Autore Topic: Natività e iconografia  (Letto 1321 volte)

Doxa

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Natività e iconografia
« il: Ottobre 30, 2017, 00:06:16 »
Ho scelto questa sezione del forum perché dopo il prologo mi dilungherò sulle immagini.

 
Fra circa due mesi sarà Natale: la natività di Gesù, connessa al “mistero dell’incarnazione di Dio”: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, scrisse l’evangelista Giovanni (1, 14).

Le fonti inerenti la nascita di Gesù a Betlemme sono soltanto in due  dei quattro vangeli canonici del Nuovo Testamento:  nei primi due capitoli di Matteo e di Luca, ma le notizie sono poche. 

Gli studiosi sono discordi sulla data di elaborazione del testo lucano: oscilla tra gli anni 50 e 90.

Il vangelo di Matteo, invece, potrebbe essere stato scritto dal decennio 60 – 70 alla fine del I secolo.

I testi di questi due evangelisti riguardanti la natività realizzano, secondo l'interpretazione cristiana, due profezie dell'Antico Testamento: la nascita di Gesù a Betlemme (Michea 5, 1) e la nascita di Gesù da una vergine (Isaia 7, 14).

Secondo i cristiani Michea, che visse nell’VIII sec. a.C. (ed era contemporaneo dei profeti Isaia ed Osea), profetizzò la nascita del Signore a Betlemme: "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele" (Mi. 5,1);  quando, aggiunge Michea, "Colei che deve partorire partorirà" (Mi,5,2).

Anche nel libro del profeta Isaia ci sono pericopi che furono  interpretate con ardita immaginazione dai cristiani dei primi secoli come riferimenti a Gesù di Nazaret. Per esempio quando Isaia promise ad Acaz (re della Giudea dal 732 a.C. circa al 716 a.C. circa) un segno che il suo oracolo era veritiero.“Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (7, 14) Questo versetto viene citato nel Vangelo di Matteo in prospettiva messianica, a supporto della nascita di Gesù Cristo da una vergine:“Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: ‘Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.  Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati’.
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
‘Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele’, che significa ‘Dio con noi’. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù”.
(1, 18 - 25)

Nei vangeli di Luca e Matteo si racconta che la nascita di Gesù avvenne al tempo di re Erode Ascalonita; i due evangelisti riferiscono il nome dei genitori  di Gesù (Maria e Giuseppe), ed attribuiscono il concepimento verginale di Maria allo Spirito Santo.
« Ultima modifica: Ottobre 30, 2017, 08:02:23 da dottorstranamore »

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Re:Natività e iconografia
« Risposta #1 il: Ottobre 31, 2017, 00:32:59 »
Altre informazioni sulla natività e l’infanzia di Gesù sono in quattro  vangeli apocrifi: protovangelo di Giacomo, vangelo dello pseudo Tommaso, Vangelo dello pseudo-Matteo, vangelo arabo dell’infanzia. Questi autori non essendo testimoni della vita di Gesù di Nazaret  integrarono in modo fantasioso  le narrazioni degli evangelisti Luca e Matteo. Comunque alcune notizie desunte dagli apocrifi servirono per ampliare l’iconografia della natività.

Il Protovangelo di Giacomo fu elaborato tra il 140 ed il 170. Questo libro è considerato il più antico testo cristiano che sostenga la verginità di Maria prima, durante e dopo la nascita di Gesù. Racconta di fantastici miracoli ed indica, per la prima volta,  una grotta come luogo di nascita di Gesù. Ma nel vangelo in lingua greca di Luca  c’è la parola "kataluma", questo termine indica il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio,  non in una grotta né in una stalla, ma in un  "caravanserraglio", luogo di sosta nel passato per i carovanieri in transito.


Nablus (Cisgiordania palestinese) caravanserraglio trasformato in hotel. In epoca ottomana offriva alloggio ai viaggiatori e agli animali sulla strada dei commerci tra Damasco e Gerusalemme.

