Scrittori presenti: 21112
Menu
|
|
Recensione Aleksandr Puskin Evgenij Onegin
La fase più alta della lirica di Puskin è data dal romanzo in versi Evgenij Onegin. Iniziato nel 1823, portato a termine nel 1831, si tratta di un poema narrativo in otto canti.
Onegin è giovane e ricco, egocentrico, prediletto dal bel mondo pietroburghese. Ritiratosi per un po' in campagna, fa amicizia con il giovanissimo poeta Vladimir Lenskij, con cui frequenta la famiglia Larin. Il puro idealista Lenskij si fidanza con una delle figlie Larin, Olga. L'altra figlia, Tat'jana, graziosa e appassionata, si innamora di Onegin e glielo confessa ingenuamente in una lettera. Onegin la respinge freddamente, e durante una festa corteggia Olga suscitando l'ira di Lenskij. Nel duello, Lenskij muore. Più tardi Onegin incontra a Pietroburgo Tat'jana, di ventata moglie di un generale e dama del gran mondo della capitale. La corteggia, ma lei rifiuta il suo amore dichiarandosi fedele al marito e non disposta al tradimento, pur non avendo dimenticato l'antica passione.
E' un perfetto, concluso organismo vitale nel suo graduale evolversi dalla esuberante vitalità del primo capitolo alla compressa tensione drammatica degli ultimi. Nato, come impulso iniziale, dal ricordo del "Don Juan" di Byron, influenzato come struttura narrativa dal "Tristram Shandy" di Sterne, il poema divenne il modello di una lingua fondamentale del romanzo russo ottocentesco. E' un realismo poetico, dove la descrizione è stimolata dall'atmosfera emotiva dei personaggi e scavalca la pura analisi psicologica. E' la matrice della grande tradizione realistica, da Lermontov a Turgenev a Goncarov fino a "Guerra e pace" di Tolstoj. Onegin con la sua irresponsabile autoindulgenza, Tat'jana la donna virtuosissima ma non puritana nè moralista, sono i capostipiti di tutta una serie di personaggi della letteratura russa moderna, anche se l'atteggiamento di Puskin, di "simpatia senza pietà per l'uomo e di ammirazione senza ricompensa per la donna" (secondo la formula datane da *D.P. Mirskij), nessun altro autore è riuscito più a riproporlo. Nel periodo in cui lavorava all'"Evgenij Onegin", Puskin scrisse anche Il conte Nulin (1825), e La casetta a Kolomna (1830), ironici e piccanti racconti in versi di argomento contemporaneo. Ne Gli zingari (1824), la raffigurazione idealizzata degli zingari bessarabici come rappresentanti di uno stato naturale dell'umanità, fece parlare *Dostoevskij di scoperta e difesa dell'anarchia. In Poltava (1828) la storia dell'amore del vecchio cosacco Mazeppa si intreccia con il motivo epico della lotta di Pietro il Grande contro Carlo di Svezia.
A questo periodo appartengono alcune tra le migliori liriche puskiniane. Esse vanno sempre più perdendo ogni traccia di accattivante emotività lirica per raggiungere, negli anni '30, un ideale di «elegia oggettiva», impersonale nella sua universalità, spesso usata per dare corpo a sentimenti corali.
L'ultimo grande poema narrativo di Puskin è Il cavaliere di bronzo, scritto nel 1833 (pubblicato nel 1841). Una drammatica espressione del contrasto tra ragione di stato e diritti dell'individuo, simbolizzati nella figura di Evgenij, il primo piccolo burocrate della letteratura russa ottocentesca: un insignificante impiegato alle prese con l'inondazione di Pietroburgo del 1824. Puskin ha scritto anche splendide fiabe in versi. Tra esse: La favola dello zio Saltan, e La fiaba del galletto d'oro. Le sue capacità tecniche e formali sono qui in perfetta sintonia con l'atmosfera e gli umori del folklore russo.
Ti piace la scrittura creativa, la poesia e parlare di letteratura? Perche' non vieni sul forum di zam per incontrare nuovi amici con la tua passione!
|
|
Ora puoi inserire le news di zam.it sul tuo sito. Pubblica le news
|