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Topics - squarcio88

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1
Anch'io Scrivo poesia! / Di quanti mali
« il: Giugno 04, 2018, 13:18:52 »
Hai offerto le tue mani a crudeltà inaudite.

Di quanti mali muore l'uomo.

Ricerchi in te lo sguardo del vincente.
Ancora.
Ma ormai nessuno specchio é intatto
e neanche la tua voce ti consola.


2
15 minuti per creare / Il posto sicuro
« il: Maggio 25, 2018, 12:51:06 »
L'aveva lasciato.
Quella mattina.
La strada che la separava dal lavoro sembrava interminabile.  Le gambe, molli, sostenevano a stento un peso ormai esiguo, ma enorme.
Abbassò il volto, cercando di schivare lo sguardo curioso di un passante e vecchie lacrime iniziarono a sferzarle il viso.
Era finita davvero quella volta. Non c'era piú ritorno.
La consapevolezza di essere nel giusto la lambí ma non le diede pace.
Se lui non fosse stato cosí tanto lui e lei non fosse stata cosí tanto lei, sarebbe andata bene. Ma un cambiamento imposto non dura.
La mano destra graffiò con forza il collo, scostando i lunghi capelli castani.
Il dolore la pervase con dolcezza.
Aveva scelto. Aveva dovuto scegliere.
Un piede in fallo la fece barcollare.
Le braccia, in fretta, si tesero riequilibrando il suo andamento.
Alzò lo sguardo.
Offuscata, l'immensa entrata della scuola le si pose innanzi.
Era arrivata.
Come d'incanto, l'oscurità che era in lei si affievolí.
Svelta salí le scale e con sollievo aprí la porta.
Un vuoto tanto atteso scoperchiò il suo cranio, succhiando via accuse e parole di sconforto.

Sorrise.
Il suo male lí non poteva entrare.



(Ehm, in realtà mi sono accorta di aver usato ben piú di 15 minuti  ::) )

3
Anch'io Scrivo poesia! / Eppure resto
« il: Maggio 25, 2018, 11:30:13 »
Rimbalza il mio entusiasmo
tra parole e gesta.
Sí,
tu narri di caldo
ma porti la tempesta.

4
Anch'io Scrivo poesia! / Già data
« il: Maggio 24, 2018, 17:24:20 »
Mi scopro e mi rivesto ancora
donando a te
gli stralci
del mio abito piú caro.

Ma nuda non mi avrai
mai
per ora.

La fiducia che mi avvolge
un po' mi fa paura.

5
15 minuti per creare / Un dovere
« il: Maggio 18, 2018, 13:38:59 »
Non era facile sognare. La casa la fissava mesta e pensierosa. "Voglio te" sembrava dire. Lei porse una mano e svelta, toccò l'intonaco scrostato. "Anch'io ti voglio" sussurrò di rimando. Le luci, nella strada, si accesero in un soffio di speranza."Ma al nuovo giovane non é concesso". Le imposte parvero schiudersi, a lei, che tanto aveva atteso quel segnale. "30 anni e le certezze di un ventenne". Poggiò il palmo al muro, bramandone il tepore, freddo. " Ma non demordo". Un' auto le sfrecciò di fianco strappandola al pensiero. La mano si scostò dalla parete cercando verso il basso del calore umano. "Andiamo piccola mia". Il volto sorridente della figlia squarciò del tutto una ferita interna. " Andiamo".
La via era ancora lunga e i quaderni da correggere gravavano sulla spalla quanto sull'umore. Si voltò un'ultima volta a fissare quell'edificio giallo, allegro. "Sognare é un dovere" sembrò rassicurarla lui. "Sí, sognare é un dovere" ripeté lei ad alta voce.

6
Lettere d'amore, spedite e non / A te
« il: Settembre 28, 2013, 12:03:32 »
Caro Giuseppe,

tu ci sei,
tra coloro che più mi hanno offerto nella vita.
La sigaretta in mano, mostravi a me, sedicenne timida e inibita le potenzialità della mia voce.
Sul palco ti mostravi intransigente, ma infondo dolce, come un nonno che mostra il mondo alla nipote mano nella mano.
Chissà cosa pensavi, vedendo ricreare da noi "attori" le visioni che avevi impresso sulla carta,i tuoi copioni, scritti in un dialetto da me riscoperto grazie a te.
Per te ero Giulia, non Chiara, eppure non ci somigliavamo affatto.
Proprio per questo ti ringrazio, poichè nel ricreare lei ho avuto l'occasione di scoprire l'altro, uscire dalla mia angosciosa insicurezza, scorgendo nuove voci attorno. Non solo sul palco, no, ma anche nella vita.
Tu sei stato un mentore, una guida, che ancora adesso,a distanza di nove anni, riscopro nel mio cuore.
Non ci sono più lacrime sul mio volto, soltanto un'immensa tenerezza, gratitudine, riconoscenza, mentre ripongo questa lettera sulla tua tomba che ai miei occhi non esiste.

