Recensioni libri

Bernardo Atxaga

Bernardo Atxaga biografia

Recensione

Foto

Libri


Autori
A B C D E F G
H I J K L M N
O P Q R S T U
V W X Y Z

Scrittori presenti: 20908

Menu

Recensioni libri
News
Autori del giorno
Top20
Le vostre Recensioni
Newsletters
Percorsi Narrativi
I nostri feed RSS
I premi Nobel per la letteratura
Albo d'oro Premio Strega
Albo d'oro Premio Campiello

 

Recensione Bernardo Atxaga

Bernardo Atxaga

L'incipit del Libro di mio fratello

Era il primo giorno di lezione nella scuola di Obaba. La nuova maestra passava di banco in banco con il registro degli alunni in mano. - E tu? Come ti chiami? - chiese quando mi si avvicinò. - José, - risposi, - ma tutti mi chiamano Joseba. - Molto bene -. La maestra si rivolse al mio compagno di banco, l'ultimo a cui doveva ancora chiedere: - E tu? Qual è il tuo nome? - Il ragazzo rispose imitando il mio modo di parlare: - Io sono David, ma tutti mi chiamano il figlio del fisarmonicista -. I nostri compagni, bambini e bambine di otto o nove anni di età, accolsero la risposta ridacchiando. - Davvero tuo padre è fisarmonicista? - David annuì. - Io adoro la musica, - disse la maestra. - Un giorno porteremo tuo padre a scuola per farci fare un piccolo concerto -. Pareva molto contenta, come se avesse appena ricevuto una notizia meravigliosa. - Anche David sa suonare la fisarmonica. È un artista, - dissi io. La maestra fece un'espressione stupita: - Davvero? - David mi diede una gomitata. - Sì, davvero, - affermai. - Inoltre ha proprio lì la fisarmonica, in corridoio. Dopo la scuola va a provare con suo padre -. Feci fatica a finire, perché David mi tappò la bocca. - Sarebbe bellissimo ascoltare un po' di musica! - esclamò la maestra. - Perché non ci fai sentire qualcosa? Per favore.
David andò a prendere la fisarmonica con la faccia contrita, come se la richiesta gli causasse un grosso dispiacere. Intanto, la maestra sistemò una sedia sulla cattedra dell'aula. - Meglio qui, così possiamo vederti tutti, - disse. Dopo qualche istante, David stava, in effetti, lì sopra, seduto sulla sedia con la fisarmonica tra le braccia. Tutti iniziammo ad applaudire. - Che cosa ci suoni? - domandò la maestra. - Padam Padam, - dissi io, anticipando la sua risposta. Era la canzone che il mio compagno conosceva meglio, quella che aveva provato di più perché era stata il tema obbligatorio al concorso provinciale di fisarmonicisti. David non poté trattenere un sorriso. Gli piaceva essere considerato il campione della scuola, soprattutto di fronte alle bambine.
- Un momento di attenzione, - disse la maestra con lo stile di una presentatrice. - Terminiamo il nostro primo giorno di scuola con la musica. Volevo dirvi che mi siete parsi dei bambini diligenti e simpatici. Sono sicura che staremo bene insieme e che imparerete molto -. Fece un cenno a David, e le note della canzone - Padam Padam... - riempirono l'aula. Accanto alla lavagna, il foglio del calendario indicava che era il settembre del 1957.

