomi in un tenero abbraccio. Ad ogni modo, a malincuore, dovetti staccarmi da lui. Non so quanti secondi, minuti o giorni fossero passati ma quel bacio sembrò essere eterno. Il ragazzo andò a tentoni e poi trovò le mie mani. – Io ti amo, Psiche. E sono disposto a donarmi completamente a te. Credo di non essermi mai innamorato tanto in migliaia di anni. Tu sei una luce fulgida e bella che splende dentro di me e mi riempie l’anima. Fa in modo che questa luce non si spenga mai, ti prego. Sii libera e vola nel cielo come un falco ad ali spiegate. Fa che niente e nessuno ti impedisca di essere la più bella delle stelle. Tu sei unica e speciale. E’ per questo che sono disceso tra di voi solo per poterti stare accanto -
– Sono disposto ad amarti per tutta l’eternità, Psiche, ad una sola condizione, però. -
Rimasi immobile. L’ultima parte della frase mi aveva spiazzato. – Che…Che condizione?-
- Che io e te facciamo un patto. Tu mi devi giurare che non cercherai mai in alcun modo di guardarmi in viso. Qualunque cosa accada, tu non dovrai mai e poi mai cedere alla tentazione di scoprire come sono realmente. Promettimelo!-
Il tono con cui me lo aveva chiesto mi fece trasalire.
- Perché?-
- Promettilo!-
Fui obbligata a fidarmi di lui, anche se la cosa non mi convinceva. Volevo vederci chiaro (metaforicamente, si intende).
- Lo prometto!- feci solenne. – Ma adesso dimmi per quale motivo non vuoi che ti guardi. Non dirmi che sei un tipo brutto e brufoloso tipo… che so, La Bella e la Bestia? In fondo chi l’ha detto che gli Dei debbano essere per forza belli e magnifici?-
Seguì una risatina da parte sua. – Vorrei che tu ti fidassi di me. Non ho alcun dubbio che rispetterai la mia volontà. Mi fido ciecamente di te. Voglio solo che tu possa fare lo stesso con me ed è per questo che ti chiedo di fare una prova. Fidati di me.  – Non capii subito che cosa volesse dire, ma decisi di fidarmi, appunto.
- Se è così, non ti deluderò. Hai la mia parola- Sorrisi e mi voltai pronta a tonare a casa.
-Ah, Psiche. Un’ ultima cosa - Mi voltai con uno scatto degno di un felino e tesi le orecchie. – Dà un'altra opportunità al mondo, va bene? Tutti hanno diritto ad una seconda chance. Non lo credi anche tu?-
- Certo – feci timidamente. Dopodiché la sua ombra si perse nella notte e il mio sguardo, per quanto si sforzasse di dissipare l’oscurità, non riuscì a scorgerlo da alcuna parte.
Tornata a casa, mi stesi sul letto e cominciai a ripensare alla sua voce e all’incredibile senso di sicurezza che la sua presenza mi garantiva. La mia mente reclamava energie per alimentare i pensieri ma la stanchezza del giorno mi impedì di stare in piedi ancora per molto. Caddi così nel mondo dei sogni.
Da allora i nostri incontri si ripeterono ogni sera per circa un mese, diventando un’abitudine irrinunciabile. I miei gesti erano sempre gli stessi. Fingevo di mettermi a letto, aspettavo che mia nonna e i miei cugini dormissero profondamente, mi vestivo, uscivo e chiudevo la porta delicatamente, mi avviavo verso il lago, mi sedevo e lui appariva. La sua voce risuonava ogni sera più armoniosa dentro di me, rendendomi dipendente da quel suono pieno di amore. I nostri discorsi erano dei più vari: parlavamo della natura, delle nostre esperienze e di cosa adorassimo fare. Così facendo, lui mi raccontava il suo mondo ed io il mio. Era ormai un sacco di tempo che questa storia andava avanti e nessuno sapeva niente.
Una sera come le altre tutto cambiò perché il destino aveva deciso di dare un forte scossone al nostro amore, per testare la mia e la sua forza, per vedere quanto avremmo resistito.
Anche quella sera arrivò l’ora fatidica e fummo costretti a salutarci. La sua sagoma sparì all’improvviso come sempre e io mi diressi verso casa con il sorriso stampato sulle labbra. Appena giunta sulla soglia mi fermai e ripensai alla calda voce che fino a poco prima ascoltavo con immenso piacere, ma improvvisamente udii il suono di passi pantofolati provenire dall’interno. Stetti immobile per qualche secondo in attesa di un secondo rumore che confermasse il primo.  Niente. Scossi quindi la testa e infilai la chiave nella toppa. La girai, aprii la porta e allora accadde l’inaspettato. La sciagura più totale. La luce della cucina era accesa. La nonna, probabilmente si era alzata per prendere un bicchiere d’acqua. Al mio aprire la porta si voltò di scatto. I nostri occhi si incrociarono e non seppi che fare o che dire. Mia nonna era incredibilmente stupita. Non si aspettava certo di vedermi rientrare a notte fonda.
- Psiche? Dove sei stata?-
- Non sono obbligata a dirti niente -
- E invece sì che lo sei. Mi sembrava di averti vietato di uscire di notte da sola -
- Non sono più una bambina. So badare a me stessa –
- Sai quanto è pericoloso uscire da sola? C’è tanta gente che potrebbe farti del male là fuori -
-E perché mai dovrebbero?-
-Perché ormai sei una donna e gli uomini non aspettano altro che una giovane scapestrata vaghi da sola di notte - 
Quello che mi stava dicendo era giustissimo e in cuor mio lo sapevo, ma non potevo lasciare che mia nonna l’avesse vinta contro di me per l’ennesima volta. E’ stupido, lo so, ma le risposi con la sfacciataggine che noi giovani usiamo quando siamo in difficoltà e vogliamo solo affermare la nostra indipendenza dagli adulti.
- Nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me. Ti ho già detto che so badare a me stessa.-
Notai che in cima alle scale se ne stavano i miei due cugini che, con il loro sorrisetto ebete stampato sulla faccia, assistevano  alla mia strigliata. Loro godevano nel vedermi litigare con mia nonna. Non so che cosa ci trovassero di così divertente, ma sembrava che non si fossero persi una sola parola. Li guardai con sdegno e poi tornai ad affrontare la nonna.
- Pensala come vuoi, ragazzina. Sappi che non metterai più piede fuori da questa casa senza il mio permesso. E’ chiaro?-
- Chiarissimo- feci io, sconfitta.
- E adesso fila a letto!-
Sdegnata, mi diressi verso le scale. I due gemelli mi lasciarono passare scompisciandosi.
- Fila a letto! -   mi fece Jacob, imitando la nonna e scatenando la risata del fratello.
- Oh, piantala tu - feci seccata.
- A dormire, voi due.- fece la nonna, che intanto stava tornando nella sua camera. Appena prima di aprire la porta della mia, lei mi lanciò un’occhiata, tenendo le labbra strette. La più terribile tra le occhiate che la nonna riuscisse a lanciare e che, a dire di Jacob, la faceva assomigliare ad un demone dell’oltretomba.
Mi misi a letto e piansi fino alla disperazione. Sarebbe stata dura eludere la sua sorveglianza nelle sere successive e questo lo sapevo dai racconti che mia mamma faceva su di lei. Diceva che da ragazza lei, per quanto si sforzasse, non riuscì mai a farla franca contro la nonna. Ma io non ero mia madre e sarei riuscita nell’intento. Ne ero certa. Mia madre non aveva per le mani un amore ultraterreno come il mio e quindi non era motivata abbastanza da commettere un’evasione ben studiata.