Tu sei con me, ti percepisco
e so che giornalmente resterai al mio fianco.

Tua

Chiara*

7
15 minuti per creare / Un posto nel mondo
« il: Settembre 27, 2013, 18:32:07 »
Chiuse gli occhi per un secondo sperando ardentemente di scomparire. Non c'era nulla per lei in quel posto, niente che la rappresentasse davvero. Le sue dita iniziarono con forza a districare i lunghi capelli castani. Non valeva la pena rimanere, eppure si era ripromessa che quella sarebbe stata l'ultima volta: la fermata definitiva. Strinse con rabbia l'asse della panchina. Una pioggia di foglie variopinte la investì. Ne raccolse una, gialla con sfumature arancio. Era così ruvida e secca, quasi quanto lei. Si morse le labbra mentre il mento si permise di vibrare con forza. Era morta dentro e aveva solo 24 anni.
Il vento accarezzò un volto ormai in lacrime mentre gli occhi, frustati dall'angoscia, s'irrigidirono in uno sguardo vitreo.
Tutto andava svanendo fuori e dentro lei. Un intenso candore la pervase e con esso un senso di stabilità, di pace.
Rimase immobile, assaporando assorta quello stato d'incoscenza. Nel silenzio del nulla un pensiero fulmineo la travolse. Destatasi dal torpore sorrise incredula. Osservò le sue mani, le sue lunghe gambe, accarezzò lo stomaco, scrocchiò le ossa della schiena al fine di percepire ogni singolo movimento dei muscoli.
"Sono io" si sentì sussurrare "Quel luogo sono sempre stata io".

8
Anch'io Scrivo poesia! / Se la sera
« il: Dicembre 21, 2012, 05:37:33 »
Se la sera
sapesse mai mostrarmi luce nuova
mi affiderei a lei senza nessun indugio
mi abbraccerebbe forse
stringendomi in quel cupo vuoto
facendosi dolcezza al mio orizzonte
E invece non mi ascolta
si veste muta e persa di ricordi
strozzando con dei lacci
mente e corpo

9
Anch'io Scrivo poesia! / E allora resto lì
« il: Dicembre 18, 2012, 16:53:52 »
E cercherò di te tra le lenzuola marce di bugie raccolte negli anfratti delle nostre gesta.
Che il nulla divenga anima dentro di me.
Ti urlo che ho sbagliato, che vorrei cambiare.
Ma il mutamento mi spaventa.
E allora resto lì,
distesa al fianco di un domani inesistente,
per noi,
per me,
con l'oggi che mi osserva tetro e stanco
sapendo che non so sfuggire ancora
al freddo sole della mia incoerenza.