Il caravanserraglio è di solito formato da quattro corpi di fabbrica, collegati ad angolo retto in modo da racchiudere al centro un ampio cortile in cui si accede da una grande porta. Fuori dal recinto, al piano terra, c’è lo stallaggio coperto per dromedari e cammelli, cavalli e muli, con i pioli per legare gli animali. Nel cortile interno, c'è la vasca per l’abbeveraggio degli animali, i portici, negozi  con merci varie e laboratori artigianali al servizio delle carovane. Spesso il caravanserraglio include un piano superiore dove ci sono stanze per i viandanti e parte del personale che lavora nella struttura ricettiva.  Esempi, in disuso, sono visibili nel Medio e Vicino Oriente e nell’Africa settentrionale.

Luca nel suo vangelo non cita la stalla né il bue e l’asino: “Mentre (Giuseppe e Maria) si trovavano in quel luogo (a Betlemme), si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito (in greco “prōtotokos”), lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo” (Lc 2, 6 -7). Nella lingua greca il termine “phathnȇ” indica la mangiatoia ma indirettamente allude anche alla stalla, perché la mangiatoia per il pasto degli animali è nella stalla.

La deposizione del neonato Gesù nella mangiatoia evoca la nascita di Mosé, che fu adagiato “nel cestino di vimini” (Es 2, 3). E l’evangelista Luca aveva sicuramente letto il biblico libro dell’Esodo.

Il Vangelo dello pseudo-Tommaso (da non confondere con il Vangelo di Tommaso, trovato in Egitto) fu scritto in lingua greca nella seconda metà del II secolo, con l'implicito intento di dare altre notizie sull’infanzia di Gesù, che in questo vangelo viene considerato un bambino capriccioso e vendicativo, incline all’uso personale ed egoistico dei “miracoli” da lui compiuti tra i 5 ed i 12 anni di età.
 
Il Vangelo dello pseudo-Matteo (così chiamato per distinguerlo dal  canonico Vangelo di Matteo) fu  scritto in latino tra il 600 ed il 625.  E’ un rielaborato del Protovangelo di Giacomo e del Vangelo dello pseudo Tommaso con altre notizie irrilevanti. 

Il Vangelo arabo dell'infanzia è di datazione problematica. Gli studiosi ritengono che la versione originale fosse in siriaco, in seguito tradotta in arabo. La versione siriaca sarebbe stata composta tra il V ed il XIII secolo, con maggiore probabilità per l'VIII-IX secolo.

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Re:Natività e iconografia
« Risposta #2 il: Novembre 01, 2017, 06:57:28 »
Riepilogo delle prime due “puntate”.

Luogo di nascita di Gesù: Betlemme.

Le fonti: i vangeli di Luca e Matteo.  I due  evangelisti attualizzano due profezie dell'Antico Testamento risalenti ad  otto secoli prima: la nascita di Gesù a Betlemme (Michea 5, 1), da una vergine (Isaia 7, 14). Per l’ebraismo le due profezie non sono inerenti con  il Gesù cristiano. Infatti numerosi studiosi pensano che egli sia nato a Nazaret, distante oltre 150 chilometri da Betlemme.

L’evangelista Matteo, invece, considera Gesù come il  perfetto “figlio di David” , che nasce  nello stesso villaggio del grande re d'Israele e si rivela al popolo di Dio come il Messia atteso. Anche nel Vangelo di Giovanni  viene evidenziato che la Scrittura dice che il Cristo (Messia) verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di David (7, 42).

Nei Vangeli di Luca e Matteo c’è la commistione di storia e teologia. Nel  cosiddetto Vangelo  di Matteo ci sono circa settanta citazioni dell'Antico Testamento e continue allusioni per collegare erroneamente o volontariamente l'attesa d'Israele alla figura e alla parola di Gesù.

