Autore Topic: Intimità  (Letto 934 volte)

Doxa

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Intimità
« il: Febbraio 27, 2018, 10:13:42 »
L’intimità è una qualità relazionale che può essere espressa in diverse modalità. Rappresenta un valore all’interno della vita di coppia, o familiare oppure di amicizia.

L’intimità può essere:
1. spirituale;
2. intellettuale;
3. affettiva;
4. corporea;
5. sessuale.

L’intimità evoca la vicinanza fisica, ma non è sempre indispensabile. Tra due persone le prime due intimità –spirituale e intellettuale- si possono vivere anche nella distanza fisica, poiché bastano che siano condivisi i valori e le informazioni.

Nell’intimità ideologica può essere necessario condividere gli stessi luoghi, partecipare alle stesse manifestazioni.

L’intimità affettiva induce all’empatia verso il/la partner, i figli, gli amici.

L’affetto è anche un sentimento che si può manifestare in modo corale verso più persone in vicendevole scambio di vicinanza empatica; offre il piacere dell’incontro, del dialogo, della tenerezza. Ma le relazioni dettate dall’affetto hanno bisogno di presenza, di occasioni per stare insieme ore o giorni.

Può accadere che alcune persone restino nella per sempre nei nostri ricordi, anche se non ci frequentiamo e l’intimità viene consumata dalla distanza.

In situazioni normali di sviluppo emotivo ed affettivo l’intimità corporea può essere vissuta sia nelle situazioni neutre, occasionali (come in treno, in metro, sul bus, stando seduti accanto ad un estraneo), sia nelle situazioni di scelta, come la vicinanza con persone che consideriamo attraenti.

L’intimità sessuale è molto di più di un rapporto di sesso, infatti il coitus “prezzolato” non necessità di intimità tra i due.

Nella sessualità può accadere che per raggiungere l’intimità siano necessarie alcune tappe che includono l’aspetto intellettuale e corporeo, e che solo tramite l’unione di questi componenti sia possibile realizzare la disponibilità sessuale.

Altre volte la genitalità o la corporeità indicano che una persona dev’essere scelta, ciò determina l’accesso all’intimità affettiva. Durante l’amplesso abbiamo bisogno di pensare che il nostro corpo è disponibile ad offrirsi alla persona amata.

Ci sono individui che non riescono a raggiungere una buona relazione con il proprio corpo. Con loro a volte è possibile realizzare un contatto di idee, di opinioni, ma è difficile farlo nella dimensione affettiva ed intellettuale, per timore che nascano emozioni e poi sentimenti.

L’intimità è un processo spontaneo, educativo, che si apprende durante l’infanzia e l’adolescenza: si nutre dell’amicizia e dell’amore e serve per discriminare amicizia e amore. Se siamo stati rifiutati possiamo aver sviluppato un bisogno eccessivo di vicinanza o di distanza. Se il/la partner ha problemi di intimità dobbiamo risalire alla sua infanzia e costruire un percorso fatto di rassicurazioni e di piccole tappe di avvicinamento.

E’ importante per il soggetto cercare di capire se riesce a vivere le diverse intimità. Io ancora non l’ho capito. Ma ho tempo per capirlo: ho un grande avvenire dietro le spalle.  :mah: ;)

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Re:Intimità
« Risposta #1 il: Marzo 02, 2018, 20:47:33 »
Il lemma “intimità” deriva da “intimo”  e questo dal latino intimus, che è il superlativo di “intra” (= dentro).

Nel nostro tempo la parola “intimità” è stata fatta diventare polisemica: può indicare sia  la condivisione con il/la partner di “segreti” personali, pensieri, sentimenti, sia  il rapporto sessuale (= rapporto intimo), sia le parti intime del corpo.

Essere in intimità con una persona significa capacità di aprirsi all’altro/a,  svelamento del proprio mondo interiore, significa empatia, condivisione di sentimenti, emozioni, pensieri, valori.