10
15 minuti per creare / Solo pensieri sparsi
« il: Settembre 18, 2012, 16:36:29 »
E le mie parole lasciano spazio alla voce di altri. Non dico mai molto di me, non lo ritengo importante. Io sola posso davvero cogliere e percepire il mio mondo, la mia vita. Condividere è distruttivo. Mi assalgono poi dei dubbi, mi scuote una mancanza di rispetto. Di me non c’è molto da dire. Ma di me nel rapporto con gli altri sì. A volte parlo con alcuni dei problemi tra i miei genitori. Il solo scrivere qui della loro esistenza mi fa’ stare male, non per il semplice fatto che ne soffra, quanto piuttosto perché sono cose private, che la gente non riuscirebbe a capire non vivendo appieno la mia esistenza. Potrebbero essere giudicati male e non è questo che voglio. Eppure il desiderio di sfogo è grande. In questo caso come in molti altri. È uno sfracellamento interiore che mi distrugge possente. È tanto facile essere giudicati per un solo atto erroneo compiuto. La gente non guarda al tutto di una persona, si ciba della brevità, del momento, si scaglia contro l’istante in cui essa ha agito “male”e tramuta in Male la persona. Molti hanno iniziato così, da un errore, e lentamente, quasi impercettibilmente si sono mostrati agli altri come essi si attendevano da loro, un gigante, insuperabile errore.
Vorrei dire di non essere così, vorrei potermi discostare da questo modo di cogliere l’altrui esistenza. Eppure spesso mi ritrovo a giudicare, a schernire il prossimo per colpe del passato. Colpe … questa parola mi manda in paranoia. Mi sento colpevole da quando sono nata, non mi sono mai sentita libera di parlare se non ai fogli a quadretti dei quali molto spesso mi nutro. Solo loro possono cibarsi di me, comprendere a fondo la mia permanenza in questo mondo. Rido, rido pensando a questo, attribuisco un’anima alle cose, non volendomi finalmente rendere conto che esse sono solo il riflesso della mia anima, un inestirpabile desiderio di non sentirmi sola.
Vivo nella paura. In un momento della mia vita nel quale non m’ importava molto di me stessa non temevo la morte. Ne parlavo tranquillamente come un fatto semplice e naturale, cercando d’analizzarla. Avevo paura della morte di altri, non della mia. Quanto egoismo. L’adolescenza è stata pervasa da questo. Ora non posso nemmeno pronunciare nella mente la parola “morte” che subito cerco di ritrarla negli anfratti più sconosciuti del mio corpo. Non riesco proprio ad affrontarla. L’idea che essa mi disfi di me stessa, il fatto che quando accadrà non potrò più cogliere alberi d’autunno, sorridere in una passeggiata tra i monti, vedere chi amo, ma soprattutto discorrere con il mio Io più intimo mi getta in un’ansia senza possibilità di scampo. È così assurdo, quando ho scoperto di amarmi, di poter dare amore, ho perso tutto il coraggio.

11
15 minuti per creare / Questa notte
« il: Agosto 27, 2012, 14:05:18 »
Strinse il suo petto affondandovi le unghie, lui si svegliò di soprassalto. La udì. Il respiro strozzato e ansimante lasciava spazio a parole poco definite, quasi gridate. Cercò nell'oscurità il suo volto e le accarezzò la fronte. Sudava. Strinse il suo corpo al suo e la chiamò piano. "Amore, Amore svegliati". Lei per tutta risposta si aggrappò alle sue gambe come un koala. Le scosse le spalle, lei aprì gli occhi ancora pervasi d'ansia e soffocò un urlo cercando di liberarsi dalla stretta di lui. Mettendosi a sedere tentò di riappropriarsi del proprio respiro. "Vieni qui" sussurrò lui. Lei con diffidenza si lasciò avvolgere dalle sue braccia. "Cos'era?" "Niente" mentì lei trattenendo le lacrime, "te lo dirò domani mattina. Scusami, torna a dormire".
Rimase a fissare l'oscurità con occhi vuoti per un tempo illimitato. Sfiorando il torace del suo ragazzo cercava disperatamente di separare la realtà dal sogno. Ma il buio le rendeva impossibile l'impresa.
Un uomo andava mostrandole pezzi di gente morta pendenti dal soffitto di una stanza. La loro stanza. Quell'uomo era lui e quei corpi li avevano ammazzati insieme.

12
Cassonetto differenziato / Quale canzone vi rappresenta?
« il: Agosto 12, 2012, 16:06:46 »
E' da quando l'ho sentita che questa canzone mi ha rapita totalmente, non riesco a trovarne una che la superi. In un certo senso riporta alla luce una parte di me che spesso nascondo  dharmas

