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Il Dalai Lama a Milano

Pubblicato il 26-06-2012


Il Dalai Lama, sarà a Milano quest'oggi martedì 26 giugno per un incontro con i giovani, dal titolo "Come i giovani possono cambiare il futuro del mondo" che si terrà dalla 13.30 alle 15 presso il teatro del Verme.

Il 27 e il 28 giugno il Dalai Lama sarà al Forum dove tratterà mercoledì dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 13.30 alle 15.30 i tre aspetti principali del sentiero di Lama Tzong Khapa, filoso e meditatore tibetano del XIV secolo. Un testo breve che introduce al pensiero buddhista Mahayana, illustrando i tre punti cardine: rinuncia alla sofferenza dell'esistenza condizionata, mente altruistica dell'Illuminazione e visione corretta della vera natura dei fenomeni.

Giovedì 28 giugno dalla 9.30 alle 11.30 vi sarà l'iniziazione Avalokitesvara, ovvero il Buddha della Compassione. Una trasmissione di energia positiva che permette di porre le cause a una grande compassione, amorevole gentilezza e non violenza.

E' la terza volta che sua santità il Dalai Lama viene invitato a MIlano dall'Istituto di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling. I precendeti incontri si sono tenuti nel 1999 presso il Palalido e nel 2007 al Palasharp dove sono affluite 12.000 persone.
Il direttore e guida spirituale del Ghe Pel Ling è il Ven. Thamthog Rinpoche. L'istituto è stato fondato nel 1978 ed ha la sua sede in via Euclide 17 a Milano. Con i suoi 4000 soci organizza corsi di epistemologia e psicologia il lunedì e il mercoledì sera di filosifa buddhista.

E' ancora possibile iscriversi all'evento tramite il sito: http://www.dalailama-milano2012.org/

Il popolo tibetano considera il Dalai Lama come la propria guida spirituale, simbolo dell'unità, della storia e della tradizione culturale e religiosa del proprio Paese e - fino a poco tempo fa - anche il leader politico. I Dalai Lama si succedono in reincarnazioni che vengono riconosciute con un procedimento complesso e antichissimo.
Tenzin Gyatso, l'attuale Dalai Lama, il quattordicesimo, è nato da una famiglia contadina nella regione tibetana dell'Amdo il 6 luglio 1935.
Dall'età di sei fino ai ventitrè anni ricevette un'educazione monastica, studiando con i principali Maestri tibetani contemporanei, fino a conseguire a pieni voti il titolo di Gheshe Lharampa, equivalente a un dottorato di filosofia buddhista.
Nel 1950, giovanissimo, prima ancora di terminare gli studi fu chiamato ad assumere i pieni poteri della sua carica, a causa del precipitare della situazione politica, in seguito all'invasione cinese del Tibet. Dopo aver cercato inutilmente una soluzione pacifica alla situazione, nel 1959, a causa della brutale repressione della rivolta di Lhasa, fu costretto a fuggire in India, dove vive tuttora, a Dharamsala, che è anche la sede delle principali istituzioni tibetane in esilio. Qui lavora per il bene del suo popolo, sia aiutando i profughi, sia cercando di far valere i diritti umani in Tibet e di preservarne l'integrità culturale. Le sue richieste sono sintetizzate nel Piano di pace in cinque punti, che include tra l'altro la denuclearizzazione del Tibet, la preservazione e tutela del patrimonio ambientale e l'avvio dei negoziati.
Da sempre oppostosi con fermezza all'uso della violenza e fautore di una più estesa comprensione tra i popoli e le religioni ha incontrato numerosi leader politici e religiosi.
Come leader del suo popolo, ha dato vita al processo di democratizzazione interna, abbandonando ogni carica politica, in favore del Governo in esilio democraticamente eletto fra i membri della diaspora tibetana.
Accanto al suo impegno per la pace e per il suo popolo, continua a meditare quotidianamente e a insegnare, dando autentiche lezioni di vita, che trasmette con l'unica intenzione di dare il proprio contributo alla fratellanza universale.
Egli stesso dichiara di avere tre impegni principali: come essere umano, la promozione della compassione, il perdono, la tolleranza; come religioso, la promozione dell'armonia e della comprensione tra le maggiori tradizioni religiose e infine la risoluzione della questione tibetana.
Motivato da ciò, promuove e partecipa a incontri interreligiosi, ma anche a confronti con esponenti del mondo scientifico, convinto che scienza e religione non siano in contraddizione, in quanto entrambe alla ricerca della verità per il bene degli esseri.
E' autore di diversi testi sul buddhismo e sul rapporto tra religione, scienza e ambiente e ha ricevuto numerosissime onorificenze e riconoscimenti per la sua opera, tra cui il Premio Nobel per la Pace nel 1989.
Al di là dei riconoscimenti ufficiali, Sua Santità - che considera sè stesso " un semplice monano buddhista" e imposta la propria vita sulla semplicità e l'umiltà - si colloca senz'altro fra i personaggi di maggiore rilievo della nostra epoca per il suo amore per la verità, per la sua straordinaria carica di affetto e la capacità di trasmettere - sempre e in ogni siturazione - messaggi costruttivi di tolleranza, pace e dialogo, sforzandosi di superare le barriere e le incomprensioni con il dialogo.

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