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Re:Amore e Psiche (Seconda Parte)
« Risposta #1 il: Maggio 04, 2014, 09:44:37 »
questa parte è chiaramente ispirata al mito, ma è un poco femminilmente "adolescenziale" e tu masculo sei, se non sbaglio... Meglio se metti i racconti tutti nella stessa parte, numerandoli, altrimenti è difficile rimetterli insieme.  :rose:

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Re:Amore e Psiche (Seconda Parte)
« Risposta #2 il: Maggio 05, 2014, 16:04:12 »
Scriverai ancora, vero Steven Joseph? Lo spero proprio, perché è incantevole catapultarsi nella realtà da te descritta in "Amore e Psiche". Indescrivibili attimi, dolci parole...ci si dimentica di tutto, anche di tornare dritti a casa per la strigliata della nonna, se c'è l'amore nei paraggi. :shame: :heart:
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Doxa

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Re:Amore e Psiche (Seconda Parte)
« Risposta #3 il: Maggio 21, 2014, 17:24:04 »


Il dipinto  sulla sinistra titolato “Psyché et l’Amour ” fu realizzato nel 1798  dal pittore François Gerard, la scultura sulla destra fu invece  eseguita nel 1797 da Antonio Canova.

Le due opere furono ispirate dalla mitologica fiaba di “Amore e Psiche” raccontata nelle “Metamorfosi”, scritte da  Apuleio nel II sec. d.C.. Tale mito  fu la fonte  anche per la creatività artistica  tra il Settecento e l’Ottocento perché adeguato alla sensibilità Neoclassica, della quale i due suddetti artisti furono tra i massimi esponenti.

Questa scultura di Antonio Canova esprime la bellezza sensuale che  poi ispirò François Gerard per l’omonimo dipinto.

Lo scultore di Possagno produsse in diversi anni tre gruppi scultorei dedicati ad “Amore e Psiche”. Delle tre versioni quella più famosa è la prima, realizzata tra il 1788 ed il 1793.

Antonio Canova: “Amore e Psiche” (1788 – 1793)