Secondo lo psicanalista inglese Donald Winnicott le persone con difficoltà nei rapporti interpersonali sono avvolte da una “corazza” psicologica che protegge il nucleo più intimo, sede del pudore e della vergogna. Chi pensa di dover nascondere alcune parti di sé, considera rischiosa l’intimità.

Nella coppia l’intimità comprende l’affettività e la sessualità  che vengono gradualmente  conquistate nel tempo con la coinvolgente relazione, con la reciproca stima e fiducia. L'intimità condivisa permette il reciproco attaccamento e favorisce l’attività sessuale: i due corpi si denudano, si cercano,  si toccano, si abbracciano, si baciano, si uniscono. Sapere che non esiste alcuna barriera tra il proprio corpo e quello del/la partner amplifica la vicinanza emotiva, aumenta la probabilità di eccitarsi e di copulare.

Spesso presunti problemi d’incompatibilità sessuale nascondono incompatibilità emotiva, scarso dialogo nei rapporti interpersonali. E la carenza d’intimità affettiva può causare disturbi psicologici.

La comunicazione corporea contribuisce a rafforzare il vincolo affettivo, ma l’intimità di coppia trascende la sessualità, continua ad esistere anche se l’attività sessuale diventa rara o assente. Lo sanno bene le coppie longeve, unite da un rapporto di reciproca complicità.

Sul tema dell’intimità vi segnalo tre libri, non recenti:

“Sull’intimità. Lontano dal frastuono dell’amore”, scritto dal filosofo francese François Jullien;

 “Intimità. Al di là dell’amore e del sesso” e  “La riscoperta dell’intimità. Tra sesso e computer la rivincita dei sentimenti”, scritti dal sessuologo e psicoterapeuta Willy Pasini.

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Re:Intimità
« Risposta #2 il: Marzo 04, 2018, 15:07:48 »
L'intimità ed il sogno. Capita di sognare a "luci rosse” come riflesso dei nostri desideri.
I sogni a sfondo erotico sono comuni a tutti e a tutte le età per uomini e donne. Sono un punto di contatto con la propria affettività. Ma sono poche le donne che lo ammettono.

I sogni “hot” sono parte integrante della nostra intimità fin dall’infanzia ma acquistano rilevanza nell’adolescenza perché collegati alle prime emozioni amorose e al processo di apprendimento della sessualità.

I sogni erotici possono dipendere dai desideri provati durante il giorno. Per esempio il nick Tiziana è stata attratta dall’avatar del prete che a volte usi quando sei in crisi spirituale. E se a Tiziana capita di sognare un fugace incontro con quel prete che male c'è ?
I sogni liberano dai tabu individuali, dai desideri sessuali repressi. Ma ci sono differenze fra i sogni erotici maschili e quelli femminili, così ho letto e vi riferisco, perciò fate affidamento alla vostra esperienza onirica per dire se è vero o falso.

Alcuni psicoanalisti dicono, ed io non ho motivo per non crederci, che i sogni erotici degli uomini sono incentrati sul coito con donne conosciute o sconosciute, disponibili e disinibite; mentre i sogni erotici delle donne avvengono in ambienti romantici, dove esse sono seducenti, desiderate dal partner del sogno, che le fa sentire uniche e desiderabili.

Freud sosteneva che i sogni a sfondo sessuale rappresentano un segnale: chi sogna è capace di costruire una situazione desiderata che consenta di soddisfare pulsioni inconsce, di realizzare bisogni sessuali. Ha una funzione liberatoria, catartica.

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Re:Intimità
« Risposta #3 il: Marzo 20, 2018, 22:26:50 »
Intimità o extimità ?

L’extimità è il contrario dell’intimità.

L’extimità motiva all’esternazione, a pubblicizzare la propria intimità.

