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Post - Birik

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Hard Boiled / Re:"Hard Boiled " Il triste profumo dei soldi
« il: Gennaio 24, 2020, 09:27:47 »
Mi piace, eliminerei l'abuso di puntini sospensivi: troppi (il massimo consentito sono tre) e troppo spesso

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Anch'io ho scritto un aforisma / Re:La creatività
« il: Settembre 02, 2019, 11:49:44 »
L'ozio creativo per gli antichi romani era invece proprio quello di non far nulla e lasciare spazio al pensiero. Ho provato l'antico percorso che conduce all'ozio andando alle Stufe di Nerone a Lucrino. Antiche terme romane dove si alternano sedute in grotte sulfuree con temperature da Sahara e bagni di acqua fredda. Dopo qualche ora di trattamento mi è venuta la belligornia e, stesa semisvenuta in accappatoio sul lettino, ho partorito idee fantastiche ma soprattutto ho messo l'anima a nudo a me stessa, insomma mi sono capita

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Anch'io ho scritto un aforisma / Re:ozio
« il: Agosto 20, 2019, 11:49:09 »
Otium vs negotium. Quando l'ozio diventa creativo. Si sfiancavano alle terme gli antichi romani nei soggiorni a Pozzuoli e Lucrino, ma poi partorivano idee geniali

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15 minuti per creare / Re:La depilazione nell'uomo
« il: Maggio 02, 2019, 23:57:44 »
Vogliamo parlare dell'orrore di vedere e casomai sentire gli spuntoni della ricrescita fra una ceretta e la successiva?

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Pensieri, riflessioni, saggi / Disobbedire
« il: Aprile 27, 2019, 08:42:00 »
“Credo che esistano due tipi di leggi, quelle giuste e quelle ingiuste. Tutti noi abbiamo il dovere di obbedire alle leggi giuste e l’obbligo morale di disobbedire a quelle ingiuste. Perché non collaborare col male è un obbligo morale tanto quanto collaborare con il bene. Penso che la differenza sia che quando un uomo disobbedisce ad una legge che ritiene ingiusta, dovrebbe farlo pubblicamente, gioiosamente, amorevolmente, in modo civile e non incivile e dovrebbe farlo con l’intenzione di accettare la pena. Qualunque uomo che accetta una pena che ritiene ingiusta e rimane in prigione per risvegliare la coscienza della comunità riguardo l’ingiustizia della legge, sta esprimendo in quel momento il più alto rispetto per la legge.”
Le parole di Martin Luther King sono  ancora attuali, ma ciò che stupisce è che si adattano universalmente ad ogni uomo che ambisce alla libertà, sia essa di idee, di orientamento sessuale o di religione. Libertà dalla povertà o dall’oppressione ma anche dalle convenzioni.
La disobbedienza attuata in questo modo porta in se qualcosa di nobile, ma bisogna individuare quei caratteri distintivi che ne impediscono l’assimilazione alla violazione comune della legge, alla obiezione di coscienza, alla resistenza, alla ribellione e alla rivoluzione, perché, seppur universali, le parole di M.L. King si riferiscono ad un preciso contesto, quello delle leggi razziste e della discriminazione dei neri americani ; lui stesso prende spunto dal saggio di Thoreau del 1849 “Disobbedienza civile” al quale si ispirò anche Gandhi.
In Italia Don Milani espresse il valore della disobbedienza, in questo caso contro il servizio di leva, ne “L’obbedienza non è più una virtù” del 1965, ed in politica Marco Pannella ed Emma Bonino si resero partecipi di campagne per il diritto all’aborto terapeutico, il divorzio e contro il proibizionismo. In particolare Marco Pannella subì vari processi per aver ceduto hashish in occasione di pubbliche manifestazioni negli anni ‘90, i quali si risolsero tutti con una piccola pena pecuniaria.
Possiamo dunque sostenere che delle tre battaglie condotte dai Radicali; aborto, divorzio e legalizzazione delle droghe leggere, due sono state vinte grazie anche alla disobbedienza civile.  La terza, che negli ultimi anni ha visto in Rita Bernardini una piccola paladina, appare al momento abbandonata da una politica sorda e  in ben altre faccende affaccendata.  Rassegnarsi  è contro ogni regola morale e civile, e per questo la piccola rivoluzione pacifica diventa quasi strumento di democrazia.



