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Il centenario di Dietrich Bonhoeffer

Pubblicato il 06-02-2006


Ricorre quest'anno il centenario del pastore e teologo evangelico tedesco Dietrich Bonhoeffer.
Fu uno dei protagonisti della resistenza al Nazismo.
Bonhoeffer è nato il 4 febbraio del 1906 a Breslavia, ma la sua famiglia è di origine berlinese.
Nel corso di una trasmissione radiofonica, con un gioco di parole, definisce Hitler non un Führer (condottiero) ma un Verführer (seduttore). Non potendo più restare a Berlino, nel 1933 torna a Londra per seguire due comunità evangeliche tedesche. Sempre da Londra, avanzò la proposta di unconcilio ecumenico (aperto a tutte le confessioni cristiane) sulla pace: «Solo il grande concilio ecumenico della santa chiesa di Cristo da tutto il mondo può parlare in modo che il mondo, nel pianto e stridor di denti, debba udire la parola della pace, e i popoli si rallegreranno perché questa chiesa di Cristo toglie, nel nome di Cristo, le armi dalle mani dei suoi figli e vieta loro di fare la guerra e invoca la pace di Cristo sul mondo delirante». Resta in Inghilterra fino al 1935, quando decide di tornare a Berlino. Qui aderisce alla Chiesa confessante (che si era distaccata dalla Chiesa evangelica ufficiale, che aveva riconosciuto l'autorità regime, contro la quale scatena il Kirchenkampf, la lotta delle chiese) di cui, insieme a Martin Niemöller, sarà il principale esponente. Assume la direzione del seminario clandestino di Finkenwalde, sul Mare del Nord. Divenne un duro oppositore della politica antisemita nazista. A causa di una recrudescenza delle persecuzioni ai danni della Chiesa confessante, nel 1939 Bonhoeffer accetta un incarico di insegnante negli Stati Uniti ma poco dopo, allo scoppio della guerra, decide di tornare in patria per condividere il destino del suo popolo.

Col fratello Klaus e il cognato Hans von Dohnani, entrò in contatto con l’ammiraglio Wilhelm Canaris, capo del servizio segreto militare (Abwehr), che con altri militari stava organizzando una congiura per assassinare Hitler (il putsch del 20 luglio 1944), ma nell’aprile del 1943 venne arrestato mentre cercava di organizzare la fuga di alcuni ebrei in Svizzera e venne rinchiuso nel carcere militare di Tegel. In questo periodo (un anno e mezzo) produsse una serie di scritti che verrà poi raccolta nel volume “Resistenza e resa”, la sua opera più famosa, in cui riflette sul rapporto tra fede e azione, tra religione e mondo. A un compagno di prigionia italiano, che gli chiese come potesse un sacerdote partecipare a cospirazioni politiche che prevedessero anche lo spargimento di sangue, disse: «Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante». Resta nel carcere militare di Tegel per un anno e mezzo, fino al fallimento del putsch del 20 luglio 1944, quando venne scoperta la sua partecipazione attiva alla cospirazione.
Insieme agli altri congiurati, venne impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg all'alba del 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra.

Note biografiche da Wikipedia.org

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