Il sostantivo in lingua italiana “extimità” echeggia la parola inglese “extimacy”, che a sua volta deriva dal francese “extimité”, vocabolo usato dallo psichiatra Serge Tisseron, poi utilizzato concettualmente dal noto psicoanalista Jacques Lacan, ed in seguito da Jacques-Alain Miller, allievo di Lacan.

Il lemma “extimità” ha la base nel vocabolo latino “extimum”, da Exterus” (= esterno).

Il sessuologo Willy Pasini dice che “Viviamo sotto il segno dell’extimità”, che viene espressa con l’esternazione dei sentimenti e della sessualità. Nel suo libro titolato “Intimità” evidenzia che nei rapporti di coppia l’intimità è lo strumento di valutazione della relazione, più preciso dell’efficienza sessuale.

L’attenzione per gli aspetti intimi della vita individuale da parte dei mass media esaspera il protagonismo dei leader dello spettacolo, della politica, dello sport, ecc.. Di loro si vuole sapere tutto, anche le storie segrete.

Per la donna è più facile parlare dell’intimità. I maschi, di solito, considerano l’argomento non rilevante.

I limiti tra intimità, pudore e vergogna sono stabiliti dai valori individuali, del gruppo o della società di appartenenza.

Il pudore e l’intimità sono come due “ difensori” che proteggono l’individualità, instaurano una frontiera nelle relazioni interpersonali, che può essere aperta volontariamente. Infatti per esternare ad una persona i nostri intimi pensieri e sentimenti sono necessari fiducia e coraggio.

Nel rapporto di coppia la progressiva fiducia nel/la partner fa cadere le proprie difese psicologiche e permette lo svelamento, senza il timore di apparire fragile, vulnerabile o di essere giudicato in modo negativo.
A volte, però, la fiducia viene delusa e rimane la frustrazione.

Gli psicologi Philip Shaver ed Harry Reis nel loro saggio titolato “Intimacy as an interpersonal process” affermano che l’apertura di sé ha un ruolo molto importante nel processo di intimità ed è funzionale allo sviluppo del legame e del senso di vicinanza emotiva tra i partners di una relazione.

L’intimità, si comunica anche con il corpo: la nudità, le carezze, l’amplesso diventano coesione, piacere, tenerezza, offrono sensazioni tattili che aumentano il desiderio sessuale e motivano al coito. Ma la “condivisione” dei corpi nel rapporto sessuale non implica necessariamente l’intimità psicologica. Molte persone accoppiate o sposate non riescono ad entrare in intimità.

Nel rapporto d’amore il pudore si pone come segno di contraddizione, perché tra gli amanti c’è il desiderio di annullare le distanze, di condividere la propria intimità. Lo svelarsi all'altro significa concedersi senza "barriere", si sperimenta quell'amore che va "oltre" l'Io.

Lo psicologo statunitense di origine canadese Eric Berne (1910 – 1970) considerava l’intimità difficile da raggiungere, perché necessita della caduta delle barriere psicologiche ed una deliberata rinuncia alla propria difesa (essere) per cominciare ad entrare in empatia (amare).

Nei rapporti interpersonali l’intimità relazionale soddisfa il bisogno di condividere con un’altra persona i propri pensieri. Invece nella coppia l’intimità permette la coesione.

Di solito le relazioni di coppia evolvono per stadi successivi di maggiore intimità, di autorivelazione sempre più intensa, fino alla completa interdipendenza. La relazione più profonda si raggiunge quando due persone si svelano interamente.

All'intimità è legato il pudore, il nostro corpo, la percezione di un confine che non va violato e che può essere situato a "distanze" differenti, anche in relazione a norme sociali più o meno condivise.

Il senso del pudore potrebbe essere scambiato per vergogna: questa è un'emozione che nasce da un evento specifico, ha una durata contenuta ed è il risultato di una valutazione: qualcosa che abbiamo fatto o detto viene messo in relazione con ciò che sappiamo essere giusto (regola personale o sociale) e se la distanza è troppa proviamo un senso di vergogna. Per conseguenza la vergogna è legata all’interazione sociale, alla comunicazione interpersonale; per esistere ha bisogno del giudizio altrui.