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Anch'io Scrivo poesia! / Re:Ho amato un Fantasma
« il: Aprile 08, 2019, 04:24:49 »
Triste cosa vedere finalmente la realtà. Ma, si sa, l'amore acceca

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Diari di viaggio / Re:Canarie
« il: Marzo 18, 2019, 19:19:17 »
Mi affaccio dopo tanto tempo. Non sto scrivendo, mancanza di tempo. Ma magari succederà ancora.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Ho visto anche zingari felici
« il: Giugno 22, 2018, 12:14:10 »
Ho visto anche zingari felici
Se in  un’epoca caratterizzata da forti flussi migratori, ci sentiamo incapaci, inadeguati al loro contenimento, è perché i flussi non si arrestano, al massimo si incanalano.
 Tutta la storia è costellata da forti migrazioni causate spesso da guerre o carestie, popoli che si muovono alla ricerca di una vita migliore e che spesso lo fanno in armi, come  per esempio i Barbari quando scesero in Italia o gli anglosassoni alla conquista di nuove terre in America. A volte sono stati i governi ad incentivarle, per lavorare la terra o in cerca di manodopera, a volte per rinnovare il sangue di popolazioni troppo imparentate
 Pacifico fu  lo spostamento verso Ovest di popolazioni nomadi dell’India Nord Occidentale intorno all’anno 1000. Un’ultima casta fatta di ramai, allevatori, fabbri, che in uno spostamento lento e preordinato, si avvicinarono all’Europa balcanica prima e alla Spagna poi, passando per l’Egitto.  Cosa li spinse a lasciare la loro terra non si sa, mentre si è quasi sicuri della loro provenienza: Rajastan e Gujarat.
Dall’evoluzione della lingua e dall’acquisizione di nuovi vocaboli si può intuire il percorso fatto in vari secoli da questi camminanti, Persia, Armenia, AsiaMinore, Europa e che oggi sono sparsi ovunque nel mondo.
Non conoscevo la loro origine fin quando non mi sono trovata nel mezzo di una rappresentazione folkloristica  in Rajastan. Le danze, la musica e i costumi non sembravano affatto quelli dell’India classica, I fiati, gli ottoni, addirittura la fisarmonica, i corsetti e i gonnelloni delle donne, le danze ritmiche, i lunghi baffi degli uomini, tutti con l’anello all’orecchio: non c’erano dubbi, erano gypsies.
Su come poi sia modificato il linguaggio, la religione o l’organizzazione sociale nei vari gruppi di appartenenza (Rom, Sinti, Gitani) , gli studiosi non sono del tutto concordi, c’è un vuoto dato dalla mancanza di una letteratura scritta e dalla ramificazione dell’ondata migratoria non orientata in una sola direzione.
Nei secoli  hanno subito le più violente persecuzioni,  non ultima la follia di un’associazione svizzera attiva fino agli anni ‘ 70 che in quarant’anni  ha rinchiuso centinaia di bimbi in ospedali psichiatrici. Tutto nato dalla schedatura degli Jenishe negli anni trenta, quando il governo elvetico scelse la strada della pulizia etnica. Con la scusa di alfabetizzare si appropriò di giovani vite mai più restituite alle famiglie.
 I loro lavori tradizionali che erano la ferratura dei cavalli, la lavorazione del rame, l’allestimento di spettacoli circensi e giostre, sono ormai scomparsi  e i Romani’ si arrangiano come possono; una buona percentuale è diventata stanziale, occupa case popolari e vive di lavori come facchinaggio e pulizie,  altri, specie quelli che abitano i campi, non agiscono  nella legalità. La stessa illegalità che si vive in ogni ghetto, sia esso periferia , campo nomade o centro per rifugiati. Illegalità data dalla disperazione di vite che sono facili prede della criminalità organizzata.  Allora io non parlerei di schedatura, che evoca un troppo triste periodo storico, ma piuttosto farei un serio mea culpa per le mancate politiche (e lo spreco di fondi europei destinati alla loro integrazione) a favore di un popolo che ha tutto il diritto di vivere nella legalità e secondo le proprie tradizioni. 