"La cura" Battiato

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Sentimentale / Indivia
« il: Agosto 10, 2012, 18:08:13 »
Lei era lì. Mi aspettava sempre in quel posto. La raggiunsi in groppa al mio rottame inquietante su due ruote. “Ehi, ciao” mi apostrofò e io la osservai ridendo “Scusa il ritardo, ma le mie ehm, esili gambe, non volevano saperne di insinuarsi nei pantaloni”. “Non sei poi così grassa” mi rassicurò lei, ed il mio istinto mi suggerì che non sarebbe stato il momento opportuno per soffocarla. La legge può essere molto severa in fatto di strangolamenti, sebbene attuati in favore di una giusta causa.
Andammo dagli altri. Tappeti di sguardi vogliosi le si stesero innanzi. Li fulminai e mi chiesi per quale assurdo motivo non me ne ero rimasta a casa. Mi avvicinai ad un’altra amica, una come me, di serie D.
La D è una lettera molto interessante. Ha il gusto di devasto, desistere, distanza, e naturalmente: Domodossola. Per quanto debba ammettere che quest’ultimo vocabolo non abbia mai avuto un ruolo rilevante nella mia vita, gli altri tre non si sono fatti particolari problemi ad accogliermi.
Altro motivo questo, per il quale non sopportavo il suo modo angelico di approcciarsi alla gente, le sue parole prive di ogni pensiero, i lunghi silenzi di chi non ha opinioni sul mondo. Non era affatto una persona riflessiva, ancora oggi mi chiedo se fosse una persona.
Eppure, per gli altri, lei era, io no. In alcuni istanti mi chiedevo se non fosse stato meglio essere come lei. In altri momenti ero certa che sarebbe stato magnifico. Essere adorata a prescindere dall’avere doti particolari sarebbe un sogno per chiunque.
Certo non posso dire fosse una ragazza vuota, questo no. Sono fermamente convinta del fatto che anche lei avesse della carne, ossa e organi vari dentro di sé.
Era la sua bellezza che la rendeva speciale, il suo apparente disinteresse verso ogni cosa.
Iniziai ad amarla.
La mia invidia si trasformò lentamente in gelosia.
Mentalmente rigettavo tutti quelli che le andavano dietro e allo stesso tempo mi sentivo parte di loro. Il suo volto divenne sinonimo di perfezione inarrivabile a cui tendere e la mia vecchia amicizia, mi dava, rispetto agli altri, molte più occasioni di restarle accanto. Avrei anche utilizzato il famoso detto “pendere dalle sue labbra”, se non fosse che non diceva mai un fico secco.
Non ero cosciente di questa mia situazione interiore o forse lo ero e non volevo ammetterlo. La religione nella quale sono cresciuta non vede di buon occhio l’amore tra donne e a quel tempo, nemmeno io.
Non parlarmi di incoerenza Bob, la mente a volte può essere talmente incasinata. Ti arrivano stimoli differenti da ogni parte e tu non riesci a rispondere ad ognuno in maniera opportuna, a trovare un senso, a farti un quadro generale della condizione nella quale sei. Crescere è tutt’altro che facile quando l’unica tua consapevolezza è che crescerai fino al giorno della tua morte.
Quando, nell’associazione all’interno della quale eravamo, la premiarono al posto mio, mi risvegliai magicamente dal mio stato ebete. Per quanto il mio livello di autostima abbia le sembianze di una sogliola, non potevo credere che avessero scelto lei, nella mia stupida ingenuità ritenevo che quello non poteva essere il corso naturale degli eventi. E invece …
Non mi esposi mai, non feci lamentele, da quanto inghiottivo malumore, la gola mi prudeva. Un acido sentimento di vendetta mi risaliva nei polmoni ogni volta che sentivo parlare di questo fatto. Cominciai a notare i suoi difetti, ad indebolirmi per la grande presenza dei miei. E con mia rabbia, giunsi a comprendere quanto anch’essa fosse altrettanto vittima dell’opinione altrui. Perché non faceva nulla per farsi notare, non aveva mai chiesto di essere al centro delle attenzioni.
Questa mia impossibilità di prendermela con lei direttamente, sfociò in un forte desiderio di fumare.
Rimasi nella mia piccola e insulsa tana come un morbido coniglio verde fosforescente, masticando indivia avvelenata e dandomi allo stesso tempo un tono grazie all’uso della pipa. Quella verdura non mi piaceva affatto, ma era l’unico cibo nei paraggi. Come in ogni fiaba che abbia un finale degno di questo nome, un giorno iniziarono a spuntare nuove pianticelle al limitare del mio cunicolo ed io tirai fuori lentamente la testa finché, coltami di sorpresa, qualcuno non me la tagliò di netto. Era stata lei. Seguita da una folla che la incitava, fece un urlo tipo “muahahah!” e invitò i suoi sudditi ad un banchetto a base di coniglio.
Hai ragione Bob, devo smetterla di dire cavolate. Nessuno mi tagliò la testa, né in verità né in sede metaforica. Silenzioso, il tempo sistemò le cose, lei non uscì più molto spesso ed io mi avvicinai ad altri.
L’ho rincontrata ultimamente, ingrassata di molti chili. In quell’attimo un perfido tarlo mi perforò il cuore con un ghigno. Decisi di soffocarlo, la polizia non l’avrebbe mai saputo.
La sua aurea di serenità e bellezza era rimasta e infondo io non avevo mai smesso di volerle bene.

