Autore Topic: Tosca, una vita da gatta  (Letto 731 volte)

presenza

  • Visitatore
Tosca, una vita da gatta
« il: Settembre 28, 2014, 22:39:51 »
Tosca entrò nella mia vita che aveva appena due mesi e la mia casa divenne subito la sua palestra. Non c'era mobile, tavolo, sedia che lei non esplorasse, o dentro al quale si rifugiasse. Amava nascondersi nei posti più strani: in mezzo alla paglia di Gesù Bambino, dentro la finta pelliccia di una zia dabbene, nell'armadio in mezzo ai maglioni, nel cesto della biancheria sporca, dentro i vasi col buganvillea, nella culla al posto di mio figlio, nella rete della spesa al posto della spesa, tra le tende e dentro le scarpe quando erano pantofole. Il nostro era un rapporto giorno dopo giorno, fatto di tanti e piccoli momenti: il miagolio diverso ad ogni occasione, la zampetta in segno di effusione, e se anche di poco era comunque una grande comunicazione. Avevamo imparato ognuno il linguaggio dell'altra, se non le davo ascolto subito mi guardava dirigendosi dritta al divano e si faceva le unghie sapendo che quel gesto mi faceva arrabbiare moltissimo, di contro sapeva che non doveva scendere dalla sua sedia quando lavavo a terra, o passavo l'aspirapolvere per tutta le stanze. Partecipava con curiosità a ciò che succedeva in casa, e sapeva allontanarsi al momento giusto quando intuiva per se stessa un pericolo. E il pericolo era “l'uomo con la bombola”. Un giorno l'avevo chiamato perché era finito il gas, non avendo i riscaldamenti la stufa a gas era la mia unica salvezza contro il freddo, anche per Tosca devo dire perché apprezzava  il calore che emanava. La gatta era come al solito seduta comodamente sul divano quando all'improvvviso la vedo scattare, nascondersi alla vista dell'uomo e uscire quatta dopo un'ora di orologio. Lei era così con i bimbi più piccoli, con gli adulti sconosciuti e con gli scatoli che piegavo per buttarli nella spazzatura.
A qualunque ora del giorno esigeva di fare la sua passeggiata ed eventualmente darsi alla caccia.  Puntava lo sguardo all'edera attaccata lungo la rete e rimaneva fissa come una statua di sale fino a quando riusciva a beccare la preda. Il suo miagolio strano mi metteva sempre in allarme, spesso ritornava a casa con un topolino o un geco, per non parlare delle lucertole, e a me toccava poi di riportare fuori le sue prede mentre lei non riusciva a spiegarsi come mai un attimo prima le aveva sotto gli occhi e dopo scomparivano senza lasciare traccia.
Ogni sera mi teneva compagnia come d'abitudine, e poi la mettevo a letto sussurrandole buonanotte, lei mi guardava insonnacchiata e facendomi una carezza con la sua zampetta si rimetteva a dormire sulla sedia.
Il trauma più grosso lo ebbe quando traslocammo. Considerato che non amava molto il trasportino e ogni volta per farla entrare occorreva indossare un giubbotto da moto di quelli rafforzati, escogitai di lasciare aperto uno scatolo, non prima di aver praticato allo stesso due fori. Essendo proverbiale la sua curiosità, sapevo che lei si sarebbe infilata dentro prima o poi, e così l'avrei chiusa con un nastro isolante usando lo scatolo come trasportino. La prima parte andò come previsto, fu il seguito ad avere qualche variazione sul tema, infatti lei riuscì a bucare lo scatolo e il suo  miagolio da paura insieme all'espressione dei suoi occhi, accompagnarono tutto il tragitto fino alla nuova casa dove, una volta liberata andò a nascondersi da qualche parte ed uscì dopo tre giorni.
Una sera dovevo cenare da sola, mio marito era fuori per lavoro. Avevo trascorso tutto il pomeriggio seduta sul divano. Ogni volta che lo facevo Tosca mi saliva sempre sulle gambe e dopo svariati giri su se stessa alla ricerca della posizione perfetta, finalmente si decideva ad acciottolarsi. Avevo guardato la tv fino a stancarmi, in verità non volevo scomodare la gatta alzandomi solo per prendere un libro o bere un po' d'acqua perché mi dispiaceva che lei fosse costretta a scendere dalle mie gambe.
Quando però il buio nella stanza divenne insopportabile, mi decisi ad accendere  la luce e così preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Non avendo alcuna voglia di cucinare, cominciai a frugare nella dispensa dove trovai una pagnotta del giorno prima ancora buona da mangiare, e in frigo pomodori, prosciutto e formaggio cremoso. Tosca mi aveva seguito in cucina e guardava ogni mia mossa senza perdermi di vista, sembrava come se aspettasse che qualcosa cadesse dal tavolo destinata a lei. Avevo finito appena di preparare il panino, prima lo strato di formaggio cremoso, poi il pomodoro e infine le due belle fette di prosciutto, e mi girai per lavare le mani lasciando incustodita nel piatto la mia cena. Quando mi voltai Tosca era già sul tavolo con la sua testa affondata nel panino. Il mio urlo la fece trasalire e scappare dalla cucina, mentre a me non rimase che la delusione e una cena a base di biscotti e latte caldo.

nihil

  • Mucchine
  • Drago
  • *****
  • Post: 5581
  • Karma: +82/-72
    • Mostra profilo
Re:Tosca, una vita da gatta
« Risposta #1 il: Ottobre 06, 2014, 17:19:10 »
hihihi oggi mi ero serbata una bella coscietta di pollo arrostop, ma stasera mi toccherà mangiare le crocchette dei gatti. Per par condicio visto che la coscietta di pollo se la sono frtegata. ;)