In genere la vergogna è associata al rendere improvvisamente evidenti di quegli aspetti di noi che consideriamo sgradevoli o moralmente riprovevoli e ci fa desiderare di “sparire”, di nascondersi, di diventare invisibili. Dalla vergogna deriva turbamento, confusione.
È come se si volesse nascondere questi aspetti riprovevoli agli altri, ma in alcune circostanze vengono da altri portati alla luce in modo consapevole od inconsapevole, oppure crediamo che vengano messi in evidenza. La maggior parte delle volte questa esperienza dipende dalla proiezione da parte di chi sperimenta la vergogna sull'altro giudicante, e non il frutto di una conoscenza reale da parte dell'altro.
In questi momenti la forte consapevolezza di un Sé inadeguato, fa sentire nudi e del tutto scoperti, ed è per questo che si mettono in atto degli atteggiamenti posturali tipici: reclinare il capo, distogliere lo sguardo, coprirsi il viso con le mani, etc. Il non vedere di essere visto si pensa che equivalga a non essere guardato.

La vergogna è un’emozione “sociale”. Determina la separazione tra l’Io ed il Noi, tra me e gli altri.

Dal punto di vista fenomenologico la vergogna viene descritta come un senso improvviso e sgradevole di sentirsi scoperti, smascherati. Cade la metaforica “maschera” che protegge il Sé e la propria realtà diventa evidente allo sguardo altrui. Ci si percepisce “nudi”, esposti allo sguardo altrui, visti per come si è e non ci si sarebbe voluti mostrare.

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Re:Intimità
« Risposta #4 il: Marzo 21, 2018, 21:53:05 »

(Sandro Filipepi detto "Botticelli: "Nascita di Venere", 1484; Firenze, Galleria degli Uffizi). Al centro della tela, Venere atteggiata a "Venus pudica"

 
dettaglio

Da “Inni Omerici”: “Ad Afrodite”

O Musa, narra a me d’Afrodite, signora di Cipro,
vaga dell’oro, le gesta. Fra i Numi la brama soave
d’amore suscitò, domò dei mortali le stirpi,
e degli uccelli che in aria si librano, e tutte le fiere,
quante la Terra, quante ne nutre l’Ocèano: a tutti
di Citerèa dalla vaga corona son l’opere grate”….

Come ho già detto nel precedente post  il pudore è collegato all’intimità, alla percezione di un confine che non va violato e che può essere situato a "distanze" differenti, anche in relazione a norme sociali più o meno condivise.

Il filosofo Giovanni Chimirri nel suo libro “Psicologia del piacere e mistica dell’eros. Un tantra etico per l’Occidente”, distingue il pudore in soggettivo ed oggettivo.
 
Il pudore soggettivo è quello dell’individuo; il pudore oggettivo è quello sociale, convenzionale, pubblico, fa riferimento a ciò che la società ci dice sia giusto mostrare, per l’equilibrio tra esigenze del singolo e quelle della collettività.

Il filosofo, sociologo e psicoanalista Umberto Galimberti  evidenzia che il pudore ha un alto valore psicologico: è un baluardo della propria intimità, da svelare secondo il volere dell’individuo.

La nudità del corpo criticizza l’intimità e la moralità, “spoglia” l’individuo delle sue pretese egoiche, riduce tutte le persone al comune livello corporeo o animale.
Coprire una parte del corpo, in particolar modo l'area genitale, denota un senso di intimità. Infatti quando, parlando, ci riferiamo ai genitali si suol dire “parti intime”.

Se chiamiamo "intimo" ciò che si nega all'estraneo per concederlo a chi si vuol fare entrare nel proprio “segreto”, allora il pudore, che difende la nostra intimità, difende anche la nostra libertà. E la difende in quel nucleo dove la nostra identità personale decide che tipo di relazione instaurare con l'altro.

