Autore Topic: Amore e Psiche (Terza Parte)  (Letto 1482 volte)

Steven Joseph

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Amore e Psiche (Terza Parte)
« il: Maggio 22, 2014, 17:58:41 »
Il giorno seguente la mia mente fu impegnata in tutto e per tutto nella riuscita della fuga che la quella sera avrei messo in atto ad ogni costo. Quella mattina, mentre eravamo riuniti per la colazione, non rivolsi la parola a mia nonna nemmeno per dirle “Buongiorno” e lei perseverava nella sua espressione demoniaca. Ogni mezzo minuto Jacob e George scoppiavano in una risatina che la nonna zittiva con uno sguardo. Il giorno trascorse veloce e la tattica di evasione fu presto pronta.
Quella sera mi misi a letto e aspettai. Aspettai più del solito e ad un certo punto mia nonna entrò per controllare che fossi a letto. Io finsi di dormire profondamente ma poi lei mi scoprì dal lenzuolo che mi copriva il corpo. Osservò che indossassi effettivamente il pigiama e uscì dalla stanza, chiudendola a doppia mandata. (Non potevo crederci! L’aveva fatto davvero!) Aspettai due ore piena di terrore e poi decisi che l’avrei fatto. Presi più lenzuola e le legai assieme come avevo visto fare nei film d’amore. Legai un’estremità ad una gamba del letto e gettai l’altra dalla finestra. Senza esitare un attimo mi tenni forte alle lenzuola e presi a scendere lungo le pareti della casa come un fuggiasco dei film polizieschi. Appena toccai terra mi meravigliai di quanto fossi stata coraggiosa. Capii allora cosa voleva dire “Fare tutto per amore”.
Corsi, quindi, più forte che potei verso il lago, consapevole dell’enorme ritardo a cui mia nonna mi aveva costretto. Arrivata a metà strada mi sentii intrappolata in due braccia possenti che arrestarono la mia corsa disperata. Era lui. – Mia nonna ha scoperto le mie fughe notturne e io…io- Lui mi interruppe ponendomi un dito davanti alla bocca. – Non dire una parola. Vieni con me.- mi disse. Mi trascinò per un braccio e camminammo a lungo senza rivolgerci la parola l’un l’altra. Dopo qualche minuto arrivammo di fronte ad un piccolo edificio. Sembrava una casa abbandonata, ma non osai chiedergli particolari. Osservai come Amore abbatté la porta a spallate e, senza proferir parola, mi lasciò la mano.
-Sei pronta?-
- Per cosa?- feci io fingendo di non aver capito. Sapevo ciò che mi aspettava ed ero fuori di me dalla gioia, ma volevo una conferma. – Come per cosa? Per una notte d’amore- fece lui.
- Certamente – Detto questo lo sentì avvicinarsi. Prese a sfilarmi la maglietta delicatamente e poi…   Beh, lasciatemi un po’ di privacy!  Non mi va di raccontarvi i particolari! Vi dico solo che fu una notte indimenticabile.
Appena mi risvegliai su quella specie di letto sgangherato che ci aveva ospitato, me lo ritrovai accanto. Era completamente nudo e dormiva profondamente. Scesi dal letto, decisa a congedarlo con un bacio e a tornare dalla nonna prima che scoprisse la mia fuga. Il mio piede scalzo, però, schiacciò una specie di scatoletta che si trovava in terra. La presi in mano e mi accorsi che erano fiammiferi. Immediatamente mi voltai a guardare Amore. Presi un fiammifero e lo accesi sfregandolo contro il retro della scatoletta. La tentazione era troppa. Avrei potuto far luce sul suo volto e osservarlo per un solo istante. Ero sicura che non se ne sarebbe accorto. Per un momento esitai, ricordando la promessa fattagli. Ero decisa a spegnerlo, ma poi udii il suo respiro leggero e questo mi stimolò a proseguire. In fondo non lo avrebbe mai saputo. Mi avvicinai quindi con quel fiammifero in mano e la sua flebile luce gli illuminò il viso. Era la più splendida visione che i miei occhi fossero mai stati in grado di osservare. I lineamenti erano perfetti e delicati. I capelli biondi e mossi sembravano far brillare quel suo volto. E i suoi occhi… i suoi occhi… improvvisamente si aprirono. Quelle iridi azzurre come l’oceano mi fissarono incredule, smarrite. Era come se avesse visto un fantasma. Il Dio indietreggiò quasi fosse spaventato. –Psiche! Perché?- Notai che una lacrima scese furtiva dal suo occhio destro. –Perché?- ripeté incredulo. Cercai di borbottare qualcosa che potesse giustificarmi ma la voce non uscì. Amore si sollevò in volo con le sue stupende ali che, ora riuscivano ad illuminarlo completamente e solo in quel momento vidi la perfezione nella sua completezza. Io mi avvinghiai al suo piede supplicandolo di perdonarmi e di restare. La mano, però, scivolò come sull’olio e Amore ruppe il tetto ligneo della baracca, scomparendo nel cielo. Caddi in ginocchio, devastata dalla vergogna. Le lacrime e i singhiozzi sembravano automatici ormai e, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a fermarli. Ripensavo a cosa sarebbe successo se non avessi trovato quei fiammiferi o se avessi ceduto a quella prima esitazione, ma riconobbi che non fu così e che non avrei più ascoltato la sua voce, né sentito la sua fragranza meravigliosa entrarmi in circolo e rinvigorirmi. In fondo era solo colpa mia. Solo mia. Avevo promesso e poi lo avevo tradito. Meritavo tutta questa amarezza, la meritavo tutta e queste lacrime facevano bene a voler fuggire da me. 