Quarantadue anni più tardi, nel settembre del 1999, David era morto e io mi trovavo davanti alla sua tomba in compagnia di Mary Ann, sua moglie, nel cimitero della comunità di Stoneham, a Three Rivers, California. Di fronte a noi, un uomo scolpiva in tre lingue diverse, inglese, basco e spagnolo, l'epitaffio che sarebbe apparso sulla lapide: «Mai fu più vicino al paradiso di quando visse in questo ranch». Era l'inizio della preghiera funebre che lo stesso David aveva scritto prima di morire e che, completa, diceva:
"Mai fu più vicino al paradiso di quando visse in questo ranch, e il defunto faceva addirittura fatica a credere che in cielo si potesse stare meglio. Fu difficile per lui separarsi da sua moglie, Mary Ann, e dalle sue due figlie, Liz e Sara, ma non gli mancò, andandosene, quel briciolo di speranza necessaria per pregare Dio affinché lo portasse in cielo e lo mettesse accanto a suo zio Juan e a sua madre Carmen, e accanto agli amici che in altri tempi aveva avuto a Obaba".
- Can we help you? Possiamo aiutarla? - domandò Mary Ann all'uomo che stava scolpendo l'epitaffio, passando dallo spagnolo che parlavamo tra noi all'inglese. L'uomo fece un gesto con la mano, e le chiese di attendere. - Hold on. Un momento, - disse.
Nel cimitero c'erano altre due tombe. Nella prima era sepolto Juan Imaz, lo zio di David - «Juan Imaz. Obaba 1916 - Stoneham Ranch 1992. Mi servivano due vite, ne ho avuta una sola» -; nella seconda Henry Johnson, il primo capo della comunità - «Henry Johnson, 1890-1965». Poi c'erano, in un angolo, altre tre tombe, piccole, come tombe giocattolo. Corrispondevano, da quanto mi aveva detto lo stesso David durante una delle nostre passeggiate, a Tommy, Jimmy e Ronnie, tre criceti che erano appartenuti alle sue figlie.
- Fu un'idea di David, - spiegò Mary Ann. - Disse alle bambine che sotto questa terra soffice le loro mascotte avrebbero dormito dolcemente, e lo accettarono con allegria, si sentirono molto rincuorate. Ma, poco tempo dopo, si ruppe lo spremiagrumi, e Liz, che allora aveva sei anni, decise che gli si doveva dare sepoltura. Poi toccò a una paperetta di plastica che si era bruciata cadendo sopra il barbecue. E più tardi a un carillon che aveva smesso di funzionare. Non ci eravamo subito resi conto che le bambine rompevano apposta i loro giochi. Soprattutto la piccola, Sara. Fu allora che David inventò il gioco delle parole. Non so se te ne ha parlato. - Non ricordo, - dissi. - Iniziarono a sotterrare le vostre parole. - A quali parole ti riferisci? - A quelle della vostra lingua. Davvero non te l'ha raccontato? - Ribadii di no. - Io credevo che durante le vostre passeggiate aveste parlato di tutto, - sorrise Mary Ann. - Parlavamo di cose della nostra giovinezza, - dissi. - Ma anche di voi due e del vostro idillio a San Francisco.
Mi trovavo da circa un mese a Stoneham, e le mie conversazioni con David avrebbero riempito diversi nastri. Ma non c'erano registrazioni. Non c'era alcun documento. Restavano solo tracce, le parole che la mia memoria aveva potuto trattenere.
Gli occhi di Mary Ann guardavano verso la parte bassa del ranch. Sulle rive del Kaweah, il fiume che lo attraversava, c'erano cinque o sei cavalli. Pascolavano tra le rocce di granito, su prati di erba verde. - L'idillio a San Francisco, è vero, - disse. - Ci eravamo conosciuti lì, durante un viaggio -. Indossava una camicia di jeans e un cappello di paglia la proteggeva dal sole. Era ancora una donna giovane. - So come vi siete conosciuti, - dissi. - Ho visto le foto. - È vero. L'avevo dimenticato -. Non guardava me. Guardava il fiume, i cavalli.
Mai fu più vicino al paradiso di quando visse in questo ranch. L'uomo che scolpiva la lapide si avvicinò a noi con il foglio su cui avevamo copiato l'epitaffio in tre lingue. - What a strange language! But it's beautiful! - È strana questa lingua, ma è bella! - disse, indicando le righe in basco. Mise il dito sotto una parola: non gli piaceva, voleva sapere se si sarebbe potuta sostituire con una migliore. - Si riferisce a rantxo? - L'uomo si portò un dito all'orecchio. - It sounds bad. Suona male, - disse. Guardai Mary Ann. - Se te ne viene in mente un'altra, avanti. A David non sarebbe importato -. Frugai nella memoria. - Non so, forse questa... - Scrissi abeletxe sul foglio, un termine che sui dizionari si traduce come «recinto, casa per il bestiame, staccata dalla fattoria». L'uomo borbottò qualcosa che non riuscii a capire. - Gli sembra troppo lunga, - spiegò Mary Ann. - Dice che ha due lettere più di rantxo, e che sulla lapide non avanza nemmeno un millimetro. - Io lo lascerei com'era, - dissi. - Rantxo, allora, - decise Mary Ann. L'uomo si strinse nelle spalle e tornò al lavoro.
Il cammino che univa le scuderie con le abitazioni del ranch passava accanto al cimitero. Per prime c'erano le case degli allevatori messicani; poi quella che era appartenuta a Juan, lo zio di David, dove mi ero installato io; alla fine, più in alto, sulla cima di una collinetta, la casa dove il mio amico aveva vissuto con Mary Ann per quindici anni; la casa dov'erano nate Liz e Sara.
Mary Ann s'incamminò. - È ora di cena e non voglio lasciare sola Rosario, - disse. - Ci vuole più di una persona per far sì che le bambine spengano il televisore e si siedano a tavola -. Rosario era, insieme al marito Efraín, il factotum del ranch, la persona su cui Mary Ann contava per quasi tutto. - Puoi rimanere un po', se vuoi, - aggiunse nel vedere che avevo intenzione di accompagnarla. - Perché non dissotterri qualche parola dal cimitero? Sono dietro i criceti, in scatole di fiammiferi. - Non so se devo, - esitai. - Come ti ho detto, David non me ne ha mai parlato. - Per paura di apparire ridicolo, probabilmente, - disse lei. - Ma senza nessun altro motivo. Aveva inventato quel gioco affinché Liz e Sara imparassero qualcosa della vostra lingua. - In questo caso, lo farò. Benché mi senta come un intruso. - Non ti preoccupare. Diceva sempre che tu eri l'unico amico rimastogli dall'altra parte del mondo. - Eravamo come fratelli, - dissi. - Non meritava di morire a cinquant'anni, - disse lei. - È stato un brutto destino. - Sì, brutto -. L'uomo che scolpiva la lapide alzò lo sguardo. - Ve ne andate già? - domandò a voce alta. - Io no, - risposi. Rientrai al cimitero.
Trovai la prima scatola di fiammiferi dietro la tomba di Ronnie. Era piuttosto malconcia, ma il suo contenuto, un minuscolo rotolino di carta, era rimasto intatto. Lessi la parola che David aveva scritto con l'inchiostro nero: mitxirrika. Era il nome che si usava a Obaba per dire «farfalla». Aprii un'altra scatola. Il rotolino di carta nascondeva una frase completa: Elulla mara-mara ari du. Si diceva a Obaba quando nevicava dolcemente.

