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Il visionario “Sinuhe, l’egiziano” di Mika Waltari

Pubblicato il 18-09-2008


Cento anni addietro (il 19 settembre del 1908) nasceva a Helsinki Mika Waltari, uno dei più noti scrittori finlandesi del 20° secolo, autore di storie che sono divenute bestseller internazionali oltre che sceneggiature di film famosi. Fu però anche poeta, oltre che prolifico giornalista e critico letterario. Orfano precocissimo di un pastore luterano, fece studi di teologia e filosofia laureandosi nel 1929. Esponente del movimento modernista dei “Portatori di fuoco” (ispirato al futurismo russo e italiano), il suo primo romanzo, “ La grande illusione”, fu scritto in un hotel di Parigi nel 1927 e imitava i toni ribelli degli scrittori americani della “Lost Generation”. Nei successivi testi - per lo più poemi religiosi o storie di horror alla Edgar Allan Poe - fu ispirato dalla crisi che coinvolgeva le generazioni comprese tra le due guerre mondiali (egli stesso era un uomo in crisi, un consumatore di alcol e droghe, un pessimista disilluso e rassegnato, afflitto da gravi stati di depressione che spesso lo costringevano a ricoveri psichiatrici). Ideò anche un carattere interessante, quello del brusco e disincantato ispettore Palmu, protagonista di tre racconti “noir” e di diversi film.
Nel 1945, finalmente, Waltari sfondò con il romanzo storico “Sinuhe, l’egiziano”, divenuto un sontuoso colosso hollywoodiano nel 1954, per la regia di Michael Curtiz con Edmund Purdom, Gene Tierney, John Carradine e Peter Ustinov. Tradotto in tutto il mondo, il libro, partendo dalle vicende del solitario Sinhue, il medico di corte del Faraone (narrate da lui in prima persona, durante l’esilio, attraverso la lettura di una serie di papiri e in un continuum di flash back), diviene il pretesto per raccontare col giusto esotismo la vita in Egitto, 1000 anni prima della nascita di Cristo (il romanzo inizia così: «Io, Sinhoue... Non scrivo né per timore né per qualche speranza nel futuro ma soltanto per me... Per amor mio soltanto io scrivo questo; e in ciò differisco da tutti gli altri scrittori, del passato e del futuro.»).
A proposito dei film tratti dai libri di Waltari (se ne contano almeno 33, molti dei quali girati in Finlandia da Matti Kassila), l’autore scrisse che in un film avrebbe voluto combinare «l’immaginazione e l’umanità del film italiano» con «l’humour inglese», «la sensualità francese» e «il dominio e il ritmo del film americano», senza dimenticare però «l’invenzione del brillante montaggio del film storico russo».
Continuando nel suo filone storico, in cui mescolava approfondimento storico con toni di brillante ironia e sottile levità, scrisse “L’angelo nero” (in forma di diario ed ambientato durante l’assedio di Costantinopoli nel 1453) - tra l’altro, l’Università della Turchia gli conferì una laurea ad honorem nel 1970 - , “Turms l’etrusco” (1955), “Marco il romano” (1964) e “Lauso il cristiano” (1967); con questi ultimi due romanzi, ritornò all’amato tema religioso degli inizi.
Mika Waltari morì nella sua Helsinki il 26 agosto del 1979.


Di Silvia Iannello


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