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Sentimentale / Per tenerti compagnia
« il: Luglio 13, 2012, 00:28:27 »
I sassi rotolavano lieti trascinati dai suoi piedi stanchi. Ultimamente i suoi piedi adoravano i sassi, non si alzavano mai da terra. La sua maglia mattone, cozzava fortemente con lo strano colore dei pantaloni, lei li odiava, la loro tinta rispecchiava la sua vita: "un assurdo e inequivocabile: boh".
Portò una mano alla bocca per togliere un sudore intenso che non intendeva arrendersi. Le labbra si schiusero lievemente per rapire un respiro. Da giorni andava in apnea. Questo la logorava.
Un lembo del vestito si fece stringere dalle sue dita per evitare di essere inzuppato in quel ruscello torbido di ricordi. Giunse illesa all'altra riva. Si sedette. Era arrivata.
Fissò l'acqua come un rapace la sua preda. Era così dolce, bella e maledetta quella fonte. Gli occhiali si sentirono strappare dal viso e adagiare sull'erba soffice. Il bosco assumeva tutt' altre forme senza la mediazione delle lenti, aveva imparato a goderselo, l'aveva imparato da lui.
Il fogliame rumorò, lei rimase immobile, in attesa. Mise a fuoco una piccola creatura che uscì dall'ammasso di sterpi incriminato. "Solo una lepre" sussurrò. "Solo una piccola lepre, una soffice e minuscola lepre...". Colse una pietra e l'accostò a volto. "Solo una dannata, dannatissima lepre!" schiacciò la selce sul viso finchè non percepì quello splendido dolore acuto. La foresta si mosse, abbandonata dagli uccelli. "Io non sono come te, io non avrei mai fatto come te" gorgogliò "ma tu ci sei riuscito, tu lo sapevi!". Gli alberi si guardarono sconcertati non sapendo a chi attribuire questa colpa. "Adesso io posso solo leccare sangue, nient'altro che questo, ma a te non importa vero? A te non frega un fottuto niente!"ruggì. "Mi hai gettato addosso questa frustrazione senza preavviso, così, da un momento all'altro. Ma io non so reggerla. Non ce la faccio Amore..." le lacrime si unirono al sangue in un percorso sconosciuto. "E vengo qui, ogni giorno, torno qui, ma tu non ci sei ad aspettarmi." Ammutolì. "Io ti odio, ed odio questa terra che ora ti protegge, perchè tu eri mio, non suo!" Il fango si sentì gettare sulle sue gambe e scivolare dai suoi palmi in modo frenetico. "Per tutta la vita... Io l'ho mantenuta questa promessa. Ma tu no... tu non l'hai mantenuta questa promessa Amore... Tu: non l'hai mantenuta.
La morte è una grandissima bastarda" sibilò graffiandosi il braccio con un ramo "Perchè lei non separa davvero, no. Lei rafforza e tiene in vita ciò che non c'è più. Ciò che non potrò più accarezzare, baciare, possedere su quest'erba". La sua voce uscì rotta e soffusa "Mi manchi così tanto. Quattro anni. Io non riesco ad andare avanti, a voltare pagina, perchè eri tu l'unica pagina che volevo nel mio libro. L'unico nome che volevo impresso su una fede che non avrò mai."
Sospirò "avevo pensato di chiudere la mia copertina una volta per tutte, ma i ponti mi fanno paura ed io non ho le forze."
Sorrise "che ne dici se rimango qui stanotte? L'aria è calda e la luna alta." Si sdraiò. "Solo un po'. Per tenerti compagnia... per avere compagnia". Si assopì osservando le piccole onde.
Una carezza le sfiorò i capelli, ma non aprì gli occhi per scoprire chi fosse: era sola lì e lei lo sapeva.

15
Anch'io Scrivo poesia! / Basta
« il: Luglio 11, 2012, 13:16:00 »
Basta

non c'è più verità
nel mio guardare
nè soffice speranza

oggi ho perso me

non ha importanza

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