Perché i due evangelisti, Matteo in particolare, cercarono di collegare Gesù e l'alleanza di Dio con il popolo di Israele? La risposta è duplice. Essi (o chi scrisse i due vangeli a loro titolati) vollero evidenziare per ragioni apologetiche  la continuità tra le Scritture ebraiche e il Cristo, per dire che la fede in Gesù Cristo era nella linea dell'attesa dei profeti e della Rivelazione biblica. Un'altra ragione era di ordine "catechetico" e si indirizzava ai convertiti per mostrare loro che gli eventi della vita di Gesù entravano nel disegno divino già annunziato dalle Scritture. È per questo che anche elementi secondari della vicenda del Cristo venivano "appoggiati" ad un testo profetico, spesso in forma libera e non storico-letteraria.

Nascita di Gesù in una stalla o in una grotta ?

Nel Vangelo di Luca è citato il caravanserraglio. In questa struttura non c’era una stanza disponibile per ospitare Giuseppe e Maria ? Capita !  Allora si desume che siano stati fatti alloggiare in una delle stalle della "mansio". 

Il Protovangelo di Giacomo afferma, invece, che nacque in una grotta, forse usata come stalla-ovile dai pastori. In quel tempo erano numerose le grotte nelle colline intorno Betlemme usate come ricovero per gli armenti.  Questo protovangelo è anche considerato il più antico testo cristiano in cui si afferma la verginità di Maria non solo prima del concepimento ma anche durante e dopo la nascita di Gesù.

Il filosofo ed apologeta cristiano Giustino, nato in Palestina nell’anno 100 e morto a Roma tra il 162 ed il 168,  nel suo  “Dialogo con Trifone” scrisse:  “Al momento della nascita del bambino a Betlemme, poiché non aveva dove soggiornare in quel villaggio, Giuseppe si fermò in una grotta prossima all'abitato e, mentre si trovavano là, Maria partorì il Cristo e lo depose in una mangiatoia, dove i Magi, venuti dall'Arabia lo trovarono”(78, 5 ).

La presunta “grotta” fu addirittura “localizzata” dalla fervida immaginazione dei fedeli, tanto da divenire venerato luogo della natività e meta di pellegrinaggi fin dal III secolo, come conferma  il filosofo cristiano e teologo Origene di Alessandria d’Egitto (185 – 254) nel testo apologetico “Contra Celsum”: ”In intesa con quello scritto nei Vangeli, a Betlemme si mostra la grotta in cui nacque Gesù e dentro la grotta la mangiatoia dove fu deposto, avvolto in fasce. E questo luogo è ben conosciuto anche dalle persone lontane dalla fede; in questa grotta, si dice, è nato quel Gesù amato e adorato dai cristiani” (1, 51).

L’imperatore romano Costantino I e la madre Elena sulla grotta fecero costruire una grande basilica cristiana, consacrata il 31 maggio del 339.

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Re:Natività e iconografia
« Risposta #3 il: Dicembre 04, 2017, 18:58:08 »
Per circa un mese sul monitor del mio computer è apparso il simbolo dei "lavori in corso" e mi è stato impossibile scrivere. Soltanto ieri ho avuto il piacere di rivedere l'indice delle varie sezioni ma il forum non si chiama più "Zam".

Il mancato collegamento col forum è dipeso dal mio computer ? Ho visto che il 23 novembre "Presenza" ha postato una sua poesia. Quindi i "lavori in corso" erano parziali  :mah:.

Torno ai miei interrogativi natalizi.

Il bue e l’asino:
la mangiatoia evoca questi due animali, però nei Vangeli di Luca e Matteo non si parla di loro nel luogo della nascita di Gesù. Allora perché proprio e solo questi due bestie erano presenti ? Esse furono scelte in base a versetti veterotestamentari, uno del profeta Isaia (1, 3) e l’altro del profeta Abacuc (3, 2).

Isaia: “Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”(1,3). Questo passo di Isaia non è connesso con la Natività di Gesù, invece la tradizione della Chiesa lo considera una profezia riguardante il Bambino Gesù nella stalla. Isaia lamenta che Israele non riconosce più il suo Dio, mentre persino le bestie riconoscono il loro padrone.

