Autore Topic: Incubo  (Letto 1486 volte)

Crisalide

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Incubo
« il: Marzo 12, 2011, 20:26:55 »

      Il puzzle incomincia a comporsi. Sono ancora lontana dal momento in cui sarò in grado di vederlo concluso in ogni particolare, ma la sensazione che provo alla luce di quanto si sta verificando, è di riuscire ad intuire, sia pur vagamente, il disegno che ogni giorno si arricchisce di qualcosa di nuovo.
      Questa mattina, aprendo gli occhi, ho sentito la vocina che mi sussurrava: “Oggi torni al cimitero”. Razionalmente dovrei dirmi che non c’è alcun bisogno di tornarci, ma in questa strana storia quasi nulla risponde ai canoni della razionalità e della logica. Quindi rendo mio pensiero il suggerimento appena udito e decido di affidarmi, ancora una volta, a quanto avverrà indipendentemente dalla mia volontà.
      Abbandonata nella vasca ricolma d’acqua fumante, mi vedo percorrere i viali del cimitero, attenta a scrutare ogni particolare che possa suggerirmi qualcosa di cui le volte precedenti non mi sia accorta. Mentre sento di stare per scivolare in quello stato in cui, attenuata la coscienza, finisco con l’entrare in un’altra dimensione, consapevole di essere Giulia ma calata in un tempo e in uno spazio che non mi appartengono, con un volontario movimento del corpo, decido di riemergere dalla calda sensazione del bagno mattutino e di andare incontro alle sorprese che mi riserva il suggerimento udito al risveglio. Non è curiosità la mia, né fretta di sapere, ma una calma e rilassata risposta della mente che ha assunto l’impegno di seguire il flusso degli eventi e scoprire che cosa si celi sotto il velo sollevato della quotidianità.
      Si vive per anni credendo che quel che accade nella vita, giorno dopo giorno, fra banalità ed eventi eccezionali, fra famiglia, lavoro e interessi,  sentimenti positivi e frustrazioni, sia l’unica realtà che ci sia dato vivere e percepire. E poi avviene qualcosa d’inaspettato, di non voluto, né cercato, che si verifica indipendentemente da noi e dalla nostra capacità o volontà di coglierla e tutto può cambiare e di fatto cambia. E quello sfondo del palcoscenico della vita, anziché una quinta fissa e inamovibile, rivela il suo essere una leggerissima stoffa sollevata dal vento. Solo in quel momento si riesce a comprendere che è possibile assecondare il vento e scoprire che cosa nasconda quella stoffa, o ignorare il vento e il molle movimento della stoffa, accettando, come unico sfondo, quella quinta. Ma se il vento ha mosso la stoffa, pur decidendo di ignorarne il movimento, non saremo mai più gli stessi.
      Il vento che muove la mia stoffa, da refolo appena accennato, è diventato un imponente vento di burrasca. Non posso e non voglio ignorarlo.
      Quando varco la soglia dell’ingresso principale del cimitero, il sole mi obbliga a infilare gli occhiali scuri che attenuino gli effetti di una luce accecante. Svolto subito a destra e, imboccato il “viale Popolare”, raggiungo il tempietto. Il cancello è socchiuso, esattamente come dopo che Marcello ha accostato le due ante prima di andar via, l’ultima volta che siamo venuti insieme al cimitero, tre mesi fa.
      E’ sabato mattina. Si sentono voci di persone un po’ ovunque. Spingo in dentro la parte destra del cancello. Poi la sinistra. La grata, che costituiva parte del pavimento a coprire la scalinata che immette nel sotterraneo, è sempre sollevata e appoggiata al muro. Discendo i primi tre scalini e mi siedo sul primo che corrisponde a parte del pavimento della cappella, immediatamente dopo l’ingresso. Ho con me l’agenda e la penna. Allontano ogni pensiero. Aspetto.
      La prima sensazione è una sorta di allucinazione olfattiva. Avverto un intenso odore di fiori e di cera. Poi la luce si abbassa, si trasforma. Tutt’intorno non filtra più luce del sole. La notte è rischiarata dalla luce ondeggiante di decine di candele che riscaldano l’aria. Ci sono tanti fiori intorno. Avverto un senso di soffocamento. Cerco di muovermi, ma non riesco. Sono come paralizzata. Sono circondata da legno del quale riesco a sentire l’odore. La sensazione è di essere prigioniera all’interno di un corpo gelido che non mi appartiene più. Realizzo di essere chiusa all’interno di una bara, con la folle sensazione di essere viva e di non poter far nulla per liberarmi da quella costrizione. Ho paura e sono priva di forza.
      Poi, è come se qualcosa mi risucchi fuori. Sono sospesa al di sopra della bara chiusa nella quale riesco a vedere, come in trasparenza, il mio corpo morto. Sono libera dal soffocante senso di costrizione di poco prima e riesco a vedere tutto ciò che è nella cappella ed oltre gli spessi muri: fiori, corone, candele accese. Ho una visuale completa, come se i miei occhi fossero dotati della capacità di vedere oltre gli ostacoli fisici e il mio cuore avesse modo di percepire il dolore di chi mi ha perduta ed ora piange la mia morte. Un cuore è straziato più di altri. Il cuore di un uomo che mi ha amata oltre ogni umana capacità di comprendere. Sento il suo dolore come una stretta al cuore, agganciato come da una spessa corda che mi tira giù, verso il centro della terra. Vorrei poter volare verso la luce, verso l’Amore puro che mi attrae a sé, ma il dolore di quest’uomo ha una forza capace di contrastare il mio volo.