Il filosofo francese Jean-Paul Sartre nel suo libro “L’essere e il nulla” considera il pudore una difesa dallo sguardo altrui che ci deruba della nostra soggettività, riducendolo a oggetto del suo sguardo: “il pudore è la paura d'esser sorpresi nello stato di nudità; esso è connesso al sentimento del peccato originale; infatti il vestirsi è il tentativo di dissimulare la propria obiettività, un modo di sottrarre il nudo alla vista altrui”.

L'eccessivo pudore può nascondere un rifiuto della propria corporeità, che solitamente si aggiunge ad un'eccessiva difesa dal prossimo.

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Re:Intimità
« Risposta #5 il: Marzo 26, 2018, 10:30:13 »


Masolino da Panicale: “Tentazione di Adamo ed Eva”, Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.

La vergogna è il timore della disistima di una persona presente, è legata al giudizio altrui. Ci si vergogna di qualcosa che è già accaduto o che sta accadendo, invece il pudore emerge per aspetti che evocano la genitalità.

Stendhal dedicò al pudore il XXVI capitolo “De l'amour”. Una donna del Madagascar — dice — non esita ad offrire allo sguardo maschile quel che invece, in Francia — quella dell'Ottocento, naturalmente —, una donna terrebbe molto accuratamente celato: infatti preferirebbe mille volte morire di vergogna piuttosto che mostrare anche solo il suo braccio.

La sessuologa Roberta Giommi evidenzia che il pudore sessuale e corporeo è per tradizione una virtù femminile: le donne che negano lo sguardo e che alzano gli occhi con timore, le donne che celano il corpo e il volto, le donne che incedono raccolte in se stesse con quella chiusura che non consente dialogo; le donne vergini che si negano per obbedire alla regola sociale o ai loro sentimenti, aspettando la persona giusta. Ma anche i maschi ricevono un insegnamento al pudore: la richiesta di essere aggressori e non aggrediti, impone il riserbo dei sentimenti, costruisce la difficoltà dell' introspezione psichica e la fatica della tenerezza e dell' abbandono. Queste differenziazioni sessuali sono diverse in altre culture e hanno ricevuto nella nostra una profonda trasformazione, ma il pudore sembra un sentimento quasi biologico che si trasforma nel tempo assumendo nuovi significati.

Il pudore maschile e femminile è un modo positivo per rendere progressiva la conoscenza, per prendere tempo, per svelarsi a poco a poco, rispettando una gradazione di comportamenti; ma può essere anche una prigione, una incapacità di stare in contatto, una corazza corporea che rende precaria la conoscenza e la relazione.

Come messaggio corporeo il pudore può essere tradotto dal “vorrei, ma non posso' o dal ' vorrei ma non oso” , si esprime comunque con un silenzio allusivo che lascia sospesa la volontà di una delle parti in gioco.

Come la ritrosia, può indurre l' immobilità o la tendenza all' invasione e alla sollecitazione, aumentare l' intensità del desiderio o annullarlo, lasciare nella confusione tra consenso e forzatura.

Nella sessualità il pudore può essere importante, nelle fasi iniziali, per conoscere i tempi reciproci e come barriera all' abitudine e alla perdita dei confini tra confidenza e disinteresse. Il corpo timido nella prima sessualità, l' essere velati nel passare del tempo, possono scandire una progressione e una modalità di fare l' amore.

Nelle relazioni interpersonali ci sono vari livelli di intimità. La comunicazione è determinante. La confidenza e l’ascolto diventano condivisione ed esplicita disponibilità. La condivisione fa cadere la frontiera entro cui l’intimità è racchiusa.
La sessualità è solo una delle manifestazioni dell’intimità tra i partner, ma spesso viene confusa con essa.