Abacuc: “Signore, ho ascoltato il tuo annunzio,
Signore, ho avuto timore della tua opera.
Nel corso degli anni manifestala
falla conoscere nel corso degli ann
i”(3, 2).

In questo versetto non si parla di animali, ma nella versione dei Settanta della Bibbia in lingua greca tradotta dall’ebraico ad Alessandria d’Egitto, il terzo rigo :“Nel corso degli anni manifestala”,  fu erroneamente interpretato: “in mezzo ai due animali Tu ti manifesterai”.
 
Tradotta in questo modo la frase fu considerata la conferma della predetta profezia di Isaia sulla presenza del bue e l’asino alla nascita di Cristo.

E’ davvero sorprendente  che la leggenda “del bue e dell’asino” vicino la “mangiatoia-culla” del neonato Gesù sia nata da un errore di traduzione.

L’unico testo apocrifo che cita un bue e un asino vicino alla mangiatoia in cui fu sistemato Gesù appena nato è il Vangelo dello pseudo-Matteo: “Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il bambino nella mangiatoia e il bue e l’asino lo adorarono. Così si adempì ciò che era stato preannunziato dal profeta Isaia, che aveva detto: ‘Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone’. Infatti questi animali, avendolo in mezzo a loro lo adoravano continuamente. E così si adempì ciò che era stato preannunziato dal profeta Abacuc, che aveva detto: ‘Ti farai conoscere i mezzo a due animali’. In quel luogo Giuseppe e Maria rimasero col bambino per tre giorni” (14, 1).

L’autore (o gli autori) del Vangelo dello pseudo-Matteo, scrivendo: “Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla”, ha voluto conciliare la tradizione orientale, che parlava di una grotta, con quella occidentale, che parlava di una stalla, facendo abitare il bambino Gesù tre giorni in un luogo e tre giorni in un altro.



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Re:Natività e iconografia
« Risposta #4 il: Dicembre 05, 2017, 15:34:44 »
Nel precedente post ho scritto che l’unico testo che cita un bue ed un asino vicino alla mangiatoia (citata dal Vangelo di Luca) in cui fu sistemato Gesù appena nato è l’apocrifo Vangelo dello pseudo-Matteo (14, 1). Perciò nelle prime raffigurazioni paleocristiane e negli attuali presepi ci sono il bue e l'asino.

 Milano, basilica di Sant’Ambrogio, marmoreo “sarcofago di Stilicone”, IV secolo.


Sul coperchio, lato verso l’altare, è scolpita la natività di Gesù, avvolto dalle fasce, come si usava nel passato. Il neonato ha il volto da adulto. Lo guardano un bue ed un asino. Dietro i due animali ci sono uccelli che beccano un grappolo d’uva.
Il cosiddetto "sarcofago di Stilicone" è inglobato in un ambone di epoca medievale.

Il sarcofago paleocristiano nella sua collocazione attuale all'interno dell'ambone.


A Roma, nelle catacombe di S. Sebastiano, in un arcosolio c’è un dipinto del IV secolo deteriorato ma ridisegnato dall’archeologo Giovanni Battista de Rossi nel 1877 per conservarne la memoria. Nel sottarco era dipinto il Bambino fasciato e nimbato, disteso su giaciglio tra il bue e l’asino, mentre un busto giovanile nimbato sovrasta la scena, per impersonare il Cristo adulto e protrarre nel tempo l’evento.
 




Marmoreo “sarcofago di Adelfia”, del 330, rinvenuto nel 1872 in un cubicolo nelle catacombe sottostanti la chiesa di San Giovanni, a Siracusa; è nel Museo archeologico regionale “Paolo Orsi”.
Il nome del sarcofago: deriva dall'ipotesi che sia stato utilizzato per la sepoltura della nobildonna Adelfia, moglie del comes Balerius (Valerius): il medaglione centrale rappresenterebbe un ritratto della coppia, menzionata al centro del coperchio da un'epigrafe disposta su tre linee su sfondo rosso.