Bernardo Atxaga I Libri Biografia Recensione Le foto

Ti piace la scrittura creativa, la poesia e parlare di letteratura? Perche' non vieni sul forum di zam per incontrare nuovi amici con la tua passione!

 

Ultimi libri pubblicati di
Bernardo Atxaga
Shola y la tía de América
Shola y la tía de América
Paradisuaren kanpoko aldeak - idatzi komikoak eta tristeak: 48
Paradisuaren kanpoko aldeak - idatzi komikoak eta tristeak: 48
Exteriores do paraíso: Escritos cómicos e tristes
Exteriores do paraíso: Escritos cómicos e tristes
Exteriores del paraíso
Exteriores del paraíso
Bi anai: 148
Bi anai: 148
Un grill a l'autopista: 1
Un grill a l'autopista: 1
Un grillo en la autopista: 1
Un grillo en la autopista: 1
Obabakoak
Obabakoak
Hautsi da anphora zuzenean: 14
Hautsi da anphora zuzenean: 14
Demoliciones controladas: 3
Demoliciones controladas: 3
Holaxe bizi da Xola: 6
Holaxe bizi da Xola: 6
Obabakoak: 26
Obabakoak: 26
El hijo del acordeonista (edición especial 20.º aniversario)
El hijo del acordeonista (edición especial 20.º aniversario)
Ata Pank eta Ate Punky. BISITA: 14
Ata Pank eta Ate Punky. BISITA: 14
Samotny mężczyzna
Samotny mężczyzna
La lista de la compra: 6
La lista de la compra: 6
Pata Pank y Pato Punk tienen un deseo: 201
Pata Pank y Pato Punk tienen un deseo: 201
Il figlio del fisarmonicista
Il figlio del fisarmonicista
Obabakoak oder Das Gänsespiel: Roman
Obabakoak oder Das Gänsespiel: Roman
Ein Mann allein: Roman
Ein Mann allein: Roman
Water over Stones
Water over Stones
Sara izeneko gizona: 20
Sara izeneko gizona: 20
Ata Pank eta Ate Punky. DESIOA: 12
Ata Pank eta Ate Punky. DESIOA: 12
Desde el otro lado
Desde el otro lado

 Ora puoi inserire le news di zam.it sul tuo sito.
Pubblica le news

ULTIME NEWS
La primavera silenziosa di Rachel Carson, il primo libro ambientalista che ha cambiato il mondo
[18-04-2024]
Hard Rain Falling: Un Viaggio Dostoevskiano nel Buio dell'America degli anni '40
[15-04-2024]
New York negli Anni '60: Lo Scenario Urbano di Jim entra nel campo di basket di Jim Carroll
[10-04-2024]
La calda estate di Mazi Morris, il romanzo d'esordio hard boiled della scrittrice israeliana Daria Shualy
[09-04-2024]
Le cavie umane nell'Unità di Ninni Holmqvist
[07-04-2024]
Il mondo di Charlie, la saggezza di un ultra centenario
[04-04-2024]
Il ritratto di Adelaida Gigli dipinto da Adrian Bravi
[03-04-2024]
Aliyeh Ataei ci porta tra le strade di Teheran
[02-04-2024]
Leggi le altre News