Autore Topic: due "rivoluzioni" a confronto  (Letto 1448 volte)

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2655
  • Karma: +37/-15
    • Mostra profilo
due "rivoluzioni" a confronto
« il: Aprile 30, 2017, 00:38:53 »

maestro con i suoi allievi dopo l'invenzione della stampa

La stampa a caratteri mobili fu introdotta in Europa dal tedesco Johannes Gutenberg nel 1455, ma già nota in Cina fin dal 1041 per merito dell’inventore cinese  cinese Bi Sheng (990–1051).

Il primo testo stampato su due colonne fu una Bibbia.

Una dopo l'altra, in tutte le principali città europee furono create “officine” (tipografie): a Colonia nel 1466, Roma: 1467, Venezia: 1469, Parigi: 1470, Cracovia: 1473, Londra: 1477). Già nel 1480 in Germania e in Italia vi erano stamperie in 40 città. Nei primi 50 anni dopo l'invenzione gutenberghiana furono stampati circa  otto milioni di libri nelle diverse lingue europee.
Le biblioteche si arricchirono di copie. I libri circolarono e favorirono il confronto delle opinioni.

Numerosi intellettuali di quel tempo compresero l’importanza della stampa e la sua capacità di incidere sulla diffusione dell’istruzione. Ma ci furono anche fieri avversari della nuova tecnica. Uno fu il copista domenicano Filippo da Strada, che negli anni ’70 del XV secolo lanciò numerosi metaforici strali contro i libri stampati.  Nel 1473 chiese a Nicolò Marcello, doge di Venezia, di vietarli:  “…Se vuoi, poni un rimedio a questa peste che è in contrasto con tutte le leggi dell’onestà, schiaccia gli stampatori. Costoro persistono nei loro vizi malati, stampando Tibullo, mentre la fanciulla legge Ovidio, venendo educata alla nefandezza. Grazie ai libri a stampa i delicati giovani e le innocenti ragazze imparano qualunque cosa corrompa la purezza della mente e della carne, immacolata senza il fetido peccato. Gli stampatori insegnano la lussuria con cui divorano grandi fortune. O Dio! O Misericordia! O Santa Fede degna di venerazione! Che cosa fate, o nobili?
Vengono meno i vostri impegni. Finché è più gradito il dolce che l’onesto, senza vergogna moltiplicano tutto ciò che smuove Venere”.


Ed ancora: “…traduzioni in volgare delle sacre scritture daranno luogo ad errori grossolani; … i volumi usciti dalle stamperie sono oggetti sudici, indegni di stare in dimore rispettabili, e comprandoli si finirà col finanziare una razza, quella degli stampatori, che scialacqua i guadagni in vino e prostitute; … la scrittura è pura se praticata con la penna, è meretrice quando viene stampata”.

Questo frate domenicano si fece portavoce degli interessi corporativi dei copisti; difese la  trasmissione elitaria del sapere, riservato agli aristocratici ed ai prelati, che potevano pagarsi le costose copie manoscritte dagli amanuensi; temeva la diffusione dell’alfabetizzazione e della lingua volgare, le considerava minacce alla mediazione della Chiesa nell’interpretazione dei testi sacri.

L’introduzione del libro a stampa fu all’epoca rivoluzionaria, paragonabile alla rivoluzione digitale nel nostro tempo. Ed anche in questi anni ci sono state polemiche suscitate dalla trionfale avanzata planetaria del web. Anziché i copisti sono stati gli editori a temere in modo esagerato la fine del libro, questa volta quello stampato, e si  stanno dedicando alla diffusione dell’e-book, ormai usato anche in ambito scolastico.
« Ultima modifica: Aprile 30, 2017, 00:42:58 da dottorstranamore »