Il sarcofago ha tredici decorazioni scultoree di iconografia cristiana disposte su doppio registro: di queste, otto sono ispirate dal Nuovo Testamento, cinque da citazioni del Vecchio Testamento.

In una delle decorazioni sul coperchio (in alto a destra della foto) è raffigurata una tettoia ricoperta da tegole che ripara il bambino Gesù, avvolto in fasce, deposto in un cesto di vimini. Vicino a lui ci sono il bue e l’asino. Accanto alla tettoia è scolpito uno dei pastori a cui l’angelo annuncia la nascita del Creatore, mentre Maria siede su una roccia.



« Ultima modifica: Dicembre 05, 2017, 16:34:30 da dottorstranamore »

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Re:Natività e iconografia
« Risposta #5 il: Dicembre 06, 2017, 09:21:22 »
Nell’arte sacra dedicata alla Natività e alla cosiddetta “sacra famiglia”, la figura di Giuseppe comincia ad apparire per la prima volta alla fine del IV secolo.

In precedenza, la scena dominante è quella del neonato nella mangiatoia con accanto Maria, rappresentata in diverse posture post partum: distesa su un giaciglio, poi in piedi, oppure seduta o inginocchiata in adorazione davanti al Figlio.

Insieme a loro due compaiono alternativamente il profeta Isaia, il profeta Michea, il profeta Balaam, oppure un pastore.

Perché Giuseppe non fu raffigurato prima del V secolo ? Forse perché i vangeli e la dottrina cristiana affermano che il vero padre di Gesù è Dio. Maria concepì Gesù in modo miracoloso, per intervento dello Spirito Santo. Perciò Giuseppe viene detto dalla tradizione “padre putativo”: non padre vero, ma considerato tale.

L’aggettivo “putativo” proviene dal latino tardo “putativus” (= presunto, apparente) da “putare” (= credere), da cui il lemma “re -putare” (= ritenere, giudicare) ed il verbo “im-putare” (= mettere in conto, attribuire la responsabilità di un fatto, di un evento, ecc.).

Anche quando c'è Giuseppe nell’ambito dell’arte sacra è evidente l'emarginazione della sua figura, collocata sullo sfondo di quadro o di una scultura, quasi affacciato sulla scena come complemento per la contestualizzazione degli eventi narrati. Di solito anziano, con la barba, appoggiato ad un bastone, in adorazione o addormentato. Per vederlo rappresentato giovane e con i capelli biondi si dovette attendere l’epoca rinascimentale ed il pittore “Rosso Fiorentino” (1495 – 1540) nel dipinto “Sposalizio della Vergine”, realizzato nel 1523.

Il quadro che raffigura il matrimonio tra Maria e Giuseppe venne commissionata dal ricco mercante Carlo Ginori per la cappella di famiglia nella basilica fiorentina di San Lorenzo. Il dipinto aveva un particolare significato devozionale, poiché davanti ad essa le giovani spose venivano a far benedire gli anelli nuziali.



L’affollata scena presenta i due sposi che stanno per essere uniti in matrimonio dall’anziano sacerdote barbuto. Con la mano sinistra Giuseppe sorregge il simbolico bastone fiorito sulla cima, con la mano destra infila l’anello all’anulare della Vergine.

In questo dipinto Rosso Fiorentino ha un’attenzione particolare per l’abbigliamento, le acconciature, i gioielli, i colori vivaci e cangiante, tipica degli sperimentatori manieristi.

Il frate domenicano sulla destra è san Vincenzo Ferrer.

In primo piano appaiono due donne sedute sui gradini, ambedue rivolte verso la coppia; la donna a destra, rappresenta santa Apollonia che tiene aperto un libro; col dito pollice della mano destra indica il nome del pittore: “Rubeus Florentino”. Invece la data 1523 è scritta sul gradino ai piedi del sacerdote.