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Cogito ergo Zam / Re:La folla
« il: Giugno 02, 2018, 09:34:01 »
Trovo una feroce similitudine fra la folla di Manzoni, quella dell'assalto al forno delle Grucce, intesa come massa informe che si nuove fra estremisti e moderati pronta a farsi strumentalizzare e la folla degli esperti in politica, economia e immigrazione che affolla i social

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Cogito ergo Zam / La folla
« il: Maggio 29, 2018, 10:32:19 »
La folla (quella di manzoniana memoria) cattiva nella sua ignoranza, pronta a farsi imbonire, a scambiare un dubbio per certezza. La folla ondivaga, tante molecole di un’unica materia, quella dell’ignavia. Una massa che si muove per istinto con la cattiveria che il singolo non avrebbe mai. I saggi e prudenti sono travolti dalla moltitudine, chi sa tace per non esserne schiacciato. I facinorosi populisti hanno gioco facile, sanno soffiare sul fuoco del malcontento.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Iacovacci un Italiano nero
« il: Maggio 11, 2018, 17:54:12 »
Leone Iacovacci.L’ Hurricane de noiartri
 Il padre di Leone lavorava per una compagnia belga nel Congo colonizzato dai Fiamminghi e il bimbo nacque nel 1902 dalla relazione con una bella e giovane donna nera come la pece. Quando il piccolo aveva tre anni decise di portarlo in Italia, con lo scopo di dargli istruzione e cittadinanza, privandolo così per sempre della presenza della madre.
 Leone, affidato ai nonni che vivevano nel viterbese, però soffriva; schernito a scuola per il colore della pelle, emarginato in società, mal riusciva a contenere un carattere ribelle e la voglia di libertà. A sedici anni si imbarca come mozzo verso l’Inghilterra, dove cambia il suo nome in Jack Walker e diventa un boxeur. A diciott’anni il primo successo, a seguire una sfilza di vittorie. E’ una macchina da guerra; veloce e potente ha ben pochi rivali perfino a Parigi dove si trasferisce per poter combattere con gli afroamericani.
Il suo sogno però è tornare in Patria e ottenere la nazionalità italiana. Cosa non facile: il Duce era impegnato nelle Guerre Coloniali e gli Africani considerati persone da addomesticare e dominare. Quando Leone  riesce finalmente ad ottenere l’agognata italianità aveva ventisei anni e tutta la forza per sfidare il campione dei pesi medi Mauro Bosisio. In gioco la cintura di campione europeo, sul ring la razza italica di Bosisio contro l’istinto animale di Iacovacci.
Leone vinse, ma la pagò cara: come poteva il negro di Roma, essere superiore ad un bianco di comprovata fede fascista e diventare il baluardo della boxe italiana? Cominciò dunque l’opera di rimozione che piano piano portò la sua figura all’oblio. I giornali smisero di parlare di lui e i filmati dell’incontro furono tagliati negli ultimi minuti.  lo sconfitto, intervistato, si arrogò la presunta vittoria
 I Romani, che invece lo sostenevano,  coniarono una pasquinata  «Non t’arrabbiar Bosisio/se Iacovacci te rompe il viso/ se ce rifarai un’artra vorta/ te manna a casa co le ossa rotte».
Questa storia è stata oggetto dell’attenzione di Tony Saccucci, regista e documentarista che ne ha tratto un docufilm “Il pugile del Duce” dove ripercorre, con l’ausilio di vecchi documentari dell’Istituto Luce  l’incredibile vicenda , molto attuale, di un Italiano nero.   



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Concorsi letterari gratuiti / Re:Storie di caffè
« il: Maggio 11, 2018, 14:53:43 »
E' il barista che decide, conoscendo la clientela del rione, a chi va il caffè sospeso. Dunque si affida un euro ad una persona che sa bene a chi offrirlo

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Enogastronomia / Re:Cioccolata
« il: Maggio 10, 2018, 14:22:49 »
Nello scrivere sono ondivaga e forse non solo nello scrivere. Ora scrivo poco e leggo ancora meno, ma una sbirciatina qui la do sempre. Benvenuto in ritardo.

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Enogastronomia / Re:Cioccolata
« il: Maggio 09, 2018, 06:26:16 »
Cioccolata amara e rum caraibico. Il paradiso

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Letteratura che passione / Re:Parlo con Bruno
« il: Maggio 06, 2018, 06:10:16 »
Amare un figlio è naturale, struggersi per la sua scomparsa lecito anche a chi mandò a morire i figli degli altri

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