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Biografia Heinrich Böll
Heinrich Böll
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Heinrich Böll, premio Nobel per la Letteratura nel 1972, nacque a Colonia il 21 dicembre del 1917 da un’antica famiglia di cattolici esuli nel 16° secolo dall’Inghilterra. Ha vissuto la sua prima infanzia durante la I Guerra Mondiale ed è stato coinvolto tragicamente nella II, facendo parte di quei giovani dalle vite incompiute che affrontarono la travagliata realtà della Repubblica di Weimar e gli orrori del Nazismo. Costretto a lasciare i corsi di Germanistica dell’Università di Colonia e a militare come soldato di fanteria, per più di sei anni combatté in Russia e su diversi altri fronti. Nel 1942, durante una licenza, sposò Annemarie Cech, amata collaboratrice letteraria che faceva per lui le traduzioni dalla lingua inglese, dalla quale ebbe quattro figli (Christoph, Raimund, René e Vincent), il primo dei quali morì purtroppo subito dopo la nascita. Ferito più volte, disertò nel 1944 e nella sua ritirata finì prigioniero degli Americani. Queste tremende esperienze lo segnarono talmente da influenzare tutta la sua opera; scrisse: «Sorte spaventevole quella di essere un soldato e di dover desiderare che la guerra fosse perduta».
Carpentiere prima, impiegato poi, e infine pubblicista e saggista, iniziò a scrivere racconti brevi a cui seguirono i primi romanzi, con i quali seppe dare una tenera e desolata testimonianza della sconfitta delle giovani generazioni tedesche durante il disastro bellico; tra questi sono da ricordare: “Il treno era puntuale” (1949) e “Dov’eri Adamo?” (1951). Ha fotografato inoltre il loro sconforto nel dopoguerra in “E non disse nemmeno una parola” (1953), storia di un reduce che ritrova il suo mondo devastato e i suoi valori distrutti (e il protagonista altri non era, che il disperato Heinrich). Il Böll di questo periodo è stato definito dalla critica come «il poeta epico degli anni difficili».
Con beffarda ironia ma sempre impegnato e attento ai deboli e agli oppressi, ha raccontato la Germania della ricostruzione negli anni Cinquanta («… strano, per taluni misterioso e allucinante, paese») nei seguenti romanzi: “Casa senza custode” (1954) - che ricevette un premio francese che lo lanciò in ambito internazionale - , “Il pane dei verdi anni” (1955) e “Biliardo alle nove e mezzo” (1959), complessa saga familiare ricca di monologhi interiori e flashback. Disgustato dalla spietatezza del neocapitalismo e dal vuoto consumismo degli anni Sessanta, con una satira sempre più feroce e dissacrante ha fustigato i nuovi costumi tedeschi in “Opinioni di un Clown” (1963). In questo romanzo, agisce un protagonista autobiografico, antieroe polemico e ribelle, un romantico e anarchico clown senza radici, in lotta contro l’incoerenza degli avari genitori milionari dal passato nazional-socialista velocemente rimosso, contro l’impostura di un’opulenta ed egoista società, contro gli orpelli di una dogmatica Chiesa istituzionale e contro l’invadenza dello Stato (il clown Hans, lasciato dall’amata compagna, finirà sul lastrico come il più misero mendicante). In “Fine di un viaggio di servizio” (1965) ritornano gli argomenti tipici e il tema autobiografico della diserzione.
Böll ha amato l’Irlanda, terra verde e incontaminata, ove soggiornava in solitudine e alla quale ha dedicato “Diario d’Irlanda” (1957), un testo pieno di poesia.
Dopo un periodo di silenzio, pubblicò il capolavoro “Foto di gruppo con signora” (1971), un racconto corale a più voci, in cui narra di un autore che con l’aiuto di un gruppo di persone di diversa estrazione sociale indaga conducendo una lunga serie di controverse interviste, sulla vita di Leni Pfeiffer, una enigmatica signora di mezza età dal fascino misterioso, taciturna e riservata, fiera e senza rimorsi, segnata dall’odiata guerra e dai lutti ma capace di atti di ingenua umanità in tempi quanto mai tremendi e disumani, presente nelle parole ma assente fisicamente; in questo testo, Böll si scaglia contro l’ipocrisia di una società convenzionale e conformista che stritola gli esseri più puri. In “L’onore perduto di Katharina Blum” (1974), critica aspramente la mancanza di etica del giornalismo moderno e gli spregiudicati metodi di un giornalista in grado di distruggere la vita di una giovane cameriera, che ha aiutato per amore un sovversivo ricercato dalla polizia e che per vendicarsi uccide il giornalista (lo spunto era tratto da una storia vera). Da questo romanzo fu ricavato il bel film di Volker Schlondorff (1974). Böll pubblicò quindi “Assedio preventivo” (1980) e l’autobiografia, che copriva il periodo giovanile tra il 1933 e il 1937, dal titolo “Che ne sarà di questo ragazzo?” (1981).
Religioso ma anticlericale (abbandonò la Chiesa Cattolica nel 1972 per dissensi con la politica del Vaticano), attivista radicale nel movimento per la pace e contro il riarmo atomico, a favore dei dissidenti socialisti russi (ospitò Solzenicyn, espulso dall’Urss, nella sua casa di campagna), si ritrovò al centro di mille polemiche, specie negli anni di piombo. Nel rifiuto di qualsiasi ideologia, Böll creò una propria alta moralità personale, impegnandosi a combattere ipocrisie e compromessi. Morì nella sua casa di campagna nei pressi di Bonn nel 1985. Con lui, si spegneva una forte voce di tolleranza e libertà, disincantata e pessimista, ispirata dal bisogno di smascherare le illusioni, di svelare le colpe del passato nascoste dietro la facciata di un prodigioso miracolo economico e di indicare il ruolo cruciale dell’assunzione di responsabilità morale del singolo individuo e di un intero popolo.

A cura di Silvia Iannello

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