Passai il giorno seguente immersa in uno stato di trance totale. Non uscii dalla mia stanza neppure un istante e non volli parlare con nessuno. Neppure con me stessa. La mia stupida curiosità mi aveva portato via tutto, lasciandomi in ginocchio.
Quella sera e le sere seguenti, le passai al lago, dove tutto era cominciato. Invocavo il suo nome e chiedevo di perdonarmi. Sapevo che sarebbe stato inutile ma ormai non avevo altro per cui vivere. Avevo ricevuto quanto una donna può solo sognare, mi è stata data una fiducia che non meritavo e io mi sono rivelata per l’inetta che sono.
Una sera di fine agosto, però, la speranza bussò di nuovo alla mia porta. Invocai come ogni sera il nome di Amore e gli chiesi di perdonarmi come facevo sempre. D’improvviso le lacrime e la disperazione ebbero la meglio su di me e persi i sensi. Non ricordo molto di quello che provai in quei momenti ma ricordo chiaramente che delle labbra si posarono dolcemente su di me. Aprii gli occhi e me lo trovai davanti. Era lui. Il suo volto mi apparve illuminato della luce più fulgida e lo abbracciai piangendo e chiedendogli scusa disperatamente. Lui non disse una parola e si alzò in volo tenendomi stretta. Stavo volando. Ci dirigemmo verso il cielo ad una velocità incredibilmente elevata. Avvertii una pressione troppo forte su di me e strinsi più forte il mio angelo. Amore se ne accorse e mi lanciò uno sguardo distratto che subito tornò a rivolgere davanti a sé. Rallentammo gradualmente, fino a fermarci. Quando sollevai il capo mi accorsi che eravamo atterrati in un posto nuovo ai miei occhi. Era un giardino lussureggiante che si estendeva a perdita d’occhio e che ancora oggi faccio fatica a descrivere. Specie di piante e animali mai viste popolavano ogni angolo di quella terra. Non sapevo dove mi trovassi, né perché Amore mi ci avesse portato.
- Cupido! Come mai l’hai portata qui?- mi voltai di scatto e mi accorsi che la voce proveniva da una donna stupenda sotto ogni aspetto.  – Ti avevo vietato di avere rapporti con lei dopo quanto è successo- Amore non rispose e quella donna, ma chinò il capo in segno di vergogna. Lei lo chiamò al suo fianco e per qualche minuto parlarono tra loro a bassa voce, infine lei si rivolse a me.
- Hai tradito la fiducia di mio figlio e per questo sarai punita. Per un mortale infrangere la parola data ad una divinità è una cosa gravissima. Per quanto mi riguarda tu dovresti essere giustiziata, ma Cupido mi ha chiesto che questo non avvenga. La tua pena, sarà, per cui quella di separarti per sempre da lui- sussultai alla dichiarazione della Dea, ma in fondo era giusto così. Dovevo ringraziare Amore se non ero stata uccisa, probabilmente aveva compreso il mio errore, ma non era in suo potere perdonarmi.
-Bene, ora riportala dove l’hai trovata e che non si parli mai più di lei -
-Sì, madre- fece Amore.
D’un tratto la madre lo fermò. –Dalle ciò di cui abbiamo parlato - Lui annuì e mi toccò la schiena con entrambe le mani. Subito avvertii un formicolio nel punto in cui fui toccata ma non seppi con esattezza cosa potesse essere. – Visto che ti piace il cielo, so che apprezzerai questo regalo. Con queste potrai addirittura toccarlo - Amore mi baciò e mi disse addio. Dopodiché incominciai a precipitare giù da quel paradiso. Vidi i volti delle due divinità guardarmi dall’alto al basso, per poi sparire tra le nuvole. Improvvisamente mi risvegliai in riva al lago e la sorpresa fu immensa quando capii quale fosse il regalo che Amore mi aveva fatto. Mi alzai in piedi e mi concentrai. D’un tratto due ali grandi e luminose come quelle di Amore si formarono sulla mia schiena e si aprirono maestose. Il cielo non sarebbe più stato così lontano né la notte così buia. Da quel momento Amore sarebbe stato per sempre con me. Mi avrebbe difeso da lassù. Richiusi le ali e mi sedetti sulla riva del lago a guardare il cielo. Tra le infinite stelle che lo adornavano ne riconobbi una luminosa e bella. Era lui. – Grazie Amore - dissi guardandola felice.