      Piano apro gli occhi. Gli occhiali da sole mi aiutano a sopportare la luce che penetra nella cappella attraverso il cancello e le vetrate in alto. Una sensazione umidiccia mi stabilizza all’interno di questo corpo, in questo tempo e in questo luogo. Ora, il dolore dell’uomo e la mia voglia di volare verso la luce si trasformano in un ricordo di sensazioni vive che non avverto più come mie. Ripenso al legno della bara, all’immobilità del corpo, all’incapacità di sentirmi libera e al fluido sottrarmi a quell’orrenda sensazione di prigionia.
      La penna sfreccia sui fogli dell’agenda più veloce di quanto lo stesso pensiero riesca a suggerire. Sensazioni che non devono essere perdute, vengono meticolosamente annotate già perdendo, nella trascrizione, la vivezza del vissuto. Emozioni che, nel momento del ricordo annotato, perdono l’autentico significato dell’emozione provata, della scintilla viva del sentimento nella sua attualità. Eppure, se non si fissasse, sia pure come ricordo, il senso del vissuto, sentimenti e pensieri, emozioni e sensazioni finirebbero a vagare in un mondo invisibile.

 

Crisalide

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Re: Incubo
« Risposta #1 il: Marzo 12, 2011, 20:27:57 »
Questo è uno dei capitoli del mio ultimo libro pubblicato lo scorso giugno

nihil

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Re: Incubo
« Risposta #2 il: Marzo 13, 2011, 07:57:13 »
come incubo non c'è male!
ben descritta la sensazione tra un certo prima ed un immobile presente cimiteriale.

Crisalide

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Re: Incubo
« Risposta #3 il: Marzo 13, 2011, 11:00:43 »
come incubo non c'è male!
ben descritta la sensazione tra un certo prima ed un immobile presente cimiteriale.

che intendi con "tra un certo prima ed un immobile presente cimiteriale"?

nihil

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Re: Incubo
« Risposta #4 il: Marzo 14, 2011, 07:52:40 »
la protagonista ha una vita sua ben definita e poi scivola nell'incubo del cimitero.

Brunello

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Re: Incubo
« Risposta #5 il: Marzo 14, 2011, 09:04:34 »
Molto bello...brava!

Crisalide

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Re: Incubo
« Risposta #6 il: Marzo 14, 2011, 15:34:27 »
la protagonista ha una vita sua ben definita e poi scivola nell'incubo del cimitero.


ah ok... non mi era chiaro l'"immobile presente cimiteriale"


@brunello
grassie

LeD

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Re: Incubo
« Risposta #7 il: Marzo 17, 2011, 12:46:26 »
Bene bene. Questo è il pezzo che m'è piaciuto di più.

Si vive per anni credendo che quel che accade nella vita, giorno dopo giorno, fra banalità ed eventi eccezionali, fra famiglia, lavoro e interessi,  sentimenti positivi e frustrazioni, sia l’unica realtà che ci sia dato vivere e percepire. E poi avviene qualcosa d’inaspettato, di non voluto, né cercato, che si verifica indipendentemente da noi e dalla nostra capacità o volontà di coglierla e tutto può cambiare e di fatto cambia. E quello sfondo del palcoscenico della vita, anziché una quinta fissa e inamovibile, rivela il suo essere una leggerissima stoffa sollevata dal vento. Solo in quel momento si riesce a comprendere che è possibile assecondare il vento e scoprire che cosa nasconda quella stoffa, o ignorare il vento e il molle movimento della stoffa, accettando, come unico sfondo, quella quinta. Ma se il vento ha mosso la stoffa, pur decidendo di ignorarne il movimento, non saremo mai più gli stessi.
sono una persona INGESTIBILE e INDIGESTIBILE

Crisalide

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Re: Incubo
« Risposta #8 il: Marzo 17, 2011, 13:03:22 »
Bene bene. Questo è il pezzo che m'è piaciuto di più.

Si vive per anni credendo che quel che accade nella vita, giorno dopo giorno, fra banalità ed eventi eccezionali, fra famiglia, lavoro e interessi,  sentimenti positivi e frustrazioni, sia l’unica realtà che ci sia dato vivere e percepire. E poi avviene qualcosa d’inaspettato, di non voluto, né cercato, che si verifica indipendentemente da noi e dalla nostra capacità o volontà di coglierla e tutto può cambiare e di fatto cambia. E quello sfondo del palcoscenico della vita, anziché una quinta fissa e inamovibile, rivela il suo essere una leggerissima stoffa sollevata dal vento. Solo in quel momento si riesce a comprendere che è possibile assecondare il vento e scoprire che cosa nasconda quella stoffa, o ignorare il vento e il molle movimento della stoffa, accettando, come unico sfondo, quella quinta. Ma se il vento ha mosso la stoffa, pur decidendo di ignorarne il movimento, non saremo mai più gli stessi.

averti come estimatore mi sconvolgerà la vita... già lo so...    ;D