Nel rapporto di coppia per raggiungere l’intimità è necessaria la reciproca empatia, la comunicazione del proprio mondo interiore, ma esige la riservatezza, il rispetto, il sostegno.
Le cosiddette “parti intime” le teniamo nascoste con gli indumenti ma, volendo, possiamo offrirle allo sguardo dell’altro/a. In tal caso si scopre che non si può essere intimi per se stessi ma soltanto attraverso un “tu”, nel dischiudersi in rapporto al/la partner o in una relazione. Attraverso l’apertura all’altro/a si constata il proprio “sacrarium intimum” mentre si spossessa.

“Sono intimo con te” significa che ti ho aperto la mia interiorità, che non mantengo nei tuoi confronti il mio sistema di difesa e protezione. Nell’intima relazione non mi premunisco, non sono sospettoso.

L’intimità è un livello che si raggiunge non è uno stato, non una condizione stabile, ma si può dispiegarla, esternarla, non è bloccata nel suo solipsismo.

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Re:Intimità
« Risposta #6 il: Marzo 29, 2018, 22:23:58 »
Le parole possono avere il potere di condurre all’idealizzazione, alla seduzione, all’intimità, anche tramite  web.   
Quando si comunica attraverso Internet e si condividono idee ed emozioni, l'ambiente virtuale può diventare  spazio d’analisi psicologica, pseudo terapia con il dialogo, può dare la possibilità di esprimere il sé, di far accedere l’altro/a nella propria intimità. Ad un amante infelice  può capitare d’”incontrare”  in un social network, in chat o forum un’altra persona con la quale “aprirsi”, condividere pensieri, confidenze. Il feeling può indurre ad instaurare un legame profondo, anche di tipo amoroso, ed invogliare  alla conoscenza reale.
 
Alcune ricerche psicosociali hanno evidenziato che le relazioni affettuose a distanza possono essere altrettanto soddisfacenti delle relazioni intrattenute da persone che si frequentano tutti i giorni.

Gli psicologi Crystal Jiang e Jeffrey T. Hancock  hanno studiato la percezione del livello di rivelazione di sé nella comunicazione virtuale. La loro ricerca ha avuto lo scopo di verificare  se l’intimità viene incrementata da una maggiore rivelazione di sé  tra le coppie che vivono un rapporto a distanza. Lo studio ha confermato l’ipotesi: la rivelazione di sé aumenta con i mezzi di comunicazione che prevedono testi scritti, non in tempo reale. Queste stesse caratteristiche riguardano, in misura minore, l’idealizzazione della rivelazione di sé del/della partner.

Le affinità, le consonanze, o comunque un coinvolgente clima amichevole di simpatia e calore, inducono nel virtuale all’apertura all’altro/a. In tal caso la partecipazione diventa dialogica e confidenziale, ma possono esserci uno o più partecipanti nella stessa comunità virtuale che commentano od entrano nello scambio con intrusioni malevole ed invidiose: fanno da sfondo e cornice “necessaria” all'avventura virtual-relazionale. Tutto è previsto e certe situazioni si ripetono. Ma se le “comparse” e i comprimari diventano  ripetitivi, allora ci si rifugia nello scambio di e-mail con la persona affine, oppure si cambia “scenografia” entrando in un'altra “piazza”. Chi fa parte per se stesso è autosufficiente ed è restio ad ogni omologazione.

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Re:Intimità
« Risposta #7 il: Aprile 05, 2018, 22:50:26 »
Nel suo libro titolato: “Intimità”, lo psicoterapeuta Pasini considera polisemico il termine “intimità”, che per le coppie è lo “strumento” di valutazione della loro relazione. Si possono condividere i sentimenti, la corporeità, la sessualità, ma il diverso valore che gli uomini e le donne attribuiscono alla sessualità e all’intimità può condurre ad incomprensioni, fraintendimenti. Infatti rapporto intimo fra due persone non significa anche intimità sessuale.

Nel rapporto di coppia la relazione intima necessita di due processi psicologici: l’identificazione proiettiva e l’identificazione introiettiva. Nel primo caso è necessaria l’empatia, nel secondo caso è indispensabile la capacità di ascolto di ciò che dice il/la partner.