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Re:Natività e iconografia
« Risposta #6 il: Dicembre 15, 2017, 15:44:43 »
L'adorazione dei pastori è un evento della vita di Gesù descritto nel Vangelo di Luca (2,8-20): al momento della sua nascita a Betlemme alcuni pastori vengono avvertiti dell'avvenimento da un angelo e si recano ad adorare il neonato
 

Guido Reni, "Adorazione dei pastori", 1640 - 1642, Napoli, Certosa di San Martino

 

Jacopo Bassano: “Adorazione dei pastori”, 1575; Jean Paul Getty museum, Los Angeles

 

Andrea Sansovino: "Adorazione dei pastori", scultura marmorea, Loreto, Museo della Santa casa

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Re:Natività e iconografia
« Risposta #7 il: Dicembre 22, 2017, 17:59:57 »
"Il Bambinello Re. I Gesù bambini della devozione popolare".

Il culto per il "Bambinello Re" è diffuso in diverse aree geografiche europee.

Le statuette del Bambin Gesù incoronato sono realizzate in ceramica, legno o  cera da maestri artigiani secondo la tradizione popolare.

Le piccole sculture che rappresentano il “divino infante” venivano di solito abbigliate  nei monasteri o conventi femminili, come quello delle “Descalzas Reales” a Madrid, dove  ci sono diversi esempi realizzati da scultori spagnoli per le monache di nobile nascita.

Per il “sacro infante re” le suore o le monache confezionavano abiti di particolare raffinatezza per ricami e tramatura in oro.

L’ingresso in clausura anche di giovani donne appartenenti alle classi sociali meno abbienti ha reso possibile il recupero di un’iconografia del Bambinello povero, di francescana ispirazione. Il cucito, il ricamo e la pratica del riuso dei materiali erano di certo appannaggio delle donne dei ceti più bassi, tuttavia i tessuti lavorati potevano essere anche assai preziosi venendo reperiti dalla dote delle sorelle più ricche e dai ritagli dei paramenti sacri confezionati per la Chiesa. La sapienza esecutiva, che prevedeva fili di seta di diversi colori, passamanerie dorate e argentate, perline di vetro molto sottili, cordoncini, cartine colorate, talvolta conchiglie, rametti, piantine secche, rende queste opere davvero sorprendenti per l’alto risultato estetico che riescono a raggiungere.

Un’abilità superiore era quella dimostrata dalle monache nella realizzazione dei fiori che, composti in piccole teche di vetro, si trasformavano in un giardino paradisiaco destinato ad accogliere i Bambinelli. La loro maestria ancora oggi  suscita meraviglia.

Le diverse posture dei Bambinelli rimandano ad altrettante tipologie di statue originali, come il Bambino in piedi e incoronato riconducibile al Gesù Bambino di Praga o il Bambinello fasciato riferibile al Bambino Gesù di Monaco di Baviera. Il Bambinello con le braccia aperte, ricorrente nel presepio, è il Gesù Bambino accogliente, mentre i Bambinelli seduti rimandano al Bambino Gesù di Vienna.

Un’altra raccolta di pregio è stata realizzata da Hiky Mayr ed è visitabile nel museo del “Divino Infante” a Gardone Riviera.

In questi giorni è possibile vedere a Verona la mostra dedicata al “Bambinello Re. I Gesù bambini della devozione popolare”.
 
Un simulacro di Bambino-re "miracoloso" è custodito nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma.
 


 


Gesù Bambino Re con fluente capigliatura, corona in testa e globo in mano.
 


Il cosiddetto “Bambino Gesù di Praga” “addobbato” da “Piccolo Re” del mondo, simboleggiato dalla sfera sovrastata dalla croce che sorregge nella mano sinistra.
 




 

« Ultima modifica: Dicembre 23, 2017, 16:31:39 da dottorstranamore »