L’intimità impone l’abbandono della corazza, del nucleo che protegge il pudore e la vergogna. Quanto più l’intimità è condivisa, tanto più l’altro/a ha libero accesso alle nostre cose segrete. Ma la tolleranza e la solida autostima fanno considerare questo “spogliarsi” come un’opportunità e non come una minaccia. “Chi pensa di dover nascondere le parti di sé che ritiene inconfessabili, inevitabilmente vive l’intimità come un rischio personale”, dice il sessuologo Pasini, il quale aggiunge: “La sessuologia fornisce numerosi esempi delle difficoltà a raggiungere un’intimità affettiva che si incontrano quando l’intimità sessuale è ostacolata da fantasie e tendenze sessuali rimosse o male integrate”.

Molti pensano che l’intimità equivalga alla comunione totale di due persone, ma la relazione intima non è invasiva. Intimità relazionale significa capacità di condividere con un’altra persona pensieri e fantasie, implica la conoscenza delle proprie caratteristiche e dei propri punti vulnerabili.

L’intimità in un rapporto di coppia si acquisisce quando si possono reciprocamente esprimere i propri sentimenti in maniera libera e spontanea, senza la paura di essere giudicati e censurati.

In ogni coppia esiste un coefficiente di intimità, con zone di autonomia e di compenetrazione. Le coppie che hanno poco o nulla da dirsi non sopportano l’intimità perché le obbliga a constatare l’inesistenza del loro rapporto.

Per le coppie in crisi il vero test di intimità è il bacio non il coito, dice Pasini: “Nel bacio le coppie sono obbligate a guardarsi in faccia (in senso reale e metaforico) mentre i rapporti che si intrattengono al di sotto della cintura possono rispondere a bisogni pulsionali del tutto contingenti e permanere anche quando la coppia è sciolta dal punto di vista affettivo”.

La sessualità è complessa ed è connessa con le funzioni psicologiche, biologiche e culturali. Ma è anche gioco, tenerezza, comunicazione, scambio di piacere.

Per molte persone la tenerezza è il motore dell’erotismo, un gesto affettuoso può indurre alle fantasie sessuali ed al coito.

L’immaginario erotico ha tre funzioni psicologiche, una di tipo edonistico, una compensativa ed un’altra adattativa.
Nella funzione edonistica la fantasia può contribuire a risvegliare, conservare o attivare l’eccitazione erotica; la funzione compensativa è spesso presente nella vita di coppia quando la fantasia erotica deve compensare la realtà poco eccitante; nella funzione adattativa la fantasia erotica supplisce alle carenze della realtà, permette di soddisfare in modo illusorio desideri erotici irrealizzabili.

Comunque l’intimità di coppia trascende la sessualità, può continuare ad esistere anche in sua assenza. Lo sanno bene le coppie longeve, unite da complicità

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Re:Intimità
« Risposta #8 il: Aprile 07, 2018, 08:11:22 »
Nel libro “La riscoperta dell’intimità”, scritto dal sessuologo e psicoterapeuta Willy Pasini e pubblicato nel 2009, vent’anni dopo il suo best seller “Intimità”, il noto psichiatra esamina i cambiamenti  sociali avvenuti verso l’intimità in alcuni ambiti, in particolare nei mass media, che spettacolarizzano ogni aspetto, dall’erotismo al dolore, ed il pudore sembra non avere importanza. Quel che conta è la visibilità sociale sui giornali, in tv, su Internet. La televisione dà l’illusione che l’apparire possa sostituire l’essere, che l’immagine in sé sia l’espressione dell’individuo.

Pasini fa notare che ormai a prevalere è l’extimità (che è il contrario dell’intimità), l’esibizione della propria vita privata, dei sentimenti, del corpo, che viene mostrato, scoperto, denudato da chi vuole apparire in televisione. “Non si salvano più né il pudore né l’intimità. Ora va di moda raccontare anche i particolari più segreti di sé, che riguardino  l’orientamento sessuale, una malattia, un lutto o la dipendenza da una droga. I sentimenti diventano pubblici”.

E la “La pubblicità ormai da decenni si è impadronita del corpo e delle sue nudità, e li usa per reclamizzare prodotti che apparentemente non hanno alcun collegamento con essi […]. Tutto questo non è soltanto uno spostamento dei limiti del pudore, ma è un abbandono di tali limiti.”

C’è un altro elemento rilevante, aggiunge Pasini: “Oggi è sempre più importante la bellezza esteriore, il look giusto. Tutto deve essere messo in mostra per avere valore agli occhi degli altri”, non solo il corpo ma anche i sentimenti, il coming out, amplificato dalla televisione e dai giornali di gossip, dove star e personaggi famosi vanno a raccontare i loro intimi segreti, i loro drammi privati. Altra gente diventa famosa per il solo fatto di essersi resa visibile.

“I giovani, dunque, imparano che per diventare qualcuno devono avere visibilità e, quindi, mostrarsi. Non a caso i diari oggi non vengono più chiusi con il lucchetto, o nascosti in fondo a un cassetto, ma sono resi pubblici: penso soprattutto ai blog […], ai milioni di ragazzi e ragazze che aprono la loro pagina personale su Facebook mettendo in mostra foto, video, emozioni. In tal modo i giovani negano il nucleo forte dell’intimità, che è un sentimento che possiamo definire elitario: l’intimità vera può essere condivisa solo con poche, pochissime persone, alle quali affidiamo la nostra parte più segreta”.

Anche nel web ci sono persone che si mascherano col nickname e raccontano a sconosciuti i loro problemi psicosociali o le fantasie più segrete, perché la loro identità è protetta dall’anonimato.
Scambi di confidenze ed interessi comuni possono creare coinvolgimenti emozionali e sentimentali. Le frasi, le proposizioni possono animare la fantasia, suggestionare ed arrivare all’intimità, anzi alla “cyber intimità”.

Nei rapporti interpersonali l’intimità relazionale soddisfa il bisogno di condividere con un’altra persona i propri pensieri. Invece nella coppia l’intimità permette la coesione, la capacità di aprirsi all’altro/a senza timore. Ma il disvelamento ha bisogno di tempo, fiducia, confidenza. 

Di solito le relazioni di coppia evolvono per stadi successivi di maggiore intimità, di autorivelazione sempre più intensa, fino alla completa interdipendenza. La relazione più profonda si raggiunge quando due persone si svelano interamente con intensità emotiva.

Ancòra Pasini afferma: “Nella coppia, l’intimità gioca un ruolo di primaria importanza ed è percepita come una cartina di tornasole, una specie di test-verità che permette di apprezzare il valore affettivo del legame. Perciò la ricerca dell’intimità a due costituisce un vero progetto, al di là della funzione procreativa. Possiamo dire che la coppia moderna è in linea di massima più intima, ma anche più fragile. E io vedo spesso partner che incontrano ostacoli o rimangono impigliati in un’intimità sbagliata”.   

La quotidianità con le numerose incombenze può indurre  i partner a trascurare l’intimità corporea e in modo sbrigativo preferire l’intimità sessuale, ma poi molte donne lamentano la mancanza di preliminari. Il desiderio sessuale dipende dall’erotismo, dal coniugare la tattilità corporea con l’immaginario.

L’intimità corporea (fare la doccia insieme, abbracciarsi, massaggiarsi, che tra l’altro sono degli ottimi preliminari per la conseguente attività sessuale) non è quella psicologica,
L’intimità di coppia trascende la sessualità.

Imparare a toccarsi in un modo che non sia solo sessuale, aumenta il senso di vicinanza e di intimità: con il corpo si può comunicare in modo più diretto e spesso più